Mi chiamo Mara, ho 31 anni, sono sposata da 8 anni. Vivo in un piccolo appartamento in un paese di provincia nel Veneto. I rapporti con mio marito sono sempre stati buoni, senza far conoscere all’esterno, nemmeno agli amici più intimi, com’è la nostra vita sentimentale. Non l’ho mai tradito e sono quasi certa che anche lui mi è stato fedele.
Prima di mio marito avevo avuto la classica cotta a 14 anni per un
compagno di scuola, un paio di fidanzatini poi, molti baci, qualche carezza ma
niente di più, avevo toccato i compagni ma da sopra i pantaloni, ad un paio avevo fatto baciare i seni nudi e mi ero fatta toccare ma con gli slip, naturalmente da sola me la toccavo spesso, quasi ogni giorno, a letto o in bagno e mi eccitavo solo con la mia fantasia, mi creavo situazioni viste
al cinema o lette sui libri, quando potevo leggevo di nascosto libri o
riviste più o meno spinte, che poi portavo furtivamente fuori casa e gettavo via
per paura che i miei mi scoprissero dato che essendo figlia unica avevo sempre la loro attenzione su di me.
Poi ho incontrato quello giusto a 18 anni, me ne sono innamorata e dopo due
mesi abbiamo avuto il primo rapporto completo, poi lo abbiamo fatto spessissimo e con lui ho scoperto tutta la mia sessualità, lo facevamo in auto, sempre al buio ed in posti isolati, avevamo sempre paura che ci scoprissero e lo facevamo quasi sempre vestiti, all’aperto non lo ho mai fatto, sempre per la stessa paura e per pudore, qualche volta eravamo più fortunati ed abbiamo avuto la casa dei miei o di sua madre a disposizione, dopo due anni ci siamo sposati e abbiamo continuato i nostri rapporti facendo tutto quello che si può fare in due, anche dei filmini che adesso non ci sono più in quanto c’era la paura che nostro figlio li scoprisse, dato che aveva una certa età e che rimaneva a casa da solo per molto tempo, quindi non si potevano correre rischi. Devo dire che sessualmente mi sentivo appagata e non ho mai lasciato spazio a nessuno di corteggiarmi, anche se qualcuno mi faceva capire che gli piacevo, sia perché non ne sentivo il bisogno e soprattutto per la paura di non sapere gestire un rapporto al di fuori delle regole.
Io sono alta 1.70, peso 56 Kg, occhi castano verdi, capelli corti sulla nuca, colore biondo/rosso (tinti), attualmente porto pantaloni taglia 40, seno medio, una 3° scarsa, le gambe sono lunghe e magre, pelle chiara, esteticamente sono carinissima, così mi dicono tutti e tale mi ritengo. Il trucco è sempre leggero, un po’ di rimmel, un po’ di fondo tinta, un rossetto leggero che vivifica il colore naturale delle labbra. Vesto sobriamente, niente di provocante e anche la mia biancheria intima è normalissima, slip e maglietta di cotone, niente pizzi e intimo sexy, collants di seta, non porto quasi mai il reggiseno, non ne ho bisogno anche per le ridotte dimensioni. La notte dormo con il pigiama tranne d’estate in cui mi corico solo con gli slip e la maglietta.
Sono diplomata in ragioneria e lavoro in un piccolo studio professionale da 10 anni come segretaria, da prima del matrimonio, da un conoscente di famiglia, un uomo di 60 anni, un gentiluomo che non mi ha mai importunato, nemmeno con gesti o parole. La vita si può assumere in poche parole: Casa, Lavoro, Famiglia, donna e famiglia irreprensibile e la nostra vita al di fuori di queste parole consisteva in qualche cena in ristorante o pizzeria, da soli o con amici, feste natalizie, pasquali, compleanni e ricorrenze varie con parenti o amici; ferie estive e settimana bianca, ultimamente dato che il figlio è già grandicello, abbiamo fatto qualche viaggio, principalmente viaggi culturali, da soli o con amici. La sera la passiamo principalmente guardando la TV a casa o da mia suocera, che abita da sola nello stesso condominio. In febbraio dello scorso anno, in ufficio è stata assunta una segretaria in quanto non riuscivo più a gestire tutto il lavoro. La nuova collega si chiamava Annalisa ed era una donna di 35 anni, proveniva da Genova, era stata segnalata al titolare da un suo collega. Era un poco più bassa di me, grassottella, tette grandi, una bella 3°, poco sfiancata ma un culo bellissimo, capelli corti, mossi e castano scuro, occhi neri, non era proprio una bellezza, anzi, un po’ bruttina, le uniche cose belle erano la bocca ed il sorriso e le sopracciglia che le creava un che di esotico; la voce era leggermente stridula; per lei non ho provato simpatia sin dall’inizio, comunque il rapporto è iniziato con gentilezza, con formalità e ampia collaborazione per lo svolgimento del lavoro.
Per due mesi abbiamo lavorato vicine, anche se in due uffici separati, e abbiamo parlato, come di solito fra donne, anche della nostra vita privata, senza scendere mai in particolari intimi, e senza volgarità. Ho saputo che non si era mai sposata e aveva vissuto sempre con i genitori, e che aveva accettato il nuovo lavoro per cambiare città e vedere se riusciva a dare una svolta alla sua vita. Adesso aveva affittato un miniappartamento a poca distanza dall’ufficio. Molte volte per la pausa pranzo non andavo a casa, anche se non abito molto lontano, e durante la ora e mezza a disposizione, mangiavo in ufficio qualcosa che mi ero portata da casa o scendevo nei bar o pizzerie nei dintorni, potevo fare ciò perché mia suocera accudiva a mio figlio, potendo preparare con più cura il pranzo e poi lei si sentiva utile, comunque non era raro che anch’io pranzassi a casa, magari ritardavo dieci minuti in ufficio, tempo che avrei recuperato la sera.
Un giorno di maggio, ero in ufficio e avevo mangiato un panino assieme ad Annalisa, dato che anche lei non va mai a casa per la pausa pranzo, ero seduta sulla mia scrivania e leggevo una rivista, era una giornata abbastanza calda, indossavo una gonna e una camicia che era sbottonata sul davanti, dato che non ero in orario di lavoro, lei è entrata ed ha iniziato a parlare del film che aveva visto in TV la sera prima, ho lasciato la rivista e abbiamo continuato la conversazione. Ho notato che frequentemente mi guardava il seno, che dall’alto si poteva anche vedere nudo, il suo sguardo era insistente, anche la voce aveva cambiato tono, raccontava meccanicamente quasi che il pensiero fosse altrove, mi sono sentita a disagio e subito dopo mi sono aggiustata la camicia. Lei ha notato il mio gesto ed il mio stato d’animo e mi ha detto avvicinandosi: “ehi, ti vergogni perché ti ho visto il seno?” io le ho risposto di no, mentendo, che anzi non lo avevo neppure notato, però io stessa mi sono accorta che la frase era detta con tono alterato, non naturale; lei mi è venuta dietro, io ho ripreso la rivista e ho finto di leggerla e di non badare a lei, d’improvviso ho sentito una mano che si è infilata nella camicietta e mi ha sfiorato un seno, sono stata un attimo interdetta, poi mi sono girata e l’ho guardata, aveva uno strano sorriso, mi sono alzata di colpo e le ho intimato di levare la mano e non riprovarci più e per chi mi aveva presa e che era meglio che stesse sempre a distanza da me. Lei è stata immobile, il suo viso aveva cambiato espressione, lo sguardo era “perso”, mi ha chiesto scusa e detto che non voleva infastidirmi, non sapeva perché lo aveva fatto e balbettando, rossa in viso si è allontanata ed è andata nel suo ufficio. Cavolo, non sapevo come comportarmi con lei, era chiaro che ci aveva provato, eccome, la sua espressione del viso ed il tono della voce non mi lasciavano alcun dubbio. Ho lavorato per tutto il pomeriggio cercando di evitarla e di parlarle solo per lavoro e con tono deciso, come a farle capire che si doveva dimenticare l’accaduto e continuare come prima, anche se sapevo che non era possibile, certi argomenti o piccole confidenze non ci sarebbero più state fra noi. Dell’accaduto non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con mio marito, e poi non sentivo particolarmente il problema. I giorni successivi tutto procedeva senza problemi, solo che vedevo il suo imbarazzo ogni volta che parlavamo e che eravamo assieme, mi guardava
sempre con aria affranta, parlava dimessa, sembrava un cane bastonato, anche se io cercavo di essere più disinvolta possibile con lei, comunque l’argomento non era stato più nemmeno sfiorato ed erano aboliti come da un tacito accordo i discorsi su sesso, amore, uomini ecc.
Un mezzogiorno di giugno, avevamo pranzato in un bar ed eravamo salite in ufficio con una ventina di minuti di anticipo, io ero nella reception dell’ufficio, in piedi vicino al bancone, lei è entrata e si è seduta vicino, abbiamo parlato di un cliente e ho visto che lei era molto triste e impacciata, le ho chiesto:
– cosa c’è? hai un’aria da funerale-
– nulla – ha risposto, e gli occhi le sono diventati lucidi
– come nulla?- e lei si è messa a piangere, e singhiozzando ha detto:
– mi sento in colpa nei tuoi confronti, non so come fare per farmi perdonare-
le ho risposto che non doveva preoccuparsi, che non era successo niente di irreparabile, che poteva stare tranquilla, e le sono andata vicino e ho preso le sue mani, lei si è alzata e mi ha buttato le braccia al collo, appoggiato il viso su una mia spalla e detto:
– chissà cosa pensi di me – e come avrei fatto con mio figlio per rassicurarlo su una sua manchevolezza, le ho detto che non la giudico male per niente e che non deve vergognarsi per quello che può essere, che capisco la sua situazione ma che anch’io ho reagito male perché sono stata colta di sorpresa, così dicendo le ho asciugato le lacrime con il dorso delle dita, si è stretta a me e mi ha baciato una guancia dicendomi che sono tanto cara e comprensiva.
Mi ha preso per mano e pregato di seguirla, si è avviata dentro l’archivio la cui porta si trova accanto al bancone della reception, io l’ho seguita e lì dentro è stata colta da una crisi di pianto più profonda; mi faceva veramente pena e l’ho ristretta a me per un po’ di tempo accarezzandole i capelli per rincuorarla, lei ha alzato la testa e mi ha guardata ancora con le lacrime agli occhi, le ho sorriso, per un attimo è stata immobile poi mi si è appoggiata di peso, mi sono sbilanciata e appoggiata con le spalle e le mani all’armadio dietro di me, lei mi ha baciato sulle labbra
sfiorandomele, sono stata sorpresa e lei mi ha forzata con la lingua, la guardavo con gli occhi sbarrati,tutta sbilanciata non sapevo reagire, penso che lei abbia interpretato il tutto come un – sì- e con una mano mi ha alzato la gonna ed è risalita subito sino alle cosce, ho cercato di rimettermi in piedi ottenendo il risultato di premere il mio corpo contro il suo, soprattutto l’inguine data la mia posizione, lei con un dito è entrata fra slip e cosce sollevando l’elastico e ha cominciato a muoverlo avanti e indietro lungo la fessura, accarezzandomi appena fra le labbra.
Ha smesso di baciarmi e indietreggiando la testa mi ha guardato intensamente, avevo la testa completamente vuota, mi sono accorta di arrossire e soprattutto che inconsapevolmente mi ero bagnata sotto, con un ginocchio mi ha divaricato leggermente le gambe e mi fissava, non sapeva sostenere quello sguardo, ho reclinato la testa all’indietro, o richiuso
gli occhi e sospirato. Mi ha introdotto un dito in profondità, muovendolo e roteandolo. Non connettevo più, so che ho iniziato a ritmare il movimento, ho piegato leggermente le ginocchia, lei ha aumentato il ritmo, ho avuto una vampata di caldo, con una mano mi premeva un seno, mi sono sentita venire in meno di un minuto, ho stretto le gambe, le ho imprigionato la mano e ho goduto, in silenzio, senza mugolii, solo stretto forte le cosce.
Dopo pochi secondi ho aperto gli occhi e mi sono rilassata, si è scostata e ha lasciato rimettermi in equilibrio, mi guardava con un sorriso malizioso, mi sono sentita morire dentro, ero impacciata, mi sono rassettata in fretta vestiti e capelli, nello stesso momento si è aperta l’ingresso dello studio, lei è uscita subito dall’archivio.
Rimasta sola ho riflettuto sull’accaduto, mi sentivo sporca, non capivo come potevo esserci caduta come una scema e non solo, ero anche venuta, al solo pensiero mi tremavano le gambe, certo avrebbe pensato che sono una troia e anche lesbica e che facevo tanto la difficile all’inizio, non sapevo come comportarmi. Mi sono fata coraggio e sono rientrata in ufficio, lei era alla sua scrivania, mi ha guardato di sottecchi, ho fatto finta di niente e sono andata in bagno, mi sono rifatta il trucco e lavata.
Sono tornata in ufficio e per fortuna è entrato un cliente, ho ripreso il lavoro. Comunque per tutto il pomeriggio non mi sono mossa, l’ho evitata e alla sera sono uscita di corsa rispondendo al suo ciao, mentre lei mi osservava.
A casa ho preparato la cena ed a mio marito, che si era accorto che ero giù, ho detto che ero un po’ stressata, mi ha coccolato ed io ho fatto capire che ci stavo, volevo togliermi di dosso quella sensazione di sporco, a letto ho dato il massimo di me stessa, mai abbandonandomi all’istinto ma sempre lucida e pensando a quello che avrei fatto, a tutte le posizioni e alle
cose che a me e a lui piacevano, penso che anche quelle che lo fanno per lavoro facciano così, lui alla fine è stato soddisfatto io invece ho faticato a venire. Alla fine mi sentivo bene, nuovamente normale, pulita, l’ho baciato e dopo avere parlato per dieci minuti ci siamo separati per dormire.
Mi sentivo veramente meglio, mio marito mi ha detto che sono stata splendida, ma poi per tutta la notte sono stata rintronata, il pensiero ritornava al pomeriggio,non ho mai dormito. Cosa avrei fatto e detto il giorno dopo in ufficio? Ho pensato molte soluzioni, visualizzando le varie situazioni e le parole che ci saremmo detto. Al mattino le idee non mi erano ancora chiare e non sapevo cosa avrei
