La febbre della passione

Non dimenticherò mai la sera del 15 Novembre. Piovve a dirotto per tutta la giornata. Avevo appena parcheggiato la mia auto nel garage della villetta in cui solo un anno prima mi ero trasferito con la mia famiglia. Mia moglie Elisa, perennemente oberata dal lavoro, aveva finalmente ricevuto l’agognata ed inaspettata promozione a direttore commerciale per la società di import export per la quale lavorava. Il miglioramento economico era stato notevole. Le cose andavano a gonfie vele. La mia dolce metà, per contro, era quasi sempre assente dalla vita familiare. Le sue furtive apparizioni avvenivano quasi sempre a cena, quando stanca morta con una faccia più simile a quella di un fantasma che di un essere umano, presenziava alla tavola. Da due giorni era partita in Giappone col capo della società ed alcuni altri collaboratori. Non ero geloso ma devo ammettere che le sue continue assenze e la mancanza di qualsiasi rapporto sessuale tra noi avevano reso pesante il clima familiare anche se, in superficie, non mostravo alcun segno di nervosismo. Pensai che il suo capo la sottraesse volontariamente alle mie attenzioni e che stesse cercando in ogni modo di scoparla. Era una bellissima donna in carriera e si sa che alle volte le donne, soprattutto quelle belle, sono soggette a questo tipo di attenzioni morbose da parte dei loro superiori.

Cercavo di non richiamare alla mente queste fantasie che si erano lentamente ma inesorabilmente fatte largo nei miei pensieri. Devo ammettere che forse anch’io se fossi stato il suo capo ne sarei stato attratto. E’ una splendida mora con un fisico mozzafiato la mia mogliettina. E’ proprio da lei che ha preso la nostra unica figlia. Il suo nome è Monica. Una ragazza a dir poco attraente la mia figliola. Un metro e settanta, proprio come sua madre, con una terza abbondante di seno che sembra ignorare le leggi di gravità ed un culo a mandolino che incolla lo sguardo di ogni uomo che ne venga a contatto visivo. Occhi verdi, capelli nero corvino leggermente abboccolati. Uno schianto insomma. Tutti i suoi compagni di classe la corteggiavano ma lei sembrava non pensarci. Dopo tutto un fidanzato ce l’ha. Si chiama Giorgio. Un bravo ragazzo con un carattere un po troppo arrendevole che non riesce a tenerle testa. “Sono raffreddata ho un forte mal di gola” mi disse appena entrai a casa “Ti stavo aspettando” Si avvicinò per baciarmi sulla guancia ma, inaspettatamente, posò le sue labbra sulle mie schioccandomi un sonoro bacio in bocca. Non ci feci caso più di tanto all’inizio. Si sa i giovani alle volte sono esuberanti e fanno le cose senza malizia solo per stupirti. In ogni caso tutto mi sembrava tranne che una povera ragazza malata che se ne doveva stare a casa per tutta la sera di sabato. Mini gonna da urlo e body super scollato, questo era il suo abbigliamento. Le calze nere autoreggenti completavano il suo look piuttosto trasgressivo. Se non fosse stata mia figlia avrei pensato che si trattasse di una sgualdrina in cerca di clienti. “Anch’io sono piuttosto raffreddato avrei bisogno di qualcosa di caldo”. “Ti preparo un pò di latte e miele farà bene al tuo mal di gola vedrai”. Ero seduto sul divano quando dopo circa due o tre minuti vidi Monica arrivare con in mano una tazza di latte caldo fumante. “Sono uscita a fare shopping ho speso un po dei tuoi soldi papino” “Ah mascalzona” dissi “ cosa hai comprato di bello” Il suo sguardo sembrò illuminarsi. “un bel completino di intimo” “Wow” esclamai “Che colore se posso?” “Ma nero papi, il mio preferito dovresti saperlo” In effetti sapevo bene che mia figlia indossava sempre intimo nero che sulla sua pelle chiara risaltava maggiormente. “Guarda che meraviglia” disse mentre si tirava giù il top mostrandomi il suo reggiseno di pizzo. “E’ bellissimo” esclamai. Non potei fare a meno di notare le sue tette stupende che sembrava dovessero esplodere da un momento all’altro strabordando dalla stoffa delicata che le tratteneva con fatica. “Senti come è morbido questo tessuto” disse prendendo la mia mano sinistra e portandosela sui seni.

La mia mano guidata da quella di Monica esplorava un territorio fino ad allora sconosciuto. Due globi di carne morbidi e caldi ma al tempo stesso sodi, giacevano sotto il mio palmo. La mia bambina sembrava fremere dal piacere. Ad un tratto mentre le passavo la mano sulle tette chiuse gli occhi quasi fosse in estasi “che mano calda hai papi” “si forse ho un po di febbre” aggiunsi non sapendo cosa rispondere. Ero confuso. Il suo gesto cosi improvviso e inaspettato mi aveva lasciato interdetto. Ero come imbambolato in preda alla sua volontà. Sentivo i suoi capezzoli che andavano inturgidendosi finché non divennero duri. Scostai la mano quasi imbarazzato dal suo atteggiamento. Si allontanò senza guardarmi. Non sapevo cosa pensare ma nel mio inconscio ero eccitato. Lo dimostrava il mio pacco gonfio che premeva sui pantaloni. La cena fu frugale ma in compenso la mia bambina fece scorrere il vino in quantità. Continuava a riempirmi il bicchiere senza sosta nonostante i miei inviti a non esagerare. Un improvviso giramento di testa mi fece barcollare. “credo che sia ora che io vada a letto” le dissi. “ma dai cosi presto non vediamo un po di televisione insieme?” “sai sono molto stanco cara non vorrei addormentarmi sul divano” “Ok per stasera ti lascio in pace” Si avvicinò e mi diede un bacio questa volta più innocente sulla guancia. Stavo per alzarmi dalla sedia quando improvvisamente tornò sui suoi passi mi fisso e mi leccò il labbro. “Avevi un goccio di vino che stava per andare sprecato” disse. Mi sembrava di sognare. “forse rimango cinque minuti con te a vedere un po di tele” dissi. “mettiti sul divano ti raggiungo”. “ho preso un dvd” disse “di che si tratta?” domandai ”un film d’azione credo” “bene mi piacciono” Monica andò verso il dvd per infilare il dischetto si piegò a novanta gradi davanti ai miei occhi mostrandomi il suo sedere superbo le cui chiappe erano divise alla perfezione dal perizoma nero che indossava sotto la mini gonna. Forse il vino mi stava facendo uno strano effetto visto che avvertii una vampata di calore e un senso di eccitazione mai avuto prima. Quando il film iniziò ebbi un sussulto. Una ragazza dell’età di mia figlia spompinava un uomo adulto di circa cinquanta anni. “Monica ma che razza di film ti hanno dato” “Beh devono essersi sbagliati ma visto che l’ho pagato godiamoci la visione” “ma è un porno, non posso vedere un porno con mia figlia” “ma dai papi sono grande ormai so che i bambini non nascono sotto i cavoli” “ma pensa se lo sapesse tua madre” Si girò di scatto verso di me con sguardo complice. “la mamma è molto lontana non preoccuparti io non faro la spia” Non credevo alle mie orecchie. Stetti comunque al gioco non potevo scappare davanti a mia figlia e poi la testa mi girava tanto che non sarei riuscito ad alzarmi dal divano. “sei pallido stai male “disse avvicinandosi “mi gira un po la testa” “oh povero papino ma non preoccuparti ci sono qua io a prendermi cura di te” così dicendo si sedette sul mio pacco già gonfio. Prese le mie mani e se le portò intorno alla vita affinchè la cingessi da dietro. Non sapevo cosa fare. Se avesse continuato, nelle condizioni di confusione mentale in cui ero, avrei potuto perdere il controllo e non trattarla più come una figlia ma come una donna qualsiasi che stesse cercando di stuzzicarmi. Il solco tra le sue chiappe era posizionato perfettamente sopra la mia cappella. La gonnellina talmente corta da essere quasi invisibile si era tirata su quando Monica si era seduta su di me scoprendo in questo modo il suo sedere incorniciato nel ridottissimo perizoma e le sue cosce tornite rese ancora più eccitanti dalle auto reggenti.

La testa mi stava scoppiando. Nel frattempo sullo schermo l’uomo aveva messo la ragazzina a pecora sul pavimento e la stava chiavando con veemenza facendola mugolare sempre più forte. Il mio cazzo era duro. Risvegliato da quella situazione dopo tanto tempo di letargo dovuto all’astinenza forzata impostami da mia moglie. “che bella scopata viene voglia anche a me” disse Monica. Feci finta di niente ma non potei non notare che aveva inarcato il bacino e che aveva iniziato a muovere lentamente il suo culo sul mio pube. “ehy papi ha fatto effetto anche a te … lo sento… accidenti come è duro” si girò fissandomi con occhi languidi da cerbiatta. Senza che potessi fare niente iniziò a leccarmi le labbra mentre portava le mie mani sui suoi seni guidandole con maestria. Il suo bacino comincio a ondeggiare sul mio palo duro. Le mie mani ormai andavano da sole sulle tette maestose di mia figlia anche se in quel momento non la consideravo più tale visto che non ero in me. Le abbassai il top ed il reggiseno con decisione. Avevo in mano le più belle tette che avessi mai visto in vita mia. Bianchissime con due capezzoli rosso fuoco turgidi e dritti come due piccoli chiodi di carne. Le nostre lingue si avvolgevano in una spirale sempre più torbida. Con la mano destra le strappai letteralmente il perizoma mentre con la sinistra continuavo le mie sapienti carezze sulle tette che avvicinai alla mia bocca e leccai assetato del loro nettare. Monica ansimava ormai in preda alla libido più sfrenata. Con la mano sinistra iniziai a titillare il suo clito duro e gonfio di voglia che sbucava prepotentemente dalle grandi labbra della fica rasata di quella che ormai consideravo una troia che dovevo soddisfare in ogni modo che conoscessi. Non ricordo bene come, ma in men che non si dica ero nudo. Monica mi aveva aiutato a spogliarmi. Era impaziente. Confusa. Fremente. Agguantò il mio cazzo senza esitazione e lo fece sparire immediatamente dentro la sua bocca ciucciandolo dalla base alla punta della cappella mentre mungeva con una mano le mie palle stragonfie di sperma. Poi con altrettanta decisione mi offri il suo culo meraviglioso salendo in piedi sul divano per poi sedersi sul mio viso che dal basso lo ammirava. “leccami il buco del culo porco” Obbedii agli ordini di quella fottuta troietta. Ero nelle sue mani e non riuscivo a sottrarmi alle sue volontà. In ogni caso non lo avrei fatto. La mia lingua si fece spazio tra le chiappe di Monica fino a raggiungere il buchetto . Lo leccai con voluttà, con ingordigia quasi a volerlo consumare. Lo penetrai più volte con la punta della lingua. Si allargava senza fatica. Forse era stato già aperto da altri stalloni. Senza pensarci due volte la sbattei alla pecorina sul divano le appoggia la cappella gonfissima al buco del culo e iniziai a spingere. “ oh si papi inculami ti prego” urlava la mia cagna in calore. “ si troietta lo faro te lo sei meritata tutto” spinsi con più forza la cappella era dentro . Bastarono due o tre colpetti di bacino perché il mio palo bollente fosse dentro di lei. Iniziai a stantuffarla. Lentamente poi selvaggiamente dentro il culo. Era fantastico vedere il mio cazzo chiavare quel culo magnifico mentre le tette di lei si strofinavano sul divano ad ogni botta di cazzo. Stavo inculando Monica senza piètà volevo romperle il culo quel culo stupendo e lei mi incitava a farlo “spaccami il culo ..si ..si spaccamelo cosi porco” La cappella stava per scoppiarmi ma non volevo smettere di cavalcare quella puledra selvaggia e puttana. I miei coglioni sbattevano senza sosta sulle grandi labbra di Monica provocandomi brividi caldi di piacere. “Oh dio mia piccola sto per venire” La cappella stava per esplodermi. “Sborrami in culo si dai ti prego”. Il gioco perverso continuò ancora per qualche momento fino a quando il mio palo ormai rovente per l’attrito con le chiappe esplose in un orgasmo liberando un fiume di sborra calda che le riempì l’intestino facendola urlare di goduria. Lo sperma sembrava non finire mai. Due schizzi le bagnarono la schiena inarcata in preda all’estati erotica. Il suo buco del culo aperto stava davanti ai miei occhi. Lo baciai e lo leccai ancora ripromettendomi che lo avrei solcato ancora. Si girò lentamente come una pantera che ha consumato il suo pasto divorando la sua preda mi ripulì sapientemente la cappella e mi accompagnò in camera dove caddi in un sonno profondo. Quando il videotelefono suonò erano circa le nove del mattino. Era mia moglie. “ciao amore come va? mi disse. Sveglio da poco e completamente intontito balbettai un “bene” poco convinto. “Qui in giappone va a gonfie vele , ti piace la mia camera?” disse facendo una panoramica col videotelefono “Si “dissi “è bellissima”. C’era qualcosa che mi aveva colpito. Un pantalone da uomo sul pavimento.

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