L’infedeltà di Claudia (3° parte)

La serata con Sonia e Claudia mi aveva lasciato carico di curiosità, oltre che di piacere!

Il comportamento della mia compagna, rimasta volontariamente legata per tutta la serata, mi aveva stupito in un verso ed eccitato a dismisura nell’altro. Ora volevo capire perché aveva agito così e cosa aveva provato mentre Sonia ed io eravamo uniti nel nostro amplesso. Avevo immaginato, pensato d’intuire cosa le passasse per il cervello, ma ora avevo bisogno di una conferma alle mie supposizioni. Non dimenticavo neppure il suo comportamento con Sonia, come aveva leccato la sua vagina e come aveva goduto quando la ragazza aveva ricambiato il piacere. Sapevo della sua leggera bisessualità, in alcune occasioni l’avevo vista scambiare dolci carezze e fugaci tocchi di labbra con un’altra donna, però non aveva mai raggiunto un orgasmo grazie alla lingua di una donna. Intendevo scoprire se questo era sintomo di una sua recente evoluzione sessuale o se era già radicata da tempo in lei questa componente omosessuale che non mi dispiaceva per niente.

Inoltre Sonia mi aveva colpito con il suo comportamento, oltre che con il corpo e la forte sensualità di cui era dotata. Ricordavo molto bene il netto contrasto tra l’esterno del suo corpo tonico e magro, reso duro dalla vicinanza delle ossa alla pelle e l’estrema morbidezza del suo interno, la bocca e la vagina accoglievano il mio membro avvolgendolo in un completo abbraccio in cui coglievo ogni singolo muscolo interno. Muscoli che lei sapeva muovere, nelle contrazioni volontarie ed involontarie, stupendamente. Quella ragazza mi stupiva con la sua apparente durezza iniziale, mentre si spogliava di fronte a Claudia legata e con la dolcezza con cui mi aveva portato all’orgasmo. Un contrasto crescente di sensazioni che poche donne sapevano dare. Se mentre era sopra di me, e mi cavalcava decisa in cerca del suo piacere, dominava il nostro amplesso, quando era sotto, in attesa di ricevere il mio seme nel ventre, si dimostrava assolutamente sottomessa, ma mai passiva. Un solo termine poteva definirla interamente con la sua semplicità: “femmina”. Sonia è una femmina come tale è pure Claudia, ognuna a suo modo, con le singole varianti, è femmina.

L’essere femminile completo, la dolcezza e la decisione, la sensualità e la disinibita sessualità, la sottomissione e la dominazione, madre e compagna, la prima e l’ultima. Infiniti sono i termini in contrasto tra loro che possono aiutare a definire l’essere femminile completo, la vera Donna. Inutile tentare una descrizione. L’essere femminile completo non ha definizioni certe ma solo sicure influenze sul suo uomo. Ella continua, come amante, il lavoro iniziato dalla madre: prende l’uomo e l’aiuta ad evolversi, spingendolo a conoscere ed accettare la sua parte femminile. Noi rifiutiamo spesso questo nostro aspetto naturale, non vogliamo riconoscere quella che crediamo una fonte di debolezza. Dimentichiamo che la completezza non può fare a meno d’ogni nostro aspetto e spesso riteniamo l’uno come il semplice insieme delle parti. Una Donna, una femmina, c’insegna che l’uno è molto di più che il semplice insieme delle parti. Lei ripaga i nostri sforzi donandoci il piacere sottile ma profondo della conoscenza e il piacere spesso dell’appagamento sessuale. Sta a noi separare il sottile dallo spesso.

Scaricai tutta la mia tensione nata dalla curiosità, dalla bramosia di apprendere, su Claudia subito dopo colazione. La domenica ci aveva sorpresi ancora addormentati a tarda mattinata, esausti dopo la serata con Sonia eravamo rimasti a letto a lungo nel dormiveglia. Subito dopo colazione ci ritrovammo ad oziare sul divano mentre, distrattamente, ascoltavamo cosa ci propinava il televisore. Claudia pareva aver notato il mio stato, sfogliando una rivista lanciava continuamente occhiate nella mia direzione: un silenzioso invito a parlare.

Presi fiato ed iniziai a domandarle maggiori informazioni sulla ragazza della sera prima: Sonia.

– Sai, Sonia è una ragazza molto carina … ma … ecco, mi pare un po’ strana. Meglio direi “particolare”. – introdussi in questo modo banale l’argomento.

– In che senso “strana”? – domandò Claudia abbassando sul seno la rivista.

– Non è facile da spiegare! Sono le contraddizioni che dominano in lei a farla apparire costantemente fuori luogo o perfettamente ambientata in ogni situazione. Tieni presente che ho avuto la fortuna di conoscerla in un’occasione molto particolare, ma ho notato in lei questi contrasti. Dei disaccordi armonici che la rendono molto interessante ed attraente. – continuai

– Capisco cosa vuoi dire. Tutti notano questo suo aspetto …, infatti, tutti tentano inevitabilmente di renderla “coerente” senza capire che lei è coerente così! – mi rispose lei complicando ancora di più la mia mente.

– In che senso lei è coerente così?

– Nel senso che lei è così! – disse Claudia sorridendo.

Claudia aveva voglia di giocare. Avrei dovuto lavorare a lungo per arrivare farle descrivere le sue emozioni della sera precedente. Pensavo che partendo da Sonia sarei giunto facilmente al punto, ma mi sbagliavo. Decisi di approfondire la mia conoscenza della sua amica venni così a conoscere alcuni aspetti di quella ragazza che me la fecero apparire sempre più interessante.

Sonia intendeva il rapporto di coppia come esclusivo, a differenza di Claudia non avrebbe mai cercato di soddisfare i suoi sensi al di fuori del rapporto con il suo uomo, anche se amava profondamente i giochi trasgressivi. Come la mia compagna aveva provato molteplici combinazioni d’amplesso ed era alla costante ricerca di una maliziosa situazione trasgressiva in grado di donarle un’eccitazione sempre nuova. Amava ogni coinvolgimento erotico, le piaceva giocare con il suo corpo eccitando sia gli uomini sia le donne e non aveva limiti: una volta in preda all’esaltazione erotica andava sempre sino in fondo. Era in grado di assumere qualsiasi ruolo; poteva essere sottomessa o dominatrice, dedicarsi ad un uomo o ad una donna indifferentemente. Il suo concetto di coppia le aveva sempre impedito d’esprimersi, la naturale fedeltà verso il suo uomo l’appagava quanto la trasgressione, se non fosse stato per due tradimenti subiti non avrebbe mai espresso a fondo la sua sessualità.

Claudia continuava a raccontare di lei. Questo non appagava la mia sete di sapere ma stuzzicava la curiosità, Sonia era una donna dai moltissimi aspetti e tutti molto interessanti. Secondo la mia compagna quello che la eccitava oltre la norma era il mettersi in mostra, il farsi guardare, dagli altri. Le piaceva sentirsi gli occhi addosso mentre esprimeva il massimo del suo erotismo, in quelle occasioni faceva l’amore con tutti i presenti e non solo con l’uomo, o la donna, di turno. La sua era una forma d’esibizionismo ristretta solo all’ambito del rapporto sessuale. Si vestiva sempre elegantemente, con generose porzioni del suo corpo esposte nel modo giusto, ma per il piacere che provava ad indossare un bel vestito, non per farsi notare. Gli occhi gli voleva addosso solo quando era impegnata in un rapporto. Le bastava questo per godere, infatti, raramente si concedeva alle attenzioni di due uomini contemporaneamente. Li voleva presenti, anche più di due, ma solo uno per volta contro il suo corpo. A differenza di Claudia, la quale amava sentire il calore fisico di più uomini, Sonia cercava il coinvolgimento cerebrale.

Claudia sottolineò queste sue affermazioni con un esempio: una delle storie finite male, Sonia, l’aveva avuta con un proprietario di un albergo della riviera ligure. Scoperta la sua infedeltà, lei lo aveva lasciato immediatamente senza ascoltare le sue preghiere e le richieste di perdono.

– È una donna determinata. – disse Claudia – Pensa che, per vendicarsi di lui, prenotava ogni settimana una camera nel suo albergo, per i fine settimana, e ci portava sempre un uomo diverso. La storia è andata avanti a lungo, sino al giorno in cui si è accorta che lui iniziava a soffrire di meno ogni volta che la vedeva con un altro. Il bello è che sceglieva sempre una camera con la finestra sul lato interno, allo stesso piano ed in faccia a quella del suo ex. Tutte le notti lasciava questa finestra aperta in modo che lui potesse vederla impegnata in giochi erotici sempre più spinti.

È in quest’occasione che si è accorta d’eccitarsi enormemente con la consapevolezza d’essere osservata, spiata, da un altro uomo. Godeva della vendetta ma più ancora del fatto di esibirsi. Da allora ha sempre cercato situazioni come queste. Infatti, avrai notato che ieri sera faceva di tutto per consentirmi di vedere bene cosa le stavi facendo!

Claudia fece una pausa per riprendere fiato e per consentirmi d’assimilare le nozioni appena apprese su Sonia. N’approfittai per introdurre il tema che mi stava più a cuore.

– Sì, ho notato il suo modo di porsi di fronte a te. Ora, però, vorrei sapere cosa hai sentito e provato tu.

Sai mi sono immaginato, almeno ci ho provato, i tuoi pensieri e le sensazioni che potevi provare ieri sera; ma vorrei che tu mi raccontassi!

– Malizioso. Ti senti malizioso ‘sta mattina, vero?!

– No, cioè … un po’!

Vorrei proprio sentire dalla tua voce cosa hai sentito ieri sera.

– Tu cosa pensi che io abbia provato? – domandò Claudia giocando con la mia curiosità e con una crescente eccitazione nata dal discorrere di certi argomenti.

– Non vale! La domanda l’ho fatta io a te. Inoltre sei stata tu ad organizzare la serata … senza dubbio lo hai fatto con uno scopo preciso e … mi piacerebbe conoscerlo!

Claudia rimase in silenzio per un tempo che mi parve infinito. I suoi occhi vagavano per la stanza sfuggendo i miei mentre le mani s’intrecciavano in figure sempre più complesse. Ormai la conoscevo bene, almeno credevo di conoscerla, quindi non colsi in quell’atteggiamento la difficoltà che provava in quel momento. Stava per confessarmi un suo aspetto a me ancora sconosciuto, un particolare di lei che non avrei mai sospettato.

– Volevo soffrire! – sussurrò Claudia.

– Soffrire? – le domandai stupito.

– Sì, soffrire. Rodermi nella gelosia, affannarmi nel mio stato di prigionia, agognare il tuo corpo che in quel momento usavi con un’altra. Provare l’umiliazione di vederti riempire un’altra donna, invadere il suo ventre davanti a me; desiderare d’essere al suo posto e subire il fatto di non esserlo. Sentire le manette stringere i polsi mentre cercavo la libertà … subire è l’unica parola giusta, quella che rende chiaro ciò che cercavo.

Le parole uscivano dalla bocca di Claudia come un fiume in piena, non prendeva neppure il fiato e continuava a formulare i suoi pensieri. Pareva in preda ad un estasi fabulatoria, in quel momento si liberava di un peso tenuto dentro per troppo tempo.

– So che tu non mi puoi capire. Non è un offesa, credimi!

Mi hai raccontato più volte cosa provi tu quando sono io ad intrattenere altri uomini … per me è diverso. Vedere te con Sonia è un emozione dolorosa, molto dolorosa … ma molto piacevole.

Quel dolore che sta al confine col piacere, una sofferenza in grado di darti forti emozioni quanto il puro piacere. In fondo il dolore non è altro che il piacere visto dall’altra parte.

Non ti aspettavi questo mio aspetto. Lo vedo nei tuoi occhi!

Ti ho nuovamente stupito!

Mi piace soffrire, a volte, ma il dolore deve essere generato in modo da corrispondere alla mia fantasia erotica di quel momento. Come vedi tutto gira intorno al sesso ed al piacere. Solo che io, forse grazie al fatto che sono una donna, so godere anche con il dolore.

Aspetta … fammi finire!

Un dolore non fisico, sia chiaro!

Se è fisico deve essere molto limitato, come quelle manette ad esempio .. nulla di più. È la mente che deve subire l’attesa, il desiderio non soddisfatto, l’umiliazione, la violazione delle sue attese.

Capisci?

– Forse! – me la cavai con un enigmatico forse, una risposta tipicamente maschile.

– Devi capire! O meglio, devo aiutarti a capirlo, poiché a me piace questo tipo di dominazione sottile e cerebrale … non sapevo come spiegartela, ho pensato di dartene un esempio.

– Ok … ci lavorerò sopra. – speravo di cavarmela così, tentavo di prendere tempo per assimilare il tutto ma lei insistette.

– Non è una risposta! Risparmiati le frasi di circostanza, almeno con me! Lo so che la tua mente malata al pari della mia sta già elaborando possibili strategie per farmi godere sempre di più. Lo sai che ti amo anche per questo!

– La butti sul sentimentale?

– Scemo!

– Fammi elaborare questa novità. Sinceramente non lo avrei mai sospettato questo tuo aspetto. Come al solito sei piena di sorprese: ti amo anche per questo. – dissi rifacendole il verso.

– Ancora più scemo! – disse lei ridendo.

– Vediamo! … ti piace, a volte quando non vuoi dirigere tu il gioco, sentirti presa, dominata e vittima di ogni mio desiderio, anche il più umiliante per te. Dico bene?

– Sì!

– Vuoi godere del desiderio, della voglia d’essere presa, penetrata, e portata verso l’apice del piacere … ma senza che questo accada.

– Sì!

– Vuoi essere “usata”!

– Sì! Ti prego “usami” ora!

Così dicendo Claudia abbandonò la rivista in terra e si sollevò in ginocchio sul divano, quindi mi salì a cavallo. La vestaglia da notte che ancora indossava non lasciava molto da scoprire e presto ebbi la sua pelle sotto le mani. Era calda e morbida, aveva ancora addosso il profumo del sonno ed un tenero languore che contrastava con i movimenti del suo pube. Mi baciava teneramente mentre strofinava vogliosa la vagina sui miei boxer.

– Vuoi essere presa? – le domandai a fatica

– Sì, prendimi ora! – rispose lei sfiorando le mie labbra.

– Vuoi essere umiliata … trasformandoti nell’oggetto del mio piacere?

– Oh! Sì! Ti prego! – Disse ansimando.

In realtà stavo tentando di prendere tempo. A differenza di Claudia, la quale raggiungeva il culmine della sua potenzialità sessuale al mattino, io mi attivavo verso il tardo pomeriggio. Questa discrepanza d’orario non ci aveva mai impedito di trarre il giusto piacere dai nostri rapporti, ma in questo caso dovevo sforzarmi d’attivare la mia naturale perversione con grande anticipo. Lei mi conosceva e sapeva di non doversi aspettare il massimo da me a quell’ora; il suo piano era di portarmi a conoscenza dell’aspetto masochistico della sua sessualità, non prevedeva un’immediata realizzazione.

Comunque qualcosa dovevo inventarmi. Sul momento tutto quello che riuscivo a fare era godermi il suo corpo tra le mani, ascoltare con i palmi le dolci onde prodotte dai suoi fianchi, respirare il suo profumo e analizzare con cura i movimenti del pube contro il mio membro. Mi piaceva quella situazione ed ero tentato di penetrarla subito, godermi l’amplesso che sarebbe seguito ed esploderle dentro. Nulla di più! Però volevo dimostrarle che qualcosa avevo appreso dal suo discorso sul dolore dell’attesa e sulla trasformazione in oggetto. Inoltre dovevo staccare il mio cervello in modo da non subire l’influsso negativo della delusione provata una volta venuto a conoscenza dei reali motivi che l’avevano spinta ad invitare Sonia, così diversi dai miei quando la spingevo tra le braccia di un altro uomo. Io volevo vederla godere, lei voleva sentire dolore. La stessa differenza che c’è tra altruismo ed egoismo. Se io cercavo principalmente il suo piacere lei cercava una forma, forse perversa, del proprio piacere. Nulla aveva detto del mio piacere con Sonia, la sera prima, se non che aveva generato in lei quelle forti emozioni contrastanti e dolorose: quelle che cercava. In cosa differiva, allora, Claudia da Laura, la mia ex?

Tutte e due trasgredivano per il proprio piacere, il mio veniva come sottoprodotto desiderato ma non necessario. Ero io che dovevo saper trarre piacere dalle loro trasgressioni in modo aiutarle, supportarle, giustificarle ed incitarle; in caso contrario loro avrebbero trasgredito lo stesso, forse con meno gusto, ma lo avrebbero fatto comunque. Chi era a questo punto l’oggetto?

Claudia voleva sentirsi tale, ma non s’accorgeva che anche ora chiedeva a me d’essere l’oggetto del suo piacere. Un oggetto pensante e creativo ma pur sempre un coautore dell’obbiettivo principale: il loro piacere. Ora avrei dovuto trasformare l’oggetto che io rappresentavo nel fruitore dell’oggetto che Claudia voleva incarnare, essendo ben conscio della diversa realtà.

Ma cos’è reale?

Il mio punto di vista o quello della mia donna?

Mi odio quando faccio così, la tentazione è di prendere a testate un solido muro in modo da bloccare le rotelle impazzite nel loro vorticoso moto. Impedire, quindi, ai due neuroni solitari d’incontrarsi per generare questi pericolosi pensieri.

Dal discorso sugli oggetti e la loro reale dislocazione all’interno della nostra coppia nacque una forma di rabbia blanda ma incontenibile. Quel sentimento ostile verso di lei mi stava, in realtà, aiutando ad assumere l’identità che lei s’aspettava da me. Non me ne resi conto subito, come al solito, ma lei m’aveva caricato al punto giusto per farmi diventare un utilizzatore d’oggetti.

Guardavo fisso il suo seno nudo sotto la vestaglia che lo ricopriva solo in parte, attirato dalla macchia scura dei capezzoli: si muoveva spinto in avanti dal respiro e ondeggiava dall’alto al basso seguendo armonicamente le mosse delle anche. Era così che si muoveva quando faceva l’amore. Scesi con gli occhi sul ventre, in quel momento, completamente incavato, richiamato da lei in tale posizione nel tentativo di colmare il vuoto che sentiva dentro di esso. Il gioco di ombre generato dalla vestaglia aperta amplificava i suoi movimenti nascondendo nel buio il pube. Potevo facilmente proiettare quelle immagini completandole nella mia fantasia, Claudia stava già facendo l’amore con me: si muoveva come se mi avesse già dentro ed anche i suoi gemiti avvaloravano questa sensazione. Tutto questo era indice della sua voglia, evidentemente la serata appena trascorsa l’aveva lasciata con molti desideri insoddisfatti, con il ventre vuoto.

Era sempre più disinibita e lasciva, non intendeva andare oltre nelle sue iniziative ed aspettava che fossi io a prendere in mano il membro per guidarglielo dentro. Pensai d’accontentarla, la rabbia si mischiava con la voglia e la delusione con il desiderio. “Adesso t’impalo!” pensai mentre spingevo verso il basso i miei boxer con violenza e puntavo il pene verso di lei. Claudia gemette di sollievo mentre si sollevava quel tanto necessario a consentirmi di puntarla per bene, quindi iniziò a scendere su di me. Scivolai dentro di lei quasi risucchiato dal suo corpo; era umida e calda, incredibilmente dilatata. Claudia reclinò la testa all’indietro e spinse il seno verso di me scendendo sino in fondo, sin quando sentì d’essere arrivata contro i testicoli, allora aprì ancora di più le gambe iniziando allo stesso tempo a muovere ritmicamente le anche. Mi piaceva sentirla così premuta contro di me e così “intorno” a me, le appoggiai le mani in vita e la lasciai muovere come voleva. Dovevo combattere con la tentazione di crogiolarmi nella passiva contemplazione del piacere che lei generava in me attraverso tutto il suo corpo ed il bisogno di sfogare la rabbia che era montata dentro di me.

Scivolai con le mani sui glutei afferrandoli con forza, stringendoli e dilatandoli come piaceva a lei. Claudia, supponendo un mio intervento più attivo nell’amplesso, sospirò rumorosamente e amplificò l’ampiezza delle sue evoluzioni, ma la mia intenzione era un’altra: la sollevai da me sin quando non fui fuori, con suo grande disappunto. La spinsi delicatamente in fondo sulle mie ginocchia quindi le aprii in modo da farle allargare le gambe. Lei mi guardava ansiosa e stupita, certo non s’aspettava che io la interrompessi. Ricambiai il suo sguardo tentando di mantenere un’aura d’impassibilità ma non era facile, il corpo di Claudia mi attirava con una forza più intensa della rabbia che covavo dentro. Lei non parlava, non ne aveva bisogno, il suo corpo ansimante parlava per lei. Avvicinai una mano al pube per accarezzarle la morbida peluria poi le infilai un dito dentro spingendolo più che potevo. Tra i suoi sospiri le domandai:

– Vuoi qualcosa di più grosso qui dentro, vero?

– Ridammelo! – mi pregò lei.

– Ma … non volevi “soffrire”?

– Non ora, ti prego, ridammelo! – disse mentre tentava di riconquistare la posizione di prima.

La trattenni lontana da me, lottando con i suoi tentativi d’avvicinarsi. Claudia usava degli espedienti illeciti per convincermi a prenderla senza attendere altro tempo: ammiccava con gli occhi mentre spingeva in avanti il pube, esponendo in tal modo la vagina aperta e lucida di umori; tentava di baciarmi ma io resistevo. Ora che un idea s’era finalmente affacciata alla mia mente non resistevo più al desiderio di realizzarla. Spostai, quasi in malo, modo la mia donna; lanciandola sul divano al mio fianco, quindi mi alzai in piedi. Lei mi lanciò uno sguardo interrogativo ma subito la rassicurai, dicendole che sarei tornato presto con una sorpresa e la pregai di non lasciar attenuare la sua eccitazione. Dopo essermi sistemato alla meglio la biancheria che lei aveva spostato nella foga di prendermi dentro mi diressi subito in cucina per verificare se disponevo di tutto quello che mi occorreva. Soddisfatto del risultato di questa esplorazione preventiva corsi in camera per procurarmi un preservativo. Tornato in cucina presi il panetto di burro dal frigorifero, alla meglio tentai di dargli una forma vagamente cilindrica. Il calore delle mie mani era sufficiente a modellarlo e presto riuscii nel mio intento, soddisfatto della mia opera infilai il cilindro nel profilattico che in seguito annodai per bene dopo averlo srotolato tutto. Osservai la mia creazione: non era del tutto soddisfacente ma, premendo verso la punta riuscii a formare un rigonfiamento di diametro opportuno. Infilai la mia opera nel congelatore per compensare il calore che il burro aveva assorbito dalle mie mani e tornai in camera a prendere il resto. Mi procurai una sciarpa di seta nera, poi dopo averci pensato un attimo presi pure una sciarpa più lunga e di materiale meno pregiato. Passai dalla cucina per prendere la mia scultura e felice mi diressi in sala.

Claudia mi aspettava seduta in modo da esporre tutte le sue grazie, sicuramente aveva sistemato con cura la vestaglia in modo da scoprire le giuste porzioni del suo corpo senza, però, mostrare troppo. Nascosi dietro di me il nuovo fallo studiato per lei e m’avvicinai giocherellando con la sciarpa nera.

Lei sorrise a quella vista intuendo un gioco più complesso del semplice rapporto in cui sperava, porsi a lei la striscia di tessuto e le chiesi di bendarsi. Appena ebbe terminato la presi per le mani e la feci alzare in piedi, passai dietro di lei la legai in modo che non potesse muovere le mani. Claudia si lamentò quando strinsi forte il nodo, ma l’iniziale grido di dolore si trasformo presto in un gemito di piacere. Mi allontanai da lei in modo da poterla osservare nell’insieme: benché legata e bendata manteneva una dignità ed un’aria di sfida che la facevano apparire molto desiderabile. Mentre pesavo allo scherzo che avevo in mente trattenni a stento la mia ilarità, raggiunsi il divano posizionandomi come prima d’interrompere il nostro incontro, quindi appoggiai le mani suo suoi fianchi e la guidai nuovamente sulle mie ginocchia. Le seguì obbediente le mie mani e non protestò quando le mantenni lontana dal mio membro; ora il suo corpo era di fronte a me, completamente a mia disposizione. Iniziai ad accarezzarla dolcemente, dapprima sfiorando i suoi punti erogeni, poi sempre più mirato su di loro. Tastai il suo stato d’eccitazione penetrandola con un dito, l’attesa non l’aveva raffreddata, anzi la trovai ancora più calda di prima se mai era possibile. Tutto era pronto per iniziare il gioco, Claudia non proferiva parola: attendeva e basta, si godeva le mie mani sospirando e gemendo ogni volta che le procuravo un impulso di piacere.

Con la mano sinistra aprii le sue grandi labbra mentre con la destra impugnavo, con molta attenzione, il fallo che avevo creato per lei. Claudia intuì qualcosa; le mie mosse preludevano una penetrazione e lei si dispose in modo da facilitarmi, assumendo una posizione che la faceva apparire quasi sfrontata nell’esposizione del suo corpo. Spinsi l’oggetto dentro di lei, dapprima lentamente temendo di deformarlo nello sforzo, poi con più forza penetrandola con tutta la lunghezza. Lei sospirò di sollievo più che di piacere, finalmente sentiva soddisfatto il suo desiderio. La lasciai sistemarsi al meglio poi iniziai a muoverlo dentro di lei, lo tiravo fuori e quindi lo riportavo dentro, avendo cura di non lasciarlo troppo dentro il suo ventre, temevo che il calore sciogliesse il burro al suo interno troppo presto. Claudia iniziava a godere, il suo desiderio era tanto intenso da spingerla subito verso il piacere. Io l’aiutavo con l’altra mano, stimolando le labbra intorno al fallo artificiale senza trascurare il clitoride. Oramai conoscevo bene il suo corpo e sapevo cogliere dal respiro, dai movimenti del ventre, dai suoni emessi dalle labbra, il suo stato. Riuscivo a stabilire esattamente quanto le mancasse per raggiungere l’orgasmo. Quello che non sapevo era la durata allo stato solido del burro sottoposto al calore crescente nell’interno di quel corpo che stava fremendo davanti a me, dovevo fare in modo che durasse sino al punto che mi ero prefissato. Era più questione di fortuna che di calcolo, quindi lasciai all’istinto il compito di guidare la durata della permanenza del fallo in lei, e non mi sbagliai.

Claudia era sempre più concentrata, si muoveva determinata a raggiungere il piacere contraendo ritmicamente i muscoli del pube, al momento giusto allontanai la mano sinistra da lei interrompendo lo stimolo. Lei non protestò, ora le bastava l’oggetto che sentiva dentro per godere. Il burro, però, iniziava a risentire del calore emanato da quel corpo in piena estasi e stava inesorabilmente perdendo consistenza. Poco alla volta mi accorgevo che il fondo del profilattico si stava riempendo di liquido, quindi il diametro e la durezza del resto stava diminuendo. Claudia non se ne rese subito conto, infatti non accennava alcuna variazione al suo ritmo. Le mancava poco, poco ad esplodere, il suo corpo era ricoperto da un velo di sudore e lei ansimava sempre più forte, quando il fallo uscì da lei ridotto ad un palloncino informe ripieno di una sostanza lattiginosa. Lei tentò di muovere le mani ma era legata, con il pube cercò l’oggetto senza trovarlo. Non poteva godere a fondo senza qualcosa dentro. Provai un moto di compassione per lei e le liberai le mani, subito cerco le mie per guidare nuovamente dentro di se ciò che aveva prima. Non dimenticherò mai la sua espressione quando tastò il profilattico floscio tra le mie mani. Non riusciva a capire cosa fosse successo, continuava a premere l’oggetto stupendosi della sua consistenza. Il suo respiro non accennava a calmarsi. Era ancora guidata dall’istinto quando la sbendai, ora quella limitazione alla vista non aveva più senso, e grugnì disperata appena vide cosa tenevo tra le mani.

– Ma cosa è questa roba? – mi domandò

– Burro! Burro ricoperto di lattice. È con questo che ti ho penetrata. Bello no?

– Ma … ?!

– Non eri tu quella che voleva soffrire nel desiderio, nell’attesa?

– Ma … ?!

– Cosa si prova a mancare un orgasmo per così poco?

– No! Non puoi farlo!

– Sì, invece. Me lo hai chiesto tu … con l’aggiunta dell’umiliazione.

Claudia mi fissava incredula. Pareva non riuscire accettare quello che le stava accadendo, eppure era il suo desiderio!

Forse mi ero sbagliato, avevo interpretato male le sue parole?

Non era così che amava “soffrire”?

Eppure, qualcosa d’indefinibile nel suo sguardo mi diceva che ero sulla strada giusta. Riposi con cura il profilattico pieno di burro, ormai inservibile, sul divano; studiai bene i tempi in modo da attirare la sua attenzione sulle mie mani, volevo non darle il tempo di pensare. Lasciai scivolare le mani sulle sue gambe salendo sino all’inguine, molto lentamente, assaporando la sua espressione d’attesa e speranza. Raggiunsi nuovamente la vagina intrufolando un dito tra le labbra per masturbarle, Claudia gemette mentre contraeva forte tutti i muscoli del corpo in uno spasmo di piacere, poi tentò in ogni modo di convincermi ad infilarle almeno un dito dentro quella caverna umida e vogliosa. Strofinava il pube contro la mia mano lanciando un messaggio inequivocabile, più volte tentò di afferrare il mio membro ma la respinsi sempre. Alla fine l’accontentai, la penetrai con due dita e le ruotai al suo interno in modo da spingere con forza la dove sapevo avrei generato un forte piacere. Lei mugolò e portò il viso verso di me per baciarmi.

– Succhiamelo! – la mia non era una dolce richiesta ma un ordine.

Claudia si bloccò all’istante, percepii chiaramente la sua vagina contrarsi intorno alle mie dita, poi lentamente scivolò giù dalle mie ginocchia per sistemarsi ai miei piedi. Appena fu in posizione liberai il membro dai boxer e lo tenni puntato verso le sue labbra. Claudia appoggiò le mani sul divano e scese con la bocca aperta su di me. Me lo ingoiò subito ed iniziò il suo solito movimento con la lingua. Succhiava, aspirava, leccava il glande, scorreva con le labbra tutta la lunghezza … mi faceva impazzire di piacere. Non potevo resistere a lungo a quello stimolo, sentivo il piacere montare irrefrenabile. La situazione in cui avevo messo la mia donna m’eccitava più del solito e non riuscivo più a contenermi; riuscii solo a dirle, con un tono di voce secco più di quanto volessi: “in faccia!”. Claudia sollevò lo sguardo verso di me, poi lasciò uscire il membro dalla bocca e si limitò a leccare sotto il glande mentre lo teneva stretto tra le mani. Lei assunse un’espressione di profondo piacere, del tutto inaspettata, mentre la lingua continuava a stimolarmi senza tregua. Finalmente sentii il piacere partire verso la sua vetta e subito dopo esplosi tutto ciò che avevo dentro su di lei. Il primo getto non riuscii a vederlo, la forte sensazione di piacere mi aveva fatto chiudere gli occhi, poi con grande sforzo riuscii ad aprirli in tempo per vedere le successive spruzzate di sperma colpire il viso di Claudia. Lei non si era ancora fermata, durante tutto il mio orgasmo continuava a leccarmi, in questo modo il mio seme s’era allargato dappertutto: sulle guance, sul naso, le ciglia, sulla lingua e nella bocca; ora iniziava a colarle giù dalla gola, molto lentamente e lei continuava a leccare. Quando fu sicura che non c’era più niente in me m’ingoiò nuovamente a fondo e succhiò forte mentre scorreva il pene con le mani come per mungermi anche le ultime gocce. Ero combattuto tra sensazioni contrastanti provenienti dalle mia parti basse: il forte piacere provato mi spingeva al languido rilassamento con conseguente afflosciamento del pene, ma il comportamento della mia donna e la consapevolezza del suo stato di desiderio mi spingevano ad eccitarmi nuovamente. Il pene, nel dubbio, rimase a metà. Né completamente eretto né finalmente rilassato. Il problema fu che Claudia intese quella mia semi erezione come un sintomo di voglia insoddisfatta e continuò imperterrita a succhiarmi. La sensazione che provavo era quasi dolorosa, il glande, reso sensibilissimo dal recente orgasmo, coglieva le sue labbra amplificandone all’estremo lo stimolo. Era troppo intenso quello che provavo, ma non riuscivo a parlare, ad ordinarle di smettere. La mi stessa posizione, completamente spinto contro lo schienale del divano, m’impediva di fuggire da lei. Mi contorcevo dimenando il bacino, ma Claudia intese questo come un profondo apprezzamento della sua opera e continuò sempre più intensamente. Provavo un piacere stranissimo, intenso sino al dolore ma stuzzicante nella sua novità, sin che Claudia strinse forte le labbra sul glande e tentò d’intrufolare la lingua dentro, allora provai una fitta di puro dolore. Immediatamente lei addolcì la presa e mi fece nuovamente provare piacere, mi rilassai all’istante e mi godetti il suo morbido stimolo. All’improvviso percepii i suoi denti strisciare sul glande, guardai meglio e constatai che era proprio così: una profonda sensazione d’orrore s’impadronì di me a quella vista. Potevo fuggire da lei, potevo allontanarla di forza, ma sapevo dentro di me che mai nulla di male mi sarebbe arrivato da lei e rimasi fermo ad ascoltare il leggero dolore che mi procurava. Claudia sorrise soddisfatta, aveva intuito i miei pensieri, quindi mollò la presa dei denti per scorrere il punto morso solo con le sue morbidissime labbra, continuò così sino a procurarmi un nuovo e piacevolissimo orgasmo. Un piacere che m’esplose nella testa tanto intenso che temevo di impazzire dal dolore. Bevuto il poco succo uscito in questa ripresa si sollevò in piedi dopo avermi baciato sul petto e mi disse:

– Adesso hai capito cosa voglio?

Non riuscivo a parlare tanto ero ancora sconvolto da quello che m’aveva fatto, sentivo un languore stranissimo dentro di me, diverso dal solito. Mentre mi crogiolavo in quella sensazione lei di distese sul divano per pormi la testa in grembo e rimase lì sin che non mi ripresi. Quando riuscii a parlare finalmente le risposi.

– Credo di sì. Il problema è che non saprei proprio come farti provare tutto questo!

– Non ti preoccupare, ho fiducia nella tua perversione! – disse lei sorridendo.

Tornai al mio silenzioso languore mentre pensavo come potevo renderle tutto ciò che m’aveva appena dato. Innanzi tutto, considerando fatto che lei non aveva raggiunto alcun orgasmo durante questo incontro, decisi di lasciarla così, senza la sospirata conclusione; quindi chiusi gli occhi e mi assopii gratificato dal calore emanato dal suo corpo.

In realtà non dormivo, pensavo a possibili scenari di depravazione e feci il punto di ciò che avevo appreso. Claudia si era spiegata benissimo, voleva provare un dolore tanto sottile da poter essere trasformato in piacere nella sua mente, in pratica il dolore diveniva una nuova forma di stimolo sessuale per lei. Questo patimento doveva nascere prima nella mente, grazie ad una situazione adatta, ed in seguito sarebbe dovuto derivare da qualche stimolo fisico, ma molto blando. Non era per niente facile da organizzare!

Nel primo pomeriggio, approfittando di un suo lungo bagno nell’acqua caldissima, telefonai a Sonia, sul momento non mi venne in mente un complice migliore di lei.

La ragazza intuì subito quello che volevo, in fondo conosceva Claudia da molto tempo prima di me, e mi propose immediatamente tutta una serie di possibili situazioni atte a soddisfare la mia donna. Sonia mi stupiva sempre di più ed allo stesso tempo iniziava a piacermi molto. Mi resi conto di immaginarmela come l’avevo vista la sera precedente e il suono della sua voce, che raccontava i possibili piaceri di Claudia, mi stava eccitando. Dovemmo concludere presto la telefonata, non potevo correre il rischio d’essere scoperto dalla mia donna mentre le organizzavo un gioco come questo. Rimanemmo comunque d’accordo di vederci quella stessa sera, sia io sia lei desideravamo rivederci presto. Claudia uscì dal bagno senza sospettare nulla ed io non le prospettai di certo il programma della serata. Il pomeriggio trascorse tranquillo tra le pagine di un libro e della buona musica, fuori pioveva ed il clima non invitava ad uscire; in ogni caso tutti e due sentivamo il bisogno di non fare assolutamente nulla per qualche ora.

Cenammo leggeri, un pasto preparato con cura ma povero di portate, sfizioso senza essere eccessivo: l’ideale per predisporre il corpo ad un dopocena dedicato ai sensi. Al termine mi alzai per ripulire il tavolo dai resti, appena m’incominciai Claudia tentò di fermarmi dicendo di lasciare a lei l’incombenza visto che io avevo già cucinato. Continuai imperterrito nel lavoro iniziato senza badare alle sue parole, alla sua successiva offerta di occuparsi del lavoro le dissi, con voce secca e tendenzialmente autoritaria, d’andare in camera a cambiarsi e d’indossare quello che avevo preparato per lei sul letto. Lei mi fissò per un istante nel tentativo di cogliere qualcosa dal mio sguardo, poi si diresse camminando con calma verso la camera. La osservai sin quando sparì dietro l’angolo, camminava decisa senza mai voltarsi indietro per cercare qualche spiegazione. Mi piaceva molto questo sua aspetto e mi gratificava la fiducia in me che dimostrava in queste occasioni. Terminai il mio lavoro poi l’attesi in sala. Quando arrivò da me indossava l’accappatoio ed il viso dimostrava la cura che aveva dedicato al trucco.

– Hai freddo? – le domandai.

– No, non in modo particolare.

Vorrei sapere cosa devo mettere qui sopra, se vuoi uscire … o vuoi rimanere in casa?

– Fammi vedere come stai.

Claudia sciolse l’accappatoio, lo aprì per farlo scivolare dalle spalle e rimase ferma per consentirmi di vedere.

– Lascialo cadere del tutto!- le ordinai rivolto all’accappatoio.

Lei obbedì sensualmente, rimanendo finalmente con indosso solo quello che avevo previsto io: le calze nere, ed una guêpiere nera molto alta invita e chiusa sul davanti da un gran numero di lacci, molto sensuale, e nient’altro. La adoravo quando indossava quella biancheria, il taglio della guêpiere valorizzava i suoi fianchi stringendole le vita e spingeva in alto il seno facendolo apparire ancora più grosso e prorompente. Le ordinai d’avvicinarsi, forse pensava che avevo intenzione di far l’amore subito, quindi camminò verso di me con un andatura sensuale e maliziosa. Purtroppo la mia intenzione era solo quella di ripiegare all’interno delle coppe il tessuto che copriva le mammelle, per scoprire del tutto ogni suo punto erogeno. Claudia mi lasciò fare mentre un espressione innocente si delineava sul suo viso. Trovavo estremamente eccitante il contrasto tra quel suo atteggiamento e la biancheria che indossava: l’innocenza che spariva nel pizzo nero della guêpiere trasformandosi in malizia sui suoi fianchi.

L’allontanai da me per poterla osservare meglio, le indicai quali posizioni assumere; come porre le gambe, le mani e come angolare il busto. Le feci cambiare più posture come se i miei occhi fossero l’obiettivo della macchina fotografica di un professionista. Claudia, quella sera, doveva appagare tutti i miei sensi, iniziando dalla vista.

Era lei, in fondo, a chiedere d’essere usata per il mio piacere!

Sembrava una cosa facile soddisfarla, ma pensate ad un sistema per far sentire un umile oggetto una donna che della trasgressione ha fatto ragione di vita!

Nei suoi giochi la forza dominante era stata la ricerca del piacere, sotto ogni forma in cui si manifestasse. Sino ad oggi aveva ottenuto il puro piacere fisico condito da una ricercata eccitazione nata dalle situazioni che sapevamo creare. Pensai, quindi, come prima cosa di eliminare il suo piacere questa volta. Se lei voleva sentirsi un oggetto, ebbene gli oggetti non godevano.

Già, ma questo lo avevo già sperimentato al mattino!

Ordinavo a lei come muoversi mentre pensavo a cosa farle.

Quando ritenni che il gioco era durato troppo mi alzai in piedi e la condussi in camera. Lei mi seguì senza protestare nemmeno quando le dissi di prendere una delle sedie della cucina, quindi le ordinai di posizionare la sedia davanti al letto e di sedercisi sopra. Lei obbedì.

– Cosa mi vuoi fare? – mi domandò con la voce già rotta dall’eccitazione.

– Legarti, per ora! – le risposi con la voce un po’ troppo dura, chiaramente artificiale.

– Fammi quello che vuoi! Solo una cosa ti chiedo … non ti fermare solo perché mi vedi soffrire!

Dopo quella frase il mio membro stava per esplodere, se non mi fossi trattenuto avrei avuto un orgasmo solo guardando i suoi occhi. Era incredibile il potere che la mia donna aveva su di me, più tentavo di dominarla più mi accorgevo di quanto fosse grande lei.

La costrinsi a portare le mani dietro la sedia e la ammanettai in modo che la catenella girasse intorno alla struttura della sedia. Ora per Claudia era impossibile muovere le mani o sollevarsi, poteva però aprire le gambe e muovere bene il pube spingendolo sin sull’orlo della seduta. Mi sedetti sul letto per osservare meglio i dettagli della scena, pensai di legarle pure le caviglie una per gamba anteriore della sedia. Sì, l’idea era buona, lei sarebbe stata in grado di aprire di più le gambe se avessi desiderato penetrarla, ma non avrebbe potuto chiuderle completamente per sentirsi meno esposta e più protetta. Legai le sue caviglie con una nastro recuperato da un pacco regalo, prestai la massima attenzione a non stringere troppo ma quel tanto sufficiente a farle sentire i legacci. Il dolore fisico non era contemplato nel nostro gioco. Una volta terminato il mio lavoro non resistetti più alla tentazione e mi posi dinanzi a lei con le gambe aperte e armeggiai per tirare fuori il mio membro. Una volta raggiunto lo scopo lo presentai alle sue labbra ordinandole di succhiare. Claudia obbedì solerte, aprì la bocca e si lasciò spingere dentro il pene sino in gola, mi mossi come se mi trovassi in un’altra parte del suo corpo stuzzicato dalla lingua. Era piacevolissimo quello che mi faceva e non mi sarei fermato sino alla fine se non avesse suonato il campanello. Era senz’altro Sonia che giungeva con un tempismo degno di lei. Mi ritrassi dalla bocca di Claudia e, senza darle il tempo di formulare la minima domanda, andai ad aprire. Mentre attendevo vicino alla porta mi sistemai alla meglio, era inutile tentare di nascondere la vistosa erezione quindi lascia che il membro spingesse contro i pantaloni in modo inequivocabile.

Sonia si affacciò alla porta con un sorriso che non mi aspettavo, era chiaramente felice di tornare nella nostra casa, evidentemente ne serbava un buon ricordo!

– Questo è l’amico di cui ti ho parlato al telefono. – disse mentre mi presentava Davide, un ragazzo molto giovane ma con uno sguardo intenso, alto quasi come me e ben fatto.

Lui si presentò subito con un’ottima stretta di mano, non solo forte ma anche molto calda. Ottimo, era l’uomo che speravo lei portasse. Ormai avevo imparato a riconoscere i complici in grado di sviluppare a pieno la loro sensualità da un semplice gesto come la stretta di mano. M’informai se Sonia gli aveva spiegato cosa avevamo in mente e se aveva qualche idea originale atta a raggiungere lo scopo. Parlammo subito con una gran complicità sotto lo sguardo divertito di Sonia, ad un certo punto, incuriositi dalla sua espressione le domandammo cosa aveva da ridere.

– Nulla, nulla! Solo … lo sapevo che vi sareste subito trovati simpatici ed intesi a meraviglia. Sorrido sempre quando scopro di aver imparato a conoscere le persone!

In fondo era ora! – rispose lei.

L’ilarità generale si smorzò di colpo quando lei si avvicinò a me per dirmi, a pochi centimetri dal viso, che era venuta qua per uno scopo preciso. Sensuale come non mai mi baciò aderendo completamente a me.

L’atmosfera si era riscaldata in un istante grazie alla esuberante sensualità di Sonia. Era chiaro che la ragazza intendesse ripetere l’esperienza con me della sera prima, infatti consigliò all’amico di andare in camera ad occuparsi dell’altra donna presente in quella casa.

– A proposito, dov’è Claudia? – mi domandò Sonia.

– È legata ad una sedia vicina al letto! – le risposi con aria di sufficienza, come se quella fosse una cosa normalissima.

– Ma bravi! Iniziate senza di noi! – si lamentò

– Non abbiamo iniziato, l’ho solo preparata per la serata!

– Quella ragazza inizia a sconvolgermi. Sai che non l’avrei mai detto che amava questo tipo di gioco erotico? Eppure, ieri sera, l’ho sentita eccitata come non mai … ha sempre un buon sapore, vero?

Immediatamente si formò nel mio cervello l’immagine del viso di Sonia premuto nel mezzo delle cosce di Claudia che gemeva con il viso distorto dal piacere. Quel ricordo diede un forte impulso alla mia erezione che nel frattempo si era calmata, il singulto dei miei genitali fu colto dal ventre di Sonia premuto contro di me ed i suoi occhi s’illuminarono.

– Davide?

Come d’accordo ora vai di la, non dirle nulla, non parlare con lei, dalle solo degli ordini. – disse lei rivolta all’amico incitandolo ad andare.

– Falle cosa vuoi, ma ricorda … non deve godere troppo, non deve venire per ora! – aggiunsi io.

– Ed ora … a noi due!- disse felice Sonia.

Lei si distaccò da me per togliersi la giacca che indossava, poi iniziò a sbottonare la camicetta aiutata da me.

– Ma … non dovremmo andare di là? – le domandai.

– Prima … rinnova il ricordo che ho dell’altra sera, ti prego! – sospirò Sonia.

– Qui? Adesso?

– Sì! Adesso.

Afferrai i suoi glutei per trascinarla sul divano, la sollevai nella foga di soddisfare il desiderio di prenderla nuovamente. Lei gemette per la stretta troppo forte delle mani, ma non mi fermò quando, una volta seduta, tentai di sfilarle la gonna. Lanciai la sottana sul divano e terminai di sbottonarle la camicetta aprendola completamente. Sonia non mi lasciò il tempo di denudarla completamente, sollevò il sedere e si sfilò gli slip da sola aprendo, poi, le gambe a me. Mi tuffai sulla sua vulva con il viso, volevo sentire ancora il suo dolce sapore prima di deturparlo con il mio. Mentre tentavo di penetrarla con la lingua sbottonai alla meglio i miei pantaloni per spingerli giù con violenza, quindi liberai il membro. Appena lo ebbi in mano mi sollevai per posizionarlo la dove prima stava la lingua. La ragazza sospirò felice appena lo sentì puntare sulla pelle e spinse in alto il pube invitante, insoddisfatta della sua naturale dilatazione si aprì con le mani in modo da facilitarmi la prima spinta dentro di lei. La penetrai senza esitazioni, senza alcun timore di farle male, il mio membro entrò senza alcuna fatica e spinsi sin che non potei più avanzare. Sonia rilasciò il fiato svuotando completamente i polmoni, poi inspirò a fondo prima d’iniziare a muovere circolarmente il bacino. Tentai di prendere il suo ritmo entrando in lei quando sentivo il suo interno chiudersi, allora spingevo forte dandole dei colpì tanto intensi da farla sobbalzare. Lei gemeva sempre più forte e ansimava urlando. Sapevo che non stava godendo tanto da giustificare quei suoni, il suo era uno spettacolo di soli suoni a vantaggio di Claudia nell’altra stanza.

Quando il piacere iniziò ad impadronirsi di lei inarcò la schiena spingendo in alto il seno, allora ne approfittai per farle saltare le coppe del reggiseno al di là delle mammelle liberandole. I suoi capezzoli, spettacolarmente turgidi, erano una calamita che attiravano le mie mani: ne presi uno tra indice e pollice per strizzarlo poi, timoroso di procurare del dolore a quel corpo dall’apparenza così esile, mi chinai per baciarli. In quella posizione, senza staccare le mie labbra dai capezzoli, feci scivolare una mano sotto i glutei della ragazza, quindi la spinsi sino a raggiungere il punto d’unione dei nostri sessi. Dilatai ancora di più le sue labbra sul contorno del mio pene e tentai di far scivolare un dito dentro di lei. Sonia questa volta urlò veramente di piacere e iniziò a muoversi in preda al orgasmo. Mentre godeva lasciai il seno per raggiungere la sua bocca, ho sempre adorato la stupenda sensazione ricavata dal baciare una donna mentre gode.

Sonia m’invitò a seguirla nel piacere, a lasciarmi andare in quel momento mentre ero dentro di lei. Ero molto tentato di soddisfarla, ma pensai che questo doveva avvenire ancora una volta sotto lo sguardo di Claudia. A fatica uscii da lei, vincendo la forte attrazione che il suo corpo aperto davanti a me esercitava sui miei sensi. Lei subito assunse un’espressione delusa, poi capì le mie intenzioni e sorrise mentre si sollevava. Mi richiamò ancora una volta a se per avere una lunga serie di baci, poi ci alzammo dal divano e mentre lei si slacciava del tutto il reggiseno io mi spogliai completamente. Sonia restò con indosso solo le calze autoreggenti, mi guardo per domandarmi se togliere anche quelle.

– Le indossa anche Claudia, ma nere! Tienile … ti fanno delle gambe stupende! – le dissi.

– Io ho delle gambe stupende! – Sottolineò, fintamente stizzita lei – poi so che a voi uomini piace sentire, con le mani o con i fianchi, la setosità della Lycra per trovare improvvisamente la pelle nuda, segno che la meta dei vostri sogni è vicina!

– Questa frase non mi è nuova, lasciami indovinare chi te l’ha detta!

– La tua donna, mio caro. Lo so che è una frase tua e … se hai notato, quando vengo da te indosso sempre le calze!

– Sei una donna perfetta! Impossibile negarlo. – la blandii

– Come la tua donna che sta di là! – aggiunse lei.

– Hai ragione, andiamo a vedere come se la cava e a finire … !

– Quello che ho iniziato con te! – terminò la frase al posto mio con un tono di voce e degli occhi in grado di procurare un orgasmo immediato.

Ci recammo in camera tenendoci per mano, ogni volta che l’avevo vicina mi impressionavo per la sua altezza!

Come entrammo volgemmo subito gli occhi verso Claudia, la vidi nel posto in cui l’avevo legata. Il ragazzo stava alle sue spalle, contro la sedia, e lei aveva la testa reclinata e rivolta completamente alla sua destra. Non capivamo cosa stesse facendo quindi avanzammo. A dire il vero l’espressione goduta di lui avrebbe dovuto metterci sulla buona strada. Il ragazzo aveva appoggiato il pene sulla spalla destra di Claudia e lei stava tentando in tutti i modi di raggiungerlo con le labbra, ma in quella posizione riusciva solamente a baciarlo e leccarlo. Stupenda e carica d’erotismo era quell’immagine, soprattutto a causa dell’espressione di piacere dipinta sul volto della mia donna. Insospettiti dal troppo godimento dimostrato da lei osservammo meglio la scena e capimmo cosa stimolava Claudia: aveva un fallo di gomma piantato per metà della sua lunghezza nella vagina e lei muoveva il pube in modo da spingerlo contro la seduta della sedia, nel tentativo d’infilarselo sempre di più.

Sonia si avvicinò a lei in silenzio, sino a quel momento Claudia non ci aveva ancora scorti tanto era concentrata:

– Ti piace? – le domandò Sonia.

Claudia rispose con un lungo mugolio affermativo.

– Allora … godi! – la incitò Sonia con un tono di voce duro e determinato.

Mentre proferiva quelle parole, prese il fallo e lo spinse con forza dentro il ventre di Claudia facendolo entrare completamente in lei. Claudia gemette abbandonando il pene del ragazzo, raddrizzò la testa per poi spingerla indietro con la bocca spalancata. Sonia estrasse il fallo e poi lo spinse nuovamente in lei più volte con un espressione indescrivibile sul volto, pareva che partecipasse al piacere della mia donna. Appena si accorse che Claudia iniziava ad apprezzare troppo quello stimolo estrasse il fallo per portarlo all’altezza del suo viso quindi disse rivolta a lei.

– Mi hai sentita godere, prima?

– Sì! – gemette Claudia – ma continua, ti prego!

– Mi ha fatto venire in un attimo … e sai come?

Mi ha infilato un dito insieme al suo pene, mi ha sfondata!

– Rimettimelo dentro o fallo mettere da lui – la pregò Claudia.

– No! Ora devi guardare mentre mi riempie un’altra volta! – terminò Sonia, quindi si diresse verso il letto.

Eravamo in gioco e tanto valeva giocare bene. Andai verso Claudia e le posi il pene davanti alle labbra.

– Lo senti il suo sapore? – le domandai mentre entravo sin nella sua gola.

Mi rispose con un gemito.

– Allora preparami affinché possa riempirla con una sola penetrazione. Succhia!

Claudia sollevò gli occhi verso i miei, quindi iniziò a scorrere il mio pene con la sua solita abilità. La lasciai fare sin che riuscii a reggere il forte stimolo che mi dava, sin quando lei poté percepire il sapore della prima fuoriuscita di seme annunciatrice dell’imminente orgasmo. La illusi di aver cambiato idea e di voler venire nella sua bocca. Sottrassi il membro dalla sua bocca e, tenendolo stretto con una mano, andai verso il letto. Sonia mi aspettava distesa con le gambe raccolte, aperte verso Claudia. Quando mi vide allargò anche le braccia invitandomi. Mi sistemai sopra di lei e la penetrai con un colpo secco tra i suoi gemiti d’approvazione, furono sufficienti poche mosse per raggiungere il pieno orgasmo. Contrassi i muscoli dei glutei e della schiena mentre pulsavo in lei dopo essermi spinto il più possibile dentro il suo ventre. Non riuscii a trattenere un urlo liberatorio, il corpo di Sonia e le labbra di Claudia m’avevano fatto sospirare tanto l’orgasmo da farmi perdere il controllo delle mie corde vocali. Al termine crollai sulla ragazza baciandola mentre lei mi avvinghiava con le gambe, trattenendomi dentro. Pareva intenzionata a non lasciarmi più uscire e muoveva ritmicamente il pube come se stessimo iniziando un amplesso piuttosto di averlo appena concluso. Era comunque una sensazione piacevole quella che mi dava e non feci nulla per andarmene. Rimanevo dentro di lei e la baciavo mentre ascoltavo il suo corpo muoversi sotto di me, percepivo chiaramente l’interno della vagina, il bacino, il seno; lentamente sentii anche il mio membro riprendere forza e vigore nonostante il recente orgasmo. Il massaggio portato avanti dai muscoli pubici di Sonia aveva un ché di miracoloso, inoltre la mia pelle a contatto della sua riusciva a percepire ogni singolo movimento di quel corpo così eccitante.

Sonia si attivò nell’istante in cui iniziai nuovamente a muovermi in lei, si aprì a me e m’incitò con le parole ed i gemiti ad aumentare il mio ritmo. Mi appoggiai sulle mani e sollevai il busto in modo da poter spingere meglio con le reni, ad ogni colpo affondato lei chiudeva gli occhi e schiudeva la bocca in un gemito. Per un istante pensai intendesse nuovamente cercare il piacere in quel modo, ma dopo un occhiata d’intesa uscii da lei per consentirle di girarsi ed offrirmi le terga. Sonia si bilanciò sulle mani, poi aprì meglio le gambe e fece assumere al suo corpo un’inclinazione tale da esporre sia la vagina che l’ano. Aspettò che io decidessi dove penetrarla poi chiamò il suo amico, che nel frattempo stuzzicava Claudia accarezzandole il seno mentre lei gli leccava languidamente il membro, indicandogli il posto davanti a lei. Quando lui si fu sistemato in modo da consentire a Sonia d’ingoiargli il pene io spinsi il mio nel ventre della ragazza. Sonia inarcò la schiena e sollevò i viso verso il soffitto, poi tornò giù per dedicarsi all’amico.

Lanciai un occhiata a Claudia, i suoi occhi erano spalancati come la sera prima mentre ci osservava; senz’altro, la vista dell’amica impegnata con due uomini le consentiva di rivivere le sensazioni di tutte quelle volte in cui si era trovata al suo posto. Solo che questa volta lei non poteva intervenire, non erano per lei quei due membri che godevano del corpo della ragazza. Lei era legata a quella sedia a pochi centimetri da noi, nuda o quasi, eccitata, assetata di piacere e … a nostra disposizione.

Sonia riceveva i miei colpi riversandoli, tramite la bocca, sul membro di Davide; più spingevo più lei lo faceva affondare nella gola e più la stimolavo con le dita della mano più lei stuzzicava il glande con la lingua. Questo fece nascere un idea perversa nella mia mente: chissà cosa avrebbe fatto a quel pene se l’avessi sodomizzata?

Le mie mani abbandonarono il clitoride per dirigersi sull’ano per iniziare ad eccitarlo sino al punto giusto. Mentre agivo spostai lo sguardo sulla mia donna e notai che lei aveva capito le mie intenzioni. Claudia amava quel tipo di rapporto ed era stata proprio lei ad insegnarmi come preparare l’ano alla penetrazione, suo era il consiglio di utilizzare gli umori della vagina per lubrificarlo in modo naturale. Ora mi stava osservando con acuto interesse mentre preparavo Sonia. La ragazza intuì cosa stavo per farle e tentò di migliorare la sua posizione aprendosi ancora di più, vedevo il buchino allargarsi lentamente. Stavo perdendo il controllo davanti a quelle natiche perfette e così disponibili, le infilai l’indice dentro mentre le spingevo anche il pene nel ventre, Sonia urlò abbandonando Davide poi mi pregò:

– Sfondami! Ti prego mettici il tuo …

Non la lasciai terminare la frase. Spostai il membro dalla vagina all’ano facendolo scivolare tra i due, lo puntai e spinsi con dolcezza. Nonostante le mie cautele mi ritrovai dentro di lei senza difficoltà quindi assunsi un ritmo consono allo stato della sua eccitazione.

Claudia non sbatteva neppure le palpebre, aveva gli occhi arrossati e secchi, tanto era attenta a non perdere un istante del nostro accoppiamento.

Ripetemmo la scena di prima con Sonia che stimolava Davide tanto più io la facevo godere, sentivo le sue contrazioni interne farsi sempre più veloci tanto da farmi supporre che ben presto, l’avrei sentita urlare. Cercai di amministrare il mio piacere in modo da riuscire a mantenere il ritmo sino alla fine per poterle regalare l’orgasmo che meritava. Allo stesso tempo tenevo la mente impegnata in mille proiezioni delle situazioni in cui avrei coinvolto Claudia successivamente; erano pensieri pericolosi per il mio controllo e dovetti abbandonarli repentinamente per non correre il rischio di rovinare tutto con un orgasmo improvviso. Finalmente Sonia si contrasse e urlò il suo piacere, con il viso rivolto verso di me m’incitò con gli occhi a muovermi sempre più veloce. L’accontentai sin quando anche io non riuscii più a trattenermi e le inondai le viscere.

Sonia crollò sul letto esausta e languidamente soddisfatta, in un attimo di lucidità si ricordò di Daniele che aveva lasciato sul più bello. Lo raggiunse trascinandosi sul materasso e, dopo averlo baciato e leccato intorno alla zona genitale, riprese il suo membro tra le labbra. Si muoveva lenta e con evidente sofferenza, era chiaro che, in quel momento, desiderava solamente rilassarsi e godersi il languore dopo il piacere. Mi avvicinai alla sue orecchie per chiederle un ultimo sforzo e d’intensificare il suo stimolo sul ragazzo. Lei, eccitata, dalle mie parole migliorò l’azione delle labbra sul membro di Davide. Era quello che lui aspettava per lasciarsi finalmente andare. Attesi sin che notai in lui l’espressione annunciante l’imminenza dell’orgasmo, allora presi Sonia per i capelli e le sollevai il viso dai genitali di lui. Dissi solamente rivolto a lui:

– Valla a riempire! – spostando al contempo lo sguardo verso Claudia.

Davide contrasse il viso in un’espressione d’intensa concentrazione, nonostante l’interruzione dello stimolo da parte di lei le mie parole rischiavano di dargli il colpo di grazia. Guardò Claudia intensamente poi girò gli occhi su di me come per ringraziarmi dell’offerta, quindi si diresse verso di lei tenendo il membro stretto tra le mani.

Claudia lo osservò mentre si avvicinava, nel suo sguardo leggevo il piacere che iniziava a pregustarsi. Lei, dalla sua posizione, non aveva potuto intuire quanto poco mancava a lui prima d’esplodere e già s’immaginava una profonda e lunga penetrazione.

Come Davide si fu sistemato tra le gambe di Claudia lei spinse in avanti il pube invitandolo dentro, lui la penetrò subito, senza preamboli e senza esitazioni. Si mosse una due volte dentro di lei poi contrasse i glutei spingendosi sino in fondo al suo ventre ed urlò di piacere. Claudia spalancò gli occhi dalla sorpresa, non riusciva a credere che lui stesse già pulsando dentro di lei. Davide si ritrasse da lei appena terminò il suo orgasmo lasciandola lì con le gambe aperte e carica di voglia insoddisfatta. Mi procurava un forte senso di tenerezza il viso della mia donna che guardava, esterrefatta, il suo pube aperto da cui colava lento un rigolo del seme di Davide.

Sonia, nel frattempo, si era ricaricata grazie allo spettacolo offerto dai due; si alzò dal letto per portarsi dinanzi a Claudia e s’inginocchiò davanti a lei dopo aver preso il simulacro fallico che ancora giaceva sul copriletto. Accarezzò a lungo le gambe e poi il ventre di Claudia prima di penetrarla con quell’oggetto procurandole un sospiro di liberatorio piacere. Pareva che Sonia fosse intenzionata a portare finalmente Claudia all’orgasmo dalla foga con cui la stimolava, univa al membro sintetico guidato dalla sua mano la lingua abilmente mossa sulle zone più ricettive dell’esterno della vulva.

Claudia godeva, ansimava e contraeva il ventre a ritmo delle spinte di Sonia. Ad un certo punto la ragazza si sollevò per arrivare a baciarla sulla bocca, nel farlo spinse il suo ventre contro quello di Claudia e, tenendo il fallo con la mano, lo spingeva in lei guidandolo con il pube. Dall’esterno sembrava quasi che quell’oggetto fosse parte integrante del corpo della ragazza, lei si muoveva infatti con le stesse movenze di un uomo in quella posizione.

Era giunto il momento di regalare alla mia donna le stesse emozioni che m’aveva dato quel pomeriggio con il suo delicatissimo morso post coito. Andai di corsa in cucina e dopo aver aperto il congelatore presi il profilattico pieno di giaccio che avevo preparato. Tornai in camere giusto in tempo per assistere all’orgasmo di Claudia: un piacere smorzato dai legacci che le impedivano di muoversi come voleva. Delicatamente spostai Sonia per prendere il suo posto, m’impadronii del fallo e iniziai a muoverlo come sapevo piacere a lei, avrei usato il mio al posto di quello sintetico ma il recente rapporto anale con Sonia mi faceva temere eventuali infezioni interne. Guidai Claudia negli ultimi spasmi di piacere, la penetrai sin che non la sentii rilassarsi. Allora estrassi il fallo da lei e, senza alcun avviso, la penetrai con il profilattico ghiacciato.

– Il piacere che genera dolore o il dolore che genera piacere? – le domandai mentre lei strabuzzava gli occhi.

Doveva essere terribile sentire un oggetto gelato lì dove il calore dell’orgasmo si stava espandendo. Penetrai Claudia più volte con quel blocco di ghiaccio dalla forma vagamente fallica, ammetto che nel dubbio avevo abbondato con le sue dimensioni, ma pareva che lei non faticasse affatto ad accoglierlo.

Con mio estremo stupore notai che, ben presto, lei iniziò a godere. Non riuscivo a spiegarmi come potesse trovare piacevole un oggetto gelato nel ventre, ma continuai a stimolarla; in fondo, ero curioso di vedere sino a che punto era coerente con le sue stesse fantasie erotiche.

Claudia gemeva, ansimava e spingeva in avanti il pube offrendolo spudoratamente al blocco di ghiaccio. Stavo pensando che, ora, sarebbe stato molto interessante vedere le sue reazioni all’introduzione di qualcosa di caldo, molto caldo, quando lei raggiunse un sospirato secondo orgasmo. Questa volta il suo viso non dimostrava puro piacere, come il solito, ma una leggere smorfia di sofferenza a causa di un vago dolore tracciava il suo viso. Il piacere durò a lungo, mi parve per un tempo infinito, più muovevo l’oggetto fredde in lei più lei si contraeva e gemeva. La sfiancai, non le diedi tregua sin quando non mi chiese per la terza volta di fermarmi. Allora la lasciai accasciata sulla sedia, senza liberarla e mi rivolsi agli altri due attori della serata: Sonia era sconvolta da quanto aveva visto, anche lei non riusciva a credere al piacere provato da Claudia, mentre Davide era assorto nei suoi pensieri.

Claudia non accennava a muoversi, si crogiolava nel languore disinteressandosi a quanto accadeva intorno a lei, quindi fui io solo a salutare i due amici di quella notte. Sull’uscio domandai a Davide cosa frullasse nel suo cervello subito dopo il secondo orgasmo di Claudia.

– Nulla! – mi disse – È che non pensavo di vedere una donna godere grazie al dolore. Un sottile e delicato dolore .. come piace molto anche a me!

L’affermazione del ragazzo mi turbò e non poco. Dopo aver provato qualcosa del genere grazie a Claudia quel pomeriggio non riuscivo a credere che un uomo potesse apprezzare quel tipo di stimolo. Evidentemente non conoscevo a fondo la sessualità maschile come credevo pur essendone un rappresentante.

Avevo l’impressione che avrei avuto modo di colmare le mie lacune grazie a Claudia nell’immediato futuro.

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