Voglio raccontare un nuovo sogno, probabilmente suggerito da un racconto letto proprio questa sera, ed un fatto realmente accaduto dove la protagonista è sempre Sara sui quali ci ho ricamato con l’immaginazione.
Siamo nella seconda metà di giugno l’estate è alle porte ma sembra che il sole ed il caldo non abbia intenzione di aspettare, cosicché in questo periodo fa molto caldo che associato all’elevata umidità rende il tutto insopportabile. Sara comunque sia il tempo, la vedo sempre fresca come una rosa e ciò le permette di indossare abiti che mettono in risalto il suo corpo atletico e sempre abbronzatissimo. Lei sa che io adoro sapere che gira per la città con gonne ma senza indossare le mutandine, così qualche volta mi accontenta ed è quello che è successo ieri (questo è il fatto). Ora il sogno. E’ mattina e Sara è pronta per andare in ufficio, oggi indossa un top in maglia di cotone che lascia scoperta completamente la schiena (salvo tre strisce che tengono unito il pezzo davanti) e l’ombelico sotto indossa una gonna bianca a campana con motivi floreali che arriva sopra il ginocchio. La giornata lavorativa trascorre abbastanza tranquillamente, gli avvocati sono fuori ufficio per delle udienze cosicché Sara, dato che il suo lavoro è part-time, ha vita facile, trova persino il tempo di leggere alcuni racconti di erotici. Leggendo qua e là comincia ad eccitarsi e giunte le ore 12.00 abbastanza eccitata prima di uscire dall’ufficio si reca in bagno e sapendo quanto adoro quando è senza mutandine, si toglie il perizoma. Una volta fuori si ricorda che oggi è giorno di mercato cosicché la macchina l’ha dovuta lasciare in periferia deve quindi affrettarsi per prendere l’ultimo bus prima della pausa. Camminando abbastanza speditamente pensa ai racconti che ha appena letto, al fatto che è in giro per la città senza mutandine e che se dovesse alzarsi un po’ di vento ci sarebbe la possibilità che la gonna gonfiandosi possa mostrare i primi peli del tesoro a qualche fortunato signore che in quel momento la sta osservando mentre le passa vicino. Questi pensieri la eccitano un po’ e la fanno rammaricare del fatto che di vento non c’è nemmeno l’ombra.
Prova comunque piacere sentire la passerina libera ed accarezzata dall’aria. In men che non si dica eccola alla fermata. In compagnia di un vecchietto e di un paio di studenti che molto probabilmente hanno bigiato scuola aspetta l’arrivo del bus. L’anziano signore la squadra da capo a piedi e Sara accorgendosene comincia ad assumere alcune pose da gattina per provocarlo.
Arrivato il bus nota con dispiacere che è molto pieno allora decide di salire dietro seguita dal vecchietto mentre i due studenti salgono davanti. Appena salita, dato che il viaggio dovrà durare circa 30 – 40 minuti, con lo sguardo cerca un seggiolino libero, ma purtroppo non c’è un posto a sedere libero anche se non si sta così male perché la calca è tutta davanti mentre li c’è gente ma non di è stipati. Dopo pochi minuti di viaggio Sara si accorge che qualcuno con la scusa degli scossoni che da il bus ogni volta si appoggia dietro. Facendo finta di nulla si gira per vedere chi possa essere e con meraviglia si vede che dietro a lei appoggiato alla parete c’è l’anziano signore che poco prima lei aveva provocato alla fermata. Mia moglie sorridendo sotto i baffi decide di non ribellarsi ma di lasciar fare, in fondo se l’era cercata, anzi decise di giocare ancora un po’ con l’arte della seduzione e provocazione. Poi secondo lei non si poteva arrivare oltre. Previsione che si rivelò assolutamente sbagliata. Sara cominciò ad assecondare i movimenti dell’anziano signore , il quale dopo pochissimi minuti, aiutato anche dal fatto che il bus aveva cominciato a stiparsi anche dietro, prese coraggio ed appoggiò un palmo di una della sue mani sulla gonna appena sopra il ginocchio mentre con l’altra si posò sul fianco accarezzandola delicatamente fino a raggiungere l’ombelico. Sara così era quasi bloccata, bastavano alcuni movimenti decisi per scoraggiare l’avventore ma così non fu, anzi assecondando una ripartenza mia moglie, abbastanza eccitata e divertita, si appoggio di proposito con il suo culetto sul bacino del vecchietto, il quale prendendo questo movimento per un invito cominciò a far risalire la mano da sopra il ginocchio poi piano sulla coscia fino ad arrivare al culetto cominciando così a palpeggiarla con più foga. Sara si stava divertendo a sentire quelle sapienti mani sfiorarle il corpo senza osare di più. Questa sensazione durò giusto il periodo di un attimo infatti il signore cominciò a riscendere con la mano ma questa volta all’interno della coscia e risalendo si posizionò sotto la gonna accarezzandole la pelle. Sara ebbe un sussulto un uragano di sensazioni che variavano dalla forte eccitazione alla sorpresa, la invasero nuovamente, e decise ancora una volta di non ribellarsi, voleva vedere fin dove si sarebbe spinto il signore. Sara cominciava a bagnarsi copiosamente, i capezzoli diventati durissimi sembrava volessero bucare da un momento all’altro il top, mentre la mano saliva sempre più, ora era quasi sul culetto; quando vi arrivò, sentendo che non cerano le mutandine il vecchietto esitò un attimo, ma subito si riprese e con il fiato un po’ affannato continuò la sua ispezione. Anche Sara ora aveva il respiro affannato le piacevano tutte quelle sensazioni, si sentiva colare e perlustrare, l’unica preoccupazione, ma era anche un motivo in più di eccitazione, era l’essere scoperta anche da altri viaggiatori. Nel frattempo il signore le stava accarezzando le due labbra ormai fradice quando un nuovo scossone fece scivolare la mano del vecchietto dentro il tesoro inondato di Sara la quale emettendo un gridolino smorzato sussultò nuovamente. Il signore ora continuava dentro e fuori prima con un dito poi piano piano con due quindi con tre alla fine si trovò con quasi tutta la mano dentro il tesoro di mia moglie, che godeva e si bagnava tantissimo, era vicina all’orgasmo il quale la raggiunse devastante nel momento in cui il vecchietto posò l’unico su dito libero, il pollice, sul buchino del culetto ed approfittando dei movimenti bruschi del bus in un attimo la penetrò; emise un ennesimi gridolino e si accasciò leggermente sulle gambe che non riuscivano a tenerla in piedi cosicché per rilassarsi si appoggiò con le spalle al corpo dell’anziano signore il quale spingendo ancora più forte con la mano, la fece godere ancora di più. Dopo pochi secondi di estasi il signore con voce roca ed affannata ringraziò Sara per lo spettacolino le sussurrò in un orecchio il suo rammarico per il fatto di non avere una quindicina di anni in meno e baciandole il collo la salutò e scese alla prima fermata.
Proprio in quel momento si ricordò che aveva lasciato la macchina in autorimessa per una piccola riparazione, fu presa da un attimo di disagio pensando che avrebbe dovuto recarsi a ritirarla in quelle condizioni, anche perché il meccanico, aveva già avuto modo di farle degli apprezzamenti anche se molto gentili e garbati. Ora la giornata cominciava a presentarsi un po’ troppo piccante.
Si avviò all’autorimessa dove non sembrava esserci nessuno, girò un po’ per l’officina aspettando, quando sentì dei rumori venire dal basso: proprio a mezzo metro da lei, sotto un’auto in riparazione, vide la buca nella quale i meccanici lavorano sotto le auto, il meccanico era li, con la testa all’altezza del pavimento che lavorava ad una Fiat.
Sarà lo chiamò e per parlargli meglio si chinò sui talloni: “Sono passata a ritirare la macchina lasciata stamani”. Il meccanico la guardò soddisfatto, come se avesse capito qualcosa.
Ora occorre fare una piccola digressione: Sara spesso è un po’ distratta e dovrebbe fare attenzione a come si comporta. Infatti il meccanico, probabilmente l’aveva notata subito appena era entrata nell’officina, e da quella posizione aveva forse potuto vedere come era “non vestita” sotto la gonna, dato che lei incautamente gli aveva gironzolato attorno senza accorgersi che lui stava li sotto godendosi il paesaggio.
A “peggiorare” la situazione, poi Sara si era anche chinata verso di lui, in modo da permettergli di guardare meglio tra le cosce che si appoggiavano sui talloni e la gonna che penzolava a terra.
Il meccanico uscì dalla sua “comoda” buca e disse a Sara di seguirla, la portò all’auto, dove la fece salire e accendere il motore per farle verificare la perfetta accensione, ma anche in quel caso il fatto di farla salire sulla macchina con lui di fianco fu una scusa per osservare ancora meglio le sue ambe.
Poi il meccanico chiamò il suo socio e gli disse di andare sopra dove aveva l’ufficio: anche in quel caso Sara si fece trovare impreparata: infatti il socio, dopo averla salutata cordialmente si avviò sulle ripide scalette che portavano in ufficio e disse a lei di seguirla, ma lei non potè fare niente per impedire che il primo meccanico le accodasse dietro per poter alzare lo sguardo mentre Sara saliva le scalette a chiocciola strette e ripide.
Arrivati in ufficio il socio andò a cercare una sedia, ma il primo meccanico arrivando da dietro le si avvicinò e le sussurrò in un orecchio “possiamo fare anche in piedi…?” Sarà non fece a tempo a rendersi conto delle sue intenzioni che si senti mettere una mano tra le cosce che le salì lentamente, poi lui la afferrò con l’altra mano ponendola su un seno e cominciò a sganciare la camicetta.
Sara come per istinto cercò di allontanarsi, ma quello la prese più forte e le sussurrò in un orecchio “ha delle mutandine stupende… e io ce l’ho bello duro…” sentì il cazzo del meccanico appoggiarle sulle natiche, mentre la mano che le accarezzava le cosce andò a piazzarsi decisamente sotto la gonna salendo fino alla passera. A quel contatto Sara cominciò ad eccitarsi, anche se non voleva andare troppo in là: strofinò il culetto sulla tuta del meccanico e glielo sentiva sempre più duro, poi d’improvviso si accorse che la tuta gli si era aperta e il suo uccello stava dimenandosi sopra la sua gonna, tra le natiche; fu un attimo sentirsi alzare la gonna e senza mutandine si sentì il cazzo di lui direttamente sul solco del culetto. Glielo sentiva duro e caldo, voglioso di entrarle dentro e fotterla. Sara ebbe un momento di stordimento: la voglia di farselo mettere dentro fu forte, ma cercò di allontanare l’uomo. Fu un tentativo inutile, anche perché sia lei che il meccanico ansimavano per l’eccitazione, con lei che faceva qualche piccolo tentativo per allontanarlo e lui che l’abbrancava sempre più forte.
Entrarono in una colluttazione sensuale, con il meccanico che la stava spogliando e lei che si eccitava sempre di più: a quel punto caddero a terra e ritornò il secondo meccanico, senza la sedia, senza pantaloni. ma con l’uccello ritto e duro in bella evidenza. Sarà pensò che si era cacciata in un guaio, anche se moriva di eccitazione, tuttavia il modo per minimizzare i danni sarebbe stato soltanto quello di far eccitare più velocemente possibile i due e farli venire alla svelta.
Così cominciò ad agitarsi gemendo di piacere ma stando attento a tenere a distanza i due uomini che ora le si erano avventati contro, mentre giaceva a terra ormai senza più vestiti.
Il secondo meccanico le mise il suo uccello davanti al viso con l’intenzione di farsi fare un pompino, ma Sara resistette e glielo prese in mano, mentre l’altro glielo agitava pericolosamente tra la gambe che aveva ormai inavvertitamente aperto.
Sara era in una situazione limite: i due la stavano per scopare, ma la sua bravura nel fare arrapare i due maiali ebbe un primo risultato, il primo meccanico le venne copiosamente sui peli della passerina inondandole il basso ventre, mentre l’altro le stava titillando un capezzolo con il glande.
Poi la furia dei due, invece di diminuire aumentò, e Sara non potè fare a meno di prendere l’uccello del secondo meccanico in bocca cercando di farlo venire velocemente, l’altro, non pago della sua eiaculazione cercò ugualmente di penetrarla allargandole le cosce e spingendo dentro.
La penetrazione non riuscì, ma le parti si invertirono rapidamente e Sara si ritrovò con il secondo meccanico che la scopava con gran foga e il primo che glielo metteva in bocca, afferrandole con le mani i capezzoli turgidi ed eccitati.
Fecero una scopata colossale, e Sara si lasciò andare ad un orgasmo finale che lasciò di stucco i due meccanici.
La cosa era fatta, e tutto si svolse velocemente come in un raptus.
Sara risparmiò il conto del meccanico, ma se ne usci dall’autorimessa completamente stravolta.
Sara ci mise un po’ di tempo per tornare in sé, si assicurò che tutto fosse in ordine e corse a casa. Mentre mi raccontava il fatto appena narrato stavamo facendo all’amore sul tavolo della cucina; io la penetravo con tutta la forza che avevo in corpo lei ormai consapevole di potersi sfogare come voleva raggiunse un nuovo devastante orgasmo e venne dimenandosi e ululando come una gatta. In quei frangenti le ricordai che all’indomani dovevano arrivare degli elettricisti per aggiustare l’allarme di casa e che dovevamo recuperare la scopata persa. Cosi fu; ricominciammo a fare all’amore………..