Ho conosciuto Alessandro ad un convegno a Firenze, in una giornata cupa e nuvolosa di fine gennaio. Insieme a delle colleghe avevamo organizzato di andare ad ascoltare un nostro amico, oratore a quel convegno sulla comunicazione di massa. L’argomento m’interessava poco, ma un giro a Firenze a fare shopping con le amiche, molto di più; così accettai la proposta e quella mattina rinunciando al mio abituale ritardo, fui puntualissima. Il nostro amico ci aveva riservato i posti in seconda fila, abbastanza vicino da seguire con comodità, ma più liberi che nella prima. Passata la curiosità del primo impatto, l’argomento mi fu apatico come avevo immaginato. Mi stavo annoiando e mi agitavo inquieta sulla poltroncina. Le mie amiche pendevano dalle labbra dell’oratore di turno. Le guardai con invidia: almeno per loro la cosa era interessante! Afferrai la borsa alla ricerca del cellulare, nella speranza d’avere qualche sms cui rispondere: niente!
Sbuffai, sprofondando un po’ più col sedere sul sedile. Una voce bassa e ben modulata mi arrivò all’orecchio, con un marcato accento del nord.
-ti va un caffè?-
Sentii il divertimento nella voce e mi girai sorpresa
– c’è un bar qui fuori-
Due occhi scurissimi mi brillarono davanti al naso. Lo fissai un attimo incerta, poi annuii con un sorriso di gratitudine. Sussurrai alla mia amica che uscivo per un po’, lei mi lanciò un’occhiata distratta, mentre le passavo davanti.
Seguii il mio “cavaliere” fin fuori dell’auditorium, dove finalmente lontani dalla gente, si presentò
-ciao sono Alessandro-
Mi disse porgendomi la mano.
-piacere Giulia – gli risposi stringendogliela e c’incamminammo verso il bar.
-non ce la facevi più eh?- sorrise lui scrutandomi come succede alle persone che non si conoscono
– è una barba paurosa!- esclamai di getto, fermandomi di botto con espressione colpevole
-scusa!-agitai una mano in aria -per favore non farci caso, sono fatta così!- ebbi una risatina sottile – parlo spesso senza riflettere! Scusami davvero!-
ero imbarazzatissima
Lui rise apertamente, con un suono caldo e avvolgente che mi colpì.
Mi affascinano e apprezzo le persone che sanno ridere perché dimostrano di non avere paura ad esternare le loro emozioni. Qualcosa d’insolito mi si sciolse dentro, uno strano calore m’invase.
Guardando in su, verso quell’uomo che mi stava vicino, mi sentii emozionata, senza una vera ragione.
-Non vorrei essere impertinente, ma come mai sei venuta qua?-
Mi chiese con un dolcissimo sorriso aperto e simpatico. In poche parole gli raccontai i fatti. Quando ci sedemmo per il caffè sapevo già che lavorava per un ente locale di Milano, che era laureato, che amava la musica ma non le discoteche, che si spostava spesso in treno perché non sopportava le code e gli piaceva osservare il mondo che lo circondava in modo comodo e rilassato. Ascoltavo la sua voce morbida con quell’accento del nord che m’intrigava. Era in ogni caso il primo milanese che conoscevo che non era oppresso dallo stress di lavorare in una metropoli che ha dei ritmi massacranti.
Parlammo un po’ di tutto e scoprimmo di avere la passione di internet per comunicare con i nostri amici. Fu con sorpresa che scoprimmo di usare la stessa chat e ci scambiammo i nick per un’eventuale occasione d’incontro. Avevo notato subito che portava la fede all’anulare sinistro e c’ero rimasta un po’ male. Ero separata da un anno e ancora non mi sentivo pronta per un altro uomo, per un nuovo rapporto. A volte cadevo nella paranoia della frustrazione d’assenza di sesso e compagnia, altre nell’elettrizzante felicità di essere totalmente libera.
Non sono mai stata una persona calma e tranquilla; ho la mente che turbina di pensieri ed è difficile che resti ferma per più di cinque minuti, senza che sia occupata a fare qualcosa. I momenti di stasi mi deprimono.
Guardai Alessandro senza far caso che erano 20 minuti che non facevo assolutamente niente a parte ascoltarlo! Finimmo il caffè e c’incamminammo verso la sala congressi senza fretta. Mi sentivo leggera ed euforica, una sensazione che avrei conosciuto spesso nei mesi a venire. Riprendemmo i nostri posti e io non sentii più una sola parola di quello che fu detto là dentro.
Alla fine mi alzai con le mie amiche e andammo a salutare il nostro amico. Lanciai un’occhiata ad Alessandro e nello stesso momento i nostri sguardi s’incrociarono. Fui attraversata da una scossa e un brivido mi scese per la schiena. Alessandro mi sorrise e mi strizzò l’occhio in segno di saluto, annuii e scivolai via contenta senza una vera ragione.
Quella sera le amiche mi chiesero spesso dove ero con la testa, tanto ero distratta.
I giorni passarono e accantonai l’incontro con Alessandro come un’insolita esperienza e niente più, almeno finché, una sera, mi contattò in chat.
Fu un vero tuffo al cuore ritrovarselo lì estroso e più brillante di quanto ricordassi. La sua simpatia bucava il monitor.
Il feeling che avevo provato al congresso tornò più forte che mai, tanto più che nella chat, uno si sente più libero, e quindi certe barriere cadono. Ogni tanto si finiva a parlare di sesso, ma puntualmente svicolavo per rimanere, quanto possibile, sul generico ed evitare discorsi imbarazzanti. Ma alla fine mi mise all’angolo. Mi spedì un’ipotetica lettera indirizzata a lui, scritta da me.
Una lettera piena di frasi che mi fecero scaldare il sangue da subito.
Qualcosa che non avrei mai nemmeno pensato di poter scrivere a qualcuno..ma mi piacque l’idea e stetti al gioco. Alessandro era una persona particolare e mi trovai coinvolta in un vortice di passione che esisteva solo per mail.
Ogni tanto ci sentivamo per telefono, ma non ci vedemmo mai di persona almeno finché lui non disse: “Adesso basta!”.
C’incontrammo lontano dalle rispettive città, sulle rive di un lago e parlammo a lungo. L’ansia che mi aveva divorato durante i giorni precedenti, svanì dopo il primo quarto d’ora, sostituita da una montante euforia. Quel giorno tutto mi parve fantastico e luminoso. Non facemmo sesso a quel primo appuntamento, ma Alessandro disse di desiderarmi e che non voleva più aspettare.
Mi accorsi che anche io adesso ero pronta: non per un altro uomo ma solo per lui!
Avrei accettato quel ruolo che da sempre reputavo oltraggioso x una donna: l’amante.
Si, un rapporto senza legami sentimentali…quelli che portano alla sofferenza e alla fine tragica di un amore..forse mai stato tale!
Si!adesso volevo prendermi quelle soddisfazioni mai avute prima..e Alessandro incarnava ciò che cercavo.
Nelle settimane seguenti al primo incontro, l’atmosfera delle nostre telefonate cambiò, diventando sempre più calda e eccitante: una spirale crescente di forti emozioni. Il culmine ci fu quando una mia amica mi lasciò la custodia di una baita, perché si trasferiva per un paio di anni all’estero. Quella baita sperduta tra i boschi, divenne il luogo del nostro primo incontro, dove il cielo tocca la terra e i sogni diventano realtà.
La baita
Il posto è splendido: una baita costruita in mezzo ad una radura verdeggiante circondata da un bosco di abeti scuri e altissimi.
Il profumo di montagna permea l’aria fredda e cristallina.
Nello scorcio che si apre su un lato del bosco, s’intravedono le case del paese a fondo valle.
Il tetto in ardesia, le imposte di legno scuro, isolata dal resto del mondo: un luogo ideale per i nostri incontri, per vivere quest’amore in modo libero e appassionato.
E’ stato un colpo di fortuna che la mia amica mi abbia lasciato le chiavi della baita sapendo quanto io ami la tranquillità e il silenzio.
La mia fortuna comunque, è stato l’incontro con te, con l’uomo che tra poco sarà qui per regalarmi il paradiso.
Quel paradiso che fai rinascere tutte le volte che ci siamo incontrati qui, nel silenzio ovattato delle montagne.
Sento il rumore del motore della tua auto.
Sei arrivato finalmente! Lunghi giorni nell’attesa di queste ore, rubate alla realtà.
Ecco, ti seguo mentre scendi dall’auto, ti allenti il nodo della cravatta e ti avvicini.
Mi sento rimescolare il sangue nelle vene, so che quei segni di stanchezza tra poco spariranno.
Gli occhi ti brillano mentre guardi la porta, ormai a pochi passi.
Do’ un ultimo sguardo intorno, mi rassicuro che tutto sia a posto.
Si! Sono soddisfatta, manchi solo tu, la tua presenza, la tua passione.
La chiave gira, la porta si apre, il tuo profumo invade la stanza: mi sento rinascere.
Ogni volta è così, ogni volta mi chiedo se sarà sempre così.
Un sorriso distende le tue labbra. Mi abbracci e mi trasmetti la tua urgenza, il tuo desiderio.
Ti voglio, voglio il tuo corpo, voglio portarti fino all’oblio. Sei mio, sei in mio potere, farò di te quello che voglio….almeno per oggi !
-lo sai che sei mio..vero?- ti sussurro mentre mi baci sul collo.
Hai una frenesia particolare quando arrivi, te lo dico e tu mi ripeti che una settimana è troppo lunga, che mi vuoi più spesso, che ti manco.
Rido e ti faccio volare la giacca sul pavimento, ti sbottono la camicia e inizio a giocherellare col tuo petto villoso. Ti bacio e ti assaporo, tu brontoli quando senti i miei denti affondare sulla pelle della spalla. Sai quanto mi piace lasciarti i segni sulla pelle. Ogni tanto stringo un po’ troppo e so che t’incazzi, ma mi piace farti stare in ansia, so che ti ecciti e io con te.
Sento le tue mani rapaci, affannate sul mio corpo. Il vestito aderente come un guanto sta salendo sempre più su, guidato dalla tua ricerca.
Mi borbotti qualcosa del ritardo avuto a causa del tuo editore, ma io non ci do’ peso. Sei qui e questo basta.
Ora so che volevi dirmi dell’altro, ma che non l’hai fatto.
Ci trasciniamo sul divano, sento il calore del fuoco alle mie spalle. Ti sbottono i pantaloni e tiro fuori il tuo sesso già pronto e turgido. Ti spingo seduto e ti fermo con una mano. Tu capisci e ansante freni le tue mani che
ora mi accarezzano la testa.
So che le mie labbra morbide ti fanno impazzire e oggi ho deciso di farti un regalo, vincendo certe mie resistenze, ti voglio stupire. Spalanchi gli occhi mentre mi abbasso con la bocca sul tuo sesso. Rabbrividisci quando la mia lingua struscia sulla tua pelle sensibilissima. Quando la mia bocca si chiude e ti avvolge nel suo umido abbraccio, donandoti mille sensazioni. Lo bacio, lo succhio,me lo spingo fino in fondo e poi lentamente torno indietro. alzo gli occhi per guardarti. Incroci il mio sguardo , sei teso come una corda di violino per frenare l’eccitazione che ti assale. Continuo inesorabile, so quando devo fermarmi, so fin dove posso arrivare. Un’idea dispettosa mi viene in mente. Mentre risalgo lungo la tua asta, faccio scorrere i miei denti sulla pelle bollente. T’irrigidisci. Lo sento e mi diverto. I miei denti arrivano all’estremità e lì mi fermo, sento il suono strozzato che ti esce dalla gola. Alzo gli occhi e ti fisso. Lentamente alzò le labbra in un ghigno feroce facendoti vedere il tuo cazzo chiuso tra i miei denti. Stringo un po’, senza mai lasciarti con lo sguardo. I tuoi occhi s’incupiscono preoccupati, mi afferri i capelli a forza e li tiri con cautela.
-provaci e questa volta le prendi per davvero- sei serissimo
Distendo la bocca in un sorriso, ti lascio libero, mi sollevo un po’ e, scherzosamente, te lo bacio sulla punta
Il gioco è finito. Non vado mai oltre.
Mi alzo di fronte a te e lentamente mi sfilo il vestito.
Rimango con la guepiere che tu mi hai regalato. Il pizzo nero risalta sul biancore della mia pelle.
Il tuo pomo d’adamo è in agitazione. Vuoi toccarmi, ma ti blocco. Non ancora!
Sfilo lentamente il leggero string lungo le gambe affusolate. Fissi ipnotizzato la striscia di pelle scoperta tra le calze e l’inguine. Avvicino il pube al tuo volto e ti faccio sentire l’odore di sesso.
Fai per avvicinarti, ma io pronta, mi allontano. Scendo verso di te ondeggiando dolcemente il bacino.
Mi struscio sulle tue cosce, le bagno dei miei umori. Il tuo respiro diventa affrettato. Lo sento e mi eccito ancora di più.
Adesso sono sopra di te, con una mano afferro il tuo sesso e con l’altra apro le mie labbra.
Ti faccio sentire quanto sono pronta, ma senza farti entrare. Mi diverto ad eccitarti lisciandomi sopra il tuo corpo,facendo quasi scoppiare il tuo glande paonazzo.
Sei al limite.
Afferri con frenesia la guepiere e fai schizzare fuori il mio seno dal pizzo di seta che lo avvolge. Me lo baci e lo mordi con voracità da farmi quasi male.
Ti lascio libero.
Metti le mani sotto il mio sedere, mi sollevi e mi rovesci sul tappeto. Entri in me con un unico affondo che mi strappa un grido.
Mi sbatti come un forsennato. Lunghi, interminabili minuti di respiri e affondi, e quando senti che sto per venire, rallenti quasi fino a fermarti.
Urlo la mia protesta e ti pianto le unghie nella schiena. Perfido tu ridi sommessamente.
Le tue labbra coprono le mie e finalmente arriviamo insieme alla meta.
Beati e soddisfatti ci abbracciamo in quel torpore che segue il culmine dell’amplesso. Sento il tuo cuore che batte ancora veloce. Annuso la tua pelle, il tuo odore di maschio mi esplode dentro.
Sono così presa dalle emozioni che non sento il trillo del tuo cellulare.
T’irrigidisci, poi ti sciogli da me e vai a rispondere. E’ il tuo editore.
Io resto lì, attonita.
E’ la prima volta che violi una delle nostre regole e la cosa non mi piace.
La rabbia sale vertiginosamente mentre tu continui a parlare dandomi le spalle.
Come una molla scatto in piedi, vado in bagno, mi rivesto. Esco dalla finestra e vado alla macchina. Mentre metto in moto, ti copro di insulti.
Le ruotano slittano sulla breccia della strada.
-bastardo!- grido mentre un velo acquoso mi appanna la vista.
-non voglio soffrire per te!- ripeto mentre mi asciugo rabbiosamente gli occhi.
Quando alla fine mi calmo, afferro il cellulare e chiamo Riccardo, il mio amico fidato, il fratello mai avuto. Gli chiedo ospitalità..lui intuisce problemi e mi dà il suo ok. Corro a casa. Il telefono suona. Lo ignoro.
Afferro un cambio e scappo.
Trascorriamo un fine settimana in giro sulla sua Kawasaki 650.
Con lui mi apro e parlo di noi due. Mi fa bene parlarne perché riesco a scaricare la rabbia che ho ancora addosso.
Riccardo sa ascoltare e dare consigli. Mi conosce da sempre. Insieme abbiamo fatto di tutto, ma mai sesso. Ci sarebbe sembrato incestuoso, tanto è l’affetto che ci lega.
Tu invece hai colmato uno spazio del mio cuore che nessuno ha mai scoperto. Sento la tua mancanza come qualcosa di fisico, questo mi fa imbestialire e la voglia di punirti sale.
Sai quanto adoro le moto e così mi faccio riportare a casa rombando sul suo bolide, con addosso il suo chiodo nero, vissuto.
Ho scoperto che mi fai controllare, così lo saprai presto!.
BENE! così impari a infrangere le regole!Mi rodo ancora il fegato per te!
E’ di nuovo venerdì.
Ho trascorso giorni cupi con la smania di accendere il cellulare e sentire la tua voce. Ho resistito solo perché la tua voce non sarebbe stata sufficiente, avrei affrontato le centinaia di chilometri che ci separano per averti almeno una notte solo per me.
Questo week-end lo passi con i tuoi figli, lo so, lo hai concordato da tempo, sento terribilmente la tua mancanza. Mi sono accorta che ho lasciato alla baita il mio maglione preferito. Ci penso solo un attimo, faccio un po’ di spesa e parto. Ho in tasca la seconda chiave della baita, quindi posso trascorrere lassù un paio di giorni in tranquillità e rilassarmi.
Arrivo mentre il sole manda i suoi ultimi raggi.
Lascio la macchina in fondo al prato. Rabbrividisco nell’aria frizzante mentre apro la porta della baita.
Sento subito qualcosa che non va.
Mi blocco.
Un brivido mi scorre per la schiena.
Mollo la busta della spesa con un tonfo.
Nel buio della stanza vedo la punta incandescente di una sigaretta accesa.
-entra e chiudi la porta-
la tua voce gelida m’inchioda sulla soglia. Sei veramente incazzato, lo sento! Emani un’onda d’urto paurosa e io la percepisco pienamente.
Ingollo preoccupata, forse ho esagerato nel mollarti lì solo, forse dormire da Riccardo è stato troppo, i pensieri si accavallano tempestosi.
Mi giro e guardo la macchina, forse non è così lontana…
La voglia di fuggire mi assale, non ti conosco fino a sapere come diventi quando t’incazzi per davvero.
Assurdamente sono eccitata da questa tensione, ma forse è meglio rimandare lo scontro.
Faccio per voltarmi, ma la tua presa mi stritola il polso.
Il cuore mi batte furiosamente, lo stomaco si contrae: oddio! E’ finito il tempo dei “forse”..
Con uno strattone mi tiri dentro e chiudi con un calcio la porta.
Dalla vetrata vedo il buio sempre più fitto e la paura mi assale.
Nessuno sa che sono qui. Siamo veramente fuori dal mondo.
Mi trascini verso il divano, nella tua foga inciampo e ci finisco sopra malamente. La rabbia inizia a montarmi dentro per un simile trattamento.
– ma sei fuori?- ti grido mentre mi massaggio il polso dolente. Cribbio che forza hai nelle mani, penso seccata.
Rimani in silenzio, vedo a malapena la tua sagoma nel buio rischiarato solo dal riverbero della brace. Cerco di alzarmi, ma con una spinta mi ributti giù e mi ordini di stare ferma.
Non ti conosco questo tono di comando secco e gelido, inizi a preoccuparmi .
-Be’ ora basta!- esclamo scattando in piedi – d’accordo ho sbagliato venerdì a mollarti in quel modo..ma tu hai infranto una regola importantissima! –
All’improvviso sento una mano che mi afferra i capelli sulla nuca e li tira indietro fino a farmi piegare il collo.
– mi fai male!!- grido
– mai quanto vorrei – mi sussurri all’orecchio, sento la tua rabbia quasi a pelle. Ora ho paura sul serio.
-lasciami!- ti ordino, ma la voce mi trema rivelando il mio stato d’animo.
-ahh no! mia cara!- ridi sinistro – abbiamo davanti un lunghissimo week-end – dici e suona come una minaccia
L’altra mano mi sfiora il viso, segue il contorno delle labbra, scende lungo il collo, apre la giacca della tuta che indosso, scopre un seno. Rabbrividisco mio malgrado. Afferri il capezzolo tra il pollice e l’indice, ma invece di stuzzicarlo lo strizzi a forza, strappandomi un urlo di dolore. Mi si piegano le ginocchia.
– Troia!!- mi gridi in faccia – ti sei divertita con tuo centauro?- sei imbestialito dalla foga.
Se non fosse perché mi stai facendo male, scoppierei a ridere per l’assurdità di quello che stai dicendo. Ma non rido affatto, anzi! le mie mani ti prendono a pugni per liberarmi dalla tua presa.
Il violento ceffone mi toglie ogni dubbio sulle tue intenzioni.
– sei impazzito?- sussurro sconvolta
– si ! accidenti a te!SI!Mi hai fatto impazzire e la pagherai per questo! Venerdì ti ho cercato ovunque! Ho passato il peggior fine settimana che ricordi da anni!-
-non è successo niente con Riccardo…- inizio a dire, ma mi blocchi la mascella stringendomela fino a lasciarci i segni delle tue dita.
-zitta! sta zitta!- mi ripeti ad un palmo dal viso, poi la tua bocca scende sulla mia. Mi lasci i capelli e finiamo sul divano. Il tuo assalto però non ha niente di simile alla frenesia dei nostri incontri. La tua voglia di punirmi è evidente in ogni gesto: sei freddo ed egoista. Mi spogli, tirando, strappando, ignorando le mie proteste. Per quanto cerchi di respingerti, riesci a sfilarmi
anche i pantaloni della tuta. Mi ritrovo a pancia in giù, quasi soffoco per il peso del tuo corpo su di me. Mi artigli i fianchi e li sollevi. Sento il tuo sesso all’ingresso del mio che forza. Non mi piace questo tuo modo di fare, ma so già che dovrò subirlo.
Mi penetri con una violenta spinta che mi fa contrarre per l’invasione non voluta, anche se bagnata come sono, scivoli in me senza ostacoli.
Il mio grido è soffocato dai cuscini del divano. Tu entri e esci col ritmo di un martello pneumatico, ignori tutto se non la ricerca della tua soddisfazione.
Il grido liberatorio e l’ondata calda del tuo sperma mi annunciano che tutto è finito. Ti accasci su di me e mi baci teneramente sul collo. Ti alzi, sento lo scatto dello Zippo e l’aroma del tabacco spandersi intorno a me.
Lentamente mi alzo anche io, sono tutta indolenzita. Col buio non vedo i miei pantaloni. All’improvviso la luce dorata dell’abajour illumina la stanza. Ti vedo seduto sul tappeto, le spalle appoggiate al divano, che fissi la brace del caminetto.
Giri la testa e mi guardi. Sei ancora arrabbiato.
– vieni qui..- dici e batti la mano sul morbido tappeto.
– me ne vado!- dico seccamente afferro i pantaloni ritrovati, li infilo e mi avvio per uscire.
Mi sei alle spalle , ti sento, ma non mi volto. Le tue mani si appoggiano al battente, ai lati della mia testa: mi hai bloccato senza neanche toccarmi.
– se esci da questa porta mi perderai per sempre!- dichiari in tono piatto
Un brivido mi corre per la schiena: sai benissimo che non ti voglio perdere!
– è questo quello che vuoi? Pensaci!-
Appoggio la fronte al legno davanti a me, combattuta.
Sento il tuo alito sul collo, se fai così mi sento sciogliere.
-hai detto di amarmi – mi ricordi – resta e dimostramelo!- mi sfidi
Sei perfido!penso arrabbiata. Sai sempre come prendermi.
– non ti ho tradito!- protesto la mia innocenza
– ok! allora resta!- ribatti pronto
– e come faccio a convincerti? – do’ voce ai miei dubbi
– dammi 48 ore senza un rifiuto e ti crederò…offriti a me senza riserve –
Mi drizzo di scatto finendoti addosso.
-cosa intendi?- chiedo con voce roca
-tutto quello che sta passando per la tua pazza testolina –
Sento che stai sorridendo
– Prendere o lasciare ! –
Stringo le mani a pugno sappiamo entrambi cosa vuoi da me: una resa totale.
– non posso rifiutarmi su niente? – chiedo speranzosa
– non te lo consiglio – mi rispondi mentre affondi i denti nel mio collo mordendomi con delicatezza. Non ho scelta, questa settimana senza di te, senza la tua voce, è stata un incubo.
Accetto.
Le mie spalle scendono e tu che intuisci i miei pensieri, mi abbracci e mi baci ancora, ma con più possesso di prima.
– vieni! la cena è pronta – dici mentre ti avvii verso l’angolo cottura.
– non ho fame… – rispondo rimanendo lì, ancora imbronciata.
– lezione numero uno: niente rifiuti – mi avvisi puntandomi un dito contro muoviti e mangiamo!- lo stesso tono freddo di prima, ma con una venatura sadica del tutto nuova.
Mangio pochissimo, sforzandomi senza darlo a vedere. Ti alzi e ti guardo con sospetto. Mi porgi la mano, mi sento costretta a prenderla e seguirti.
Il fuoco ora ha le fiamme alte, fa caldo e luce nella stanza.
Mi porti lì davanti e ti butti sul divano
-spogliati!- dici – Spogliati per me!-
Spalanco gli occhi sorpresa. Annuisci e ti accendi una sigaretta, mi sfidi a negarmi; inizio a intuire cosa pensi di fare nelle prossime ore……..
Un brivido mi attraversa : non so se di paura o eccitazione.
Ci fissiamo un momento negli occhi, ognuno cerca di rubare i pensieri dell’altro, senza peraltro riuscirci. Siamo troppo carichi di elettricità.
Vedo solo un luccichio diverso, perverso e soddisfatto di colui che ha un asso nella manica.
Mi scuoto e inizio il mio show privato.
Sinuosamente mi tolgo i vestiti ad uno ad uno.
Se non fossimo così presi dalla sfida riterrei ridicolo una spogliarello sexy fatto con una tuta da ginnastica. Ma nessuno dei due fa caso all’abbigliamento, la sfida non riguarda i vestiti, ma noi due.
Il calore del fuoco mi scalda la pelle.
Un capo dopo l’altro, mi muovo come un cobra davanti al suo incantatore. Con un ultimo gesto mi tolgo gli slip e il reggiseno. Resto lì, nuda davanti a te, che mi fissi come volessi mangiarmi.
– voltati, e apriti. Voglio vederti tutta! – hai un sorriso diabolico sulle labbra
Socchiudo gli occhi furibonda, vorrei ucciderti.
Mi guardi e m’inciti a procedere.
Ok..credi che non abbia il coraggio di farlo?
Mi giro, ancheggio dolcemente, mi piego a 90°. Mi passo le mani, prima da dentro le cosce e poi da fuori
Lo smalto rosso fuoco delle unghie schizza sulla mia pelle candida ; afferro le natiche, le apro e mi allargo.
Sento che ti alzi, un dito si posa sul mio sesso, mi tocca, si muove entra dentro. Ho un sobbalzo per la sorpresa e per l’irritazione che ancora sento a causa del tuo furioso amplesso.
Mi trascini sul divano. Vedo che armeggi con la fibbia della cintura, te la sfili. Cerco di allontanarmi, temo le tue intenzioni, ma tu scuoti la testa, intuendo i miei pensieri e mi chiedi di mettere i polsi dietro la schiena. Con la cintura li leghi strettamente.
Inizio ad agitarmi, mi sento esposta e indifesa, così bloccata.
– sai quanto è che ti volevo così? – mi sussurri mentre ti abbassi a succhiarmi i capezzoli duri e scuri, già dritti x l’eccitazione
Vorrei fermarti, fermare la scia umida che mi lasci addosso, la mia eccitazione sta crescendo enormemente. Tu scendi ancora e mi baci il pube liscio, depilato proprio per farti piacere. Non ti fermi e la tua lingua cerca tra il piccolo ciuffo di peli che rimane, il mio angolo del desiderio.
Lo trovi e sussulto per la scarica che ricevo. Non sono mai stata così sensibile alle tue carezze come in questo momento.
Ti metti tra le mie gambe, che ormai, rese deboli dal desiderio, cedono al tuo comando. La tua lingua guizza dentro di me. Sono scossa da brividi. Le tue mani
salgono a toccare e pizzicare i miei capezzoli e io esplodo in un orgasmo violento. Mi scuoto come una invasata mentre le ondate di piacere scemano lentamente. Mi sleghi subito e mi massaggi i polsi, illanguidita ti lascio fare, anche quando mi porti in braccio a letto. Mi stiro come una gatta, tu ti strusci a me e con un unico morbido movimento mi vieni dentro. M’irrigidisco per l’impatto del tuo sesso dentro il mio. Tu ti muovi ritmicamente a lungo e alla fine esplodi in un orgasmo. Mi sento insoddisfatta, ma siamo stanchi e finiamo per crollare l’una nelle braccia dell’altro.
Nel sogno qualcosa mi sfiora la pelle accaldata, mi piace e mi ci abbandono volentieri.
E’ una mano che mi sta toccando. D’un tratto apro gli occhi,l’alba inonda con la sua luce rosata la nostra camera. La mano non è un sogno, è la tua.
Mi baci, mi tocchi dappertutto, mi sei sopra, sento la tua erezione premere contro il pube; protesto per la tua urgenza, sono ancora assonnata e la mia
eccitazione è dovuta più al sogno che alla realtà del momento. Mi dai un pizzicotto sulla natica che mi sveglia del tutto. La tua bocca copre la mia protesta mentre il tuo sesso entra nel mio come una spada nella sua guaina.
La mia eccitazione sale ad ogni tua spinta: apro gli occhi e mi perdo nei tuoi, già prigionieri della passione. Sento che tra poco esploderai e infatti rallenti il ritmo e ruggisci il tuo piacere, lasciandomi sola e frustrata.
Rotoli accanto a me e con un sorriso che non promette niente di buono mi chiedi se mi è piaciuto.
Da quanto sono arrabbiata non ti rispondo.
Tu allora ti metti a sedere, mi afferri per le ascelle e mi fai appoggiare alla testata in ferro battuto del letto.
Prendi la mia mano destra, la guidi al mio sesso e inizi a muoverla.
Mi irrigidisco e cerco di ritrarre la mano.
– non puoi ,lo sai, vero? – mi ricordi mellifluo – masturbati! dai! voglio vederti godere!-
Sai quanto mi dà fastidio espormi così, ti ho sempre negato questa fantasia.
Sono confusa e furibonda per l’eccitazione non goduta.
Preferirei farlo in un giardino pubblico prima di masturbarmi di fronte a te.
E tu lo sai benissimo.
E’ terribile come riesci a colpire i miei punti deboli!
La tua mano sopra la mia si muove ancora e mi regala sensazioni fortissime.
Ti fermi e la togli.
Ti stendi di lato, ti appoggi su un gomito e mi osservi sorridendo gongolante.
Vorrei gridare tanto sono fuori di me.
– STRONZO!- sibilo a fior di voce
Il tuo alito va a sfiorarmi il pube – è così che mi vuoi convincere?- mi sfidi baciandomi lì
Come spinta da una propria volontà la mia mano si muove.
Le sensazioni sono diverse, non ci sono abituata, ho quasi un rifiuto nel farlo, ma mi tocco, mi eccito sempre di più.
Il tuo sguardo famelico non mi perde di vista. Chiudo gli occhi per isolarmi da tutto quando sento che sto per venire.
La tua bocca all’improvviso è sulla mia e raccoglie i respiri rauchi del mio orgasmo. Mi lascio scivolare sui guanciali stropicciati, odorosi del nostro sesso. Giro la faccia sul cuscino e cerco sollievo nel fresco della stoffa.
Ti sento vicino
– continuo a stupirmi di questo pudore – la tua voce profonda mi dà i brividi come la mano che segue il profilo del mio fianco.
Ci addormentiamo così senza aver condiviso insieme un orgasmo.
Mi sento strana, insoddisfatta e scombussolata, ma tu sei qui, e questo mi è sufficiente per tranquillizzarmi. Il profumo del caffè è la prima cosa che sento quando mi sveglio.
Adoro l’aroma del caffè!
Mi stiro e fisso il panorama dalla finestra: un cielo cobalto splende limpido.
Ti sento entrare,ma non mi volto.
Il piumone si alza e la mia pelle rabbrividisce per lo spiffero di aria fresca che sente. La mia nuca è coperta dai tuoi piccoli baci che mi emozionano.
Mi volto, ti abbraccio e tu rispondi al mio slancio con uguale calore.
Sei tornato del tuo solito umore, sospiro gustandomi la fine della tua collera.
Non parli e continui a carezzarmi, le tue dita entrano dentro di me, si bagnano dei miei umori, e fanno schizzare la mia eccitazione alle stelle.
Ti voglio ancora, ancora ancora…penso Ti bacio il torace scendendo fino allo stomaco. Con voce rauca mi dici di non fermarmi, di andare più giù.
Le tue mani mi spingono in basso delicatamente ma con fermezza.
Il sesso orale non è la mia passione e lo sai!
Sai benissimo che le volte che lo faccio, sono io che decido e te lo faccio come un regalo di una serata particolare.
Me lo stai imponendo e la cosa non mi piace.
Sei un gran bastardo! Ti stai approfittando di una vittoria già in pugno, ma non sei mai contento. Vuoi sempre di più!
Oppongo resistenza ma il tuo cazzo già mi tocca la guancia. Il tuo odore penetrante di maschio mi esplode dentro quando alla fine lo prendo in bocca.
Quasi gridi dal piacere. Mi carezzi e mi stringi la testa dandomi il tuo ritmo.
Inizio a muovermi. Sorpresa, sento i miei umori che scendono tra le gambe: sono fradicia!
Aumento il ritmo, ogni tanto mi forzi, e il tuo pene quasi mi soffoca.
Lo sento crescere, ingrossarsi, i tuoi umori si mescolano alla mia saliva.
Pavento il momento del tuo orgasmo perché non sono mai arrivata fino in fondo in un rapporto orale. Il mio cuore batte all’impazzata, sono coperta da un velo di sudore. Vorrei fermarmi ma le tue mani non mi danno scampo.
Quando sento la tua eccitazione ormai prossima all’esplosione, mi fermi e mi costringi ad alzarmi.
TI guardo frastornata e sollevata, non ci capisco più niente. Mi baci in modo travolgente, la tua lingua fruga ogni anfratto della mia bocca.
Ti stacchi da me e con un sorriso mi chiedi a bassa voce cosa si prova a stare così in ansia. Non aspetti la mia risposta.
Sei già soddisfatto, mi hai fatto scontare tutte le volte che ti ho tenuto sulla corda. Mi viene quasi da ridere, non ti sapevo così vendicativo!
Scendi dal letto, mi trascini sul bordo e mi obblighi a girarmi in ginocchio. Con una mano mi tieni schiacciata giù mentre entri lentamente in me.
Un ansimo di piacere mi sfugge dalle labbra mentre mi sento riempire.
Ti muovi piano, so che stai cercando di trattenere il tuo piacere mentre fai salire il mio.
Lasci la mia schiena e con la mano cerchi il clitoride, stuzzicandolo.
Sto impazzendo, sento quasi un dolore fisico che mi strazia il ventre, tanto sono eccitata. Il piacere sale in me in volute sempre più alte. Tu ascolti questo crescere e alla fine ti lasci andare proprio nel momento stesso che anche io vengo. I nostri gemiti all’unisono rompono il silenzio della baita.
Non ci giurerei, ma mi è parso di sentirti dire “ti amo” prima di finire distesi abbracciati, finalmente soddisfatti, tra le lenzuola stazzonate del nostro
letto.
Il lunedì mattina rientro al lavoro, ancora scombussolata, con il brivido addosso della tua rabbia.
Non riesco a capacitarmi della nuova piega che ha preso il nostro rapporto.
Un sali e scendi d’emozioni intense e contrastanti che rendono il legame che ci unisce ogni giorno più forte.
Mi si rimescola il sangue quando ti penso, come qualcosa che mi nasce dentro e si espande, fuoco bollente, fino alla punta del capelli, lasciandomi scossa e sensibile ad ogni sollecitazione.
Il lavoro scorre lento, la mente non ne vuole sapere di concentrarsi su cose diverse dalle ultime 48 ore.
Sono distratta e sbadata; le colleghe mi allungano occhiate incuriosite e perplesse.
Sospiro indispettita, rigirandomi tra le dita un lapis mordicchiato.Mi cade lo sguardo sulla tracolla, potrei telefonarti, e scaricare così la mia rabbia su di te…sei già al lavoro, quindi libero e disponibile per rispondere al cellulare.
Ci penso un po’, alla fine scuoto la testa e lascio correre. Mi nasce un sorriso al ricordo dell’intenso piacere che mi hai regalato, solo poche ore fa..
Dopo tutto lo stress che mi hai fatto provare in quelle ore, l’esplosione di profondo godimento, è stato devastante.
M’illanguidisco al solo pensarci. Un formicolio m’invade il pube, già attraversato da una sottile tensione.
Risento le tue mani che mi carezzano, a volte con dolcezza a volte con rabbia. Niente con te è scontato, mai prevedibile e banale, è questo di te che mi affascina e mi lega.
Sento caldo, mi allento un bottone della camicetta, mi sfioro la pelle sudata, immagini conturbanti galleggiano davanti ai miei occhi.
Li stringo a forza: devo smetterla!
La voce perentoria del mio capo mi fa sobbalzare di spavento. Scatto come una molla verso il suo ufficio prima che si alteri sul serio.
Le ultime 48 ore sono per il momento archiviate.
Ci siamo sentiti ogni giorno della settimana.
Lunghe telefonate passate a parlare di noi, della nostra vita, del lavoro degli amici.
Tu brontoli proteste, velate minacce ogni volta che ti dico che esco con la solita compagnia.
Mi diverte questo modo di farmi sentire importante, mi rende felice sapere che mi pensi..anche quando non sei qui con me.
Il solo pensare che un po’ ti rode quello che faccio, mi fa sentire “desiderata”, poco importa di tutto il resto, della tua vita al di fuori di noi.
Con la mente ti vedo stanco che entri in macchina dopo un giorno di lavoro stressante e ti arriva il mio sms. Ti vedo sorridere mentre leggi che sono sotto la doccia a profumarmi pensando a te, carezzarmi pensando a te. La mia pelle morbida e calda ti tormenta mentre guidi nel caotico traffico milanese. Ogni sera è così, ti bombardo con frasi bollenti cui tu rispondi con secchi monosillabi.
Ogni tanto riusciamo anche a chattare, ma ormai siamo legati alle nostre voci e i caratteri scritti ci sembrano vuoti e freddi.
Venerdì sera te ne sei venuto fuori con una delle tue idee pazzesche.
– facciamo un gioco – hai proposto – domani niente alberghi o la baita. Ho a disposizione la casa di un amico in Brianza: voglio che ti abbandoni a me di nuovo. Ma questa volta verrai sapendo cosa ti aspetta. –
Ho riso imbarazzata senza sapere che dirti. Ero eccitata dai ricordi del nostro incontro. Ho provato a protestare…senza troppa convinzione, ma mi hai bloccato subito in modo definitivo.
Avrei voluto sbatterti il cellulare in faccia per quel tono di comando, ma non l’ho fatto e sono rimasta ad ascoltare la tua voce che ammaliante, mi eccitava creando contesti erotici.
-ti vengo a prendere alla stazione, non voglio che tu sia con la tua macchina. Sarai totalmente
alla mia mercé –hai chiarito mentre prendevamo gli accordi per il giorno successivo.
Ero un po’ dubbiosa al riguardo, una certa ansia mi torceva lo stomaco, come pure un’oscura eccitazione mi scaldava il ventre.Mi sono agitata sulla poltrona cambiando posizione spesso.
– ..mi pare che ci stia prendendo gusto al gioco del gatto col topo…non ti sembra esagerato? Potremmo anche andare a vedere quel film di cui tutti parlano….- ho tergiversato
– magari prima si..perché no?….-hai risposto – ma dopo facciamo a modo mio…ci stai Giulia? –
– va bene, ma solo per questa volta e poi..basta! ok? – alla fine ho accondisceso alle tue proposte
Hai riso leggermente.
-sei eccitato vero? – ti ho sussurrato immaginandoti felice per la vittoria
– se ti avessi qui ..lo scopriresti da sola, senza doverlo chiedere! ..è tutta la settimana che mi tormenti – hai mugolato sotto voce – mettiti il body che ti ho regalato e un vestito morbido e di facile accesso. Ti voglio aperta e disponibile –
– stai diventando feticista! – ho ribattuto io ridendo apertamente.
Ci siamo salutati, ognuno perso nei sogni dell’altro, pregustandoci l’incontro del giorno successivo.Ho trascorso una notte agitata da sogni erotici e la mattina sull’onda di quello stato emozionale, ho scelto con cura il mio abbigliamento.
Sono scesa alla stazione di quel paesino brianzolo dove tu mi avevi indicato. Sotto la pensilina c’erano poche persone, uno straniero con uno zaino in spalla e un paio di ragazzi e finalmente ti
ho visto.
Mi sei venuto incontro sorridendo con gli occhi brucianti di felicità e desiderio. Avrei voluto buttarmi tra le tue braccia, coprirti di baci, toccarti, invece sono scesa con passo calmo e composto.
La mia piccola borsa da viaggio in mano, il vestito che mi svolazzava intorno nell’aria fresca di fine agosto, il cuore in tumulto.
Ci siamo abbracciati e in quel breve gesto ci siamo detti parole impossibili da dire.
I nostri sguardi si sono incrociati: fulmini brucianti in un cielo tempestoso.
Un lungo brivido mi ha scosso.
Mi hai preso la borsa e la tua mano ha carezzato la mia in un gesto lento e sensuale.
Un’umidità crescente tra le gambe mi ha costretto a contrarre il pube e a respirare a fondo. I capezzoli mi si sono irrigiditi, eretti sono apparsi sotto la stoffa leggera del vestito.
-sei dell’umore giusto per il nostro gioco – hai ammiccato tu e per un momento mi sono chiesta come avrei fatto ad arrivare fino alla macchina, se le ginocchia avrebbero retto tutta quella emozione che sentivo dentro. Invece tu mi hai passato un braccio intorno alla vita, come a sorreggermi e ancora una volta mi sono stupita del feeling che esiste tra noi.
In macchina nessuno ha parlato: avrei voluto dirti tante cose, palesare la mia eccitazione, ma ero così tesa che ho preferito tacere per non rompere la carica d’erotismo che si forma ogni volta che siamo insieme.
Ti sei fermato davanti ad una villetta un po’ appartata, entrando ho notato la cura dei particolari nell’arredamento, ma niente di speciale. Hai posato a terra la mia borsa, poi mi hai fatto cenno di seguirti. Ci siamo fermati davanti ad una porta e mi hai detto in tono tranquillo
-da questo momento inizia il nostro gioco – così, senza alcun preavviso, è cominciata quest’avventura.
Hai tirato fuori della tasca una lunga fascia nera e mi hai bendato, lasciandomi nel buio totale.
Con un tono di voce di un maestro mi hai apostrofato
– ci sono cose che devi tenere bene a mente Giulia – ho sentito le tue mani che mi facevano scivolare giù il vestito, il fresco sulla pelle mi ha dato un leggero brivido. – la prima è che non ti è permesso dire di no, qualunque cosa ti chieda di fare – ti sei soffermato e ho pensato bene di annuire per far intendere che ho capito.
Mi hai sfiorato il seno con le nocche della mano e ho avuto un sobbalzo dalla sorpresa e dallo strano effetto che mi ha fatto il tocco improvviso sui capezzoli.
– puoi porre fine all’incontro in ogni momento, lo sai, ma non ti puoi rifiutare ad ogni singolo comando.
La seconda regola è che dovrai baciare con dolcezza e convinzione ogni cosa che ti sarà portata a contatto delle labbra – così dicendo hai accostato la mano al mio viso sfiorando la bocca.
Dopo un attimo d’esitazione nel quale ho analizzato le sensazioni che mi procurava quel gesto così dolce, ho baciato prima le nocche, poi i polpastrelli con cura. Pensavo di aver finito e mi sono fermata, ma la mano restava lì e quindi ho capito che avrei dovuto impegnarmi a fondo se volevo essere all’altezza di quello che desideravi tu.
Ho preso in bocca ogni dito e baciandolo e succhiandolo, sono arrivata al mignolo.
-brava! vedo che sei subito entrata nel gioco…- hai apprezzato a voce alta. Le tue mani hanno sfiorato le spalle con lenti carezze, hai abbassato gli spallaccini del body e me lo hai fatto scorrere verso il basso.
Sono rabbrividita al tuo tocco, poi le tue dita mi hanno carezzano il collo, ho una repulsione particolare per quella zona, non mi piace, ma tu ci hai insistito, mi sfidi a ribellarmi. Mi mordo le labbra per non dirti basta, ma per fortuna tu smetti e posso tornare a respirare di sollievo.
Sento le note del Bolero di Ravel diffondersi nell’ambiente.
Mi hai condotto verso un lato della stanza, e mi hai fatto appoggiare con la schiena contro qualcosa di freddo e metallico.
E’ una sbarra d’acciaio fissata attraverso il vano di una porta.
“Passa le braccia dietro la sbarra – mi hai incitato e io ho obbedito.
L’incavo dei miei gomiti combacia esattamente con la sbarra. Hai allacciato due bracciali di cuoio attorno ai miei polsi, e li hai fissato tra loro con una catenella che mi passa sul ventre.
-Ecco, adesso cominci ad essere in mio potere…-
La tua voce è pacata, ma ha come una sfumatura canzonatoria che mi preoccupa.
-Allarga leggermente le gambe…-
Eseguo con prontezza, e tu mi sfili dolcemente le mutandine, un paio di string neri, ma senza indulgere a contatti particolari, in modo quasi distaccato.
– … allargale di più…- ed usando due bracciali di cuoio simili a quelli di prima, hai fissato le mie caviglie alle estremità di una bastone di legno di circa 80 cm.
Ora il mio equilibrio è un po’ precario, e sono costretta ad appoggiarmi con le braccia alla sbarra per non cadere in avanti. Mi sei di fronte e ti avvicini fino a quando i nostri corpi sono a contatto. Essendo piú alto di me, il tuo collo si trova a contatto con le mie labbra. Memore dell’ordine iniziale, ho cominciato a baciarlo con cura. Le tue mani scivolano dietro la mia schiena, e riprendono a stimolarmi dolcemente, scendendo dalle spalle alle natiche, con lenti movimenti che, un poco mio malgrado, non posso fare a meno di trovare
piacevoli.
Senza la possibilità di vedere ciò che fai, mi pare che tu abbia mille mani, mille bocche, tanto mi sento coperta dalle tue attenzioni. Ogni tanto mi afferri un gluteo, con dolcezza te lo ruoti nella mano, poi quando niente mi fa supporre il cambiamento, lo stringi quasi con rabbia, e dal mio stato di torpore erotico, vengo gettata nel dolore acuto e bruciante: il flusso di dolcezza s’interrompe bruscamente, per riprendere non appena torni ad accarezzarlo con passione.
Un sali e scendi che mi scuote e mi fa stare allerta, con i sensi tesi al massimo e resi ancora più acuti dalla mancanza della vista.
Ti stacchi da me, lentamente non ti sento più così vicino, ma improvvisamente la tua mano è tra le mie gambe. Mi si mozza il respiro per la sorpresa e per il timore delle tue mosse future. Hai in mano due palline metalliche, fredde e lisce, di circa 3 cm di diametro, collegate tra di loro da una cordicella. Appoggiarle alle labbra ormai morbide della mia vagina e spingerle dentro è stato un unico movimento.
Ho un sobbalzo al loro ingresso.Mi sento invasa, quei corpi estranei dentro pesano contro le pareti, spingendo per uscire: mi fanno provare sensazioni strane e nuove.
Ogni volta che contraggo i muscoli per impedire che cadano giù, piccole scariche di piacere mi attraversano il pube. Sono troppo bagnata, sento che mi scivolano, inesorabili verso il basso.
-Non farle uscire! – mi dici perentorio – finché non te lo dico io! – di scatto contraggo i muscoli e un sospiro mi sfugge quando a seguito del movimento mi sento stimolare il clitoride.
Le tue mani mi coprono il seno, il ventre, in lievi carezze che mi fanno fremere, o in gesti decisi di possesso che mi fanno stringere i denti per non lamentarmi, in una altalena che fa innalzare la mia eccitazione in un parossismo di volute.
Mi tendo verso di te in una muta richiesta. Sento la pelle sensibilissima al tuo tocco, come l’avorio dei tasti del pianoforte per l’esecuzione di un concertista, anche io vibro come uno strumento sotto la tua guida.
All’improvviso un dolore forte mi fa gridare: mi hai afferrato i capezzoli e me li hai strizzati rudemente, un’ondata di sudore mi copre la pelle come un velo, l’eccitazione profonda mi fa tremare.
Ti sento ridere sommessamente.
Iniziano a dolermi le braccia per lo sforzo di trattenere le palline e non crollare io stessa, mi tremano le gambe.
-mi gira la testa..- ti supplico quando sento che non ce la faccio più. Le palline scivolano
inesorabilmente fuori, dandomi l’ultima erotica carezza alla vagina ormai infuocata.
In un attimo mi sei vicino, mi slacci i polsi dalla catena e senza sbendarmi e neppure
liberarmi le caviglie, mi adagi sul letto.
Un sospiro di sollievo sfugge dalle mie labbra quando sento la morbidezza delle lenzuola sulla pelle accaldata.
-troppa emozione ? – mi sussurri in tono ironico
-…forse…- rispondo con voce illanguidita dalle forti emozioni.
Ti sorrido dolcemente avvolta nel mio buio – adesso è tutto ok –
Vorrei baciarti per sentire la tua bocca. Allungo le mani seguendo la direzione della voce, ma invece di sfiorare il tuo corpo, incontro le tue mani che rapaci, mi catturano i polsi e li legano alti sopra la mia testa, a qualcosa, forse una catena, fissata alla rete del letto.
Sono di nuovo inerme, esposta in ogni dettaglio alla tua curiosità e terribilmente eccitata perché mi fido di te e ormai so che non corro seri pericoli.
Mi abbandono alle tue carezze mentre la tu a voce mi parla
-ora cara Giulia, facciamo un altro tipo di gioco. Io sono il tuo padrone e mi divertirò col tuo corpo.
E’ naturalmente, poiché io stimolerò molti dei tuoi punti sensibili, è probabile che ti ecciti fino al punto di arrivare all’orgasmo..BENE! sappi che non ti è consentito godere senza il mio permesso esplicito.
Governerò il gioco in modo tale da non portarti mai oltre il punto di non ritorno, ma se per caso, tu lo sentissi arrivare dentro di te, devi dirmelo per tempo, in modo che lo possa fermare a mio piacimento. Hai capito bene? –
– ho capito! – rispondo digrignando i denti, seccata da questa novità non prevista dagli accordi.
Un’ondata calda mi scuote da capo a piedi. E’ quel “padrone” che mi urta terribilmente;
sento quasi a pelle la tua eccitazione per questo gioco. Ti piace piegarmi alla tua volontà, lo spirito del maschio volitivo che oggi vive frustrato nella realtà della parità dei sessi emerge prepotente in te adesso.
Un sospiro forzato annuncia la mia capitolazione – si! Padrone….-
Compiaciuto inizi la nuova esplorazione del mio corpo, forse spii anche le mie reazione che provoca questa lunga stimolazione tattile. Ci sono punti che carezzi in cui non riesco a trattenere il fremito di piacere che mi attraversa: intorno al linguine, sotto il seno o all’attaccatura delle cosce. Mi agito in cerca di soddisfazione.
-hai una sensibilità eccellente, ideale, direi, per questa specie di gioco – sospiri al mio orecchio.
Sorrido rendendomi conto dell’armonia di sentimenti e sensazioni che si è creata tra di noi, che non avrei mai potuto immaginare prima.
– ora andiamo più in profondità – dici con voce resa rauca dall’emozione che stai vivendo.
Sento un ronzio avvicinarsi: un vibratore si appoggia al mio sesso facendomi scorrere il sangue vorticoso nelle vene. Il mio respiro diventa corto e affrettato come se corressi.
In effetti, sto correndo! Corro verso l’apice esplosivo di quest’eccitazione.
Giochi un po’ sul clitoride e mi sento impazzire, poi con destrezza e decisione me lo affondi dentro.
Un suono strozzato mi nasce in gola a quest’ingresso repentino.
M’inarco cercando di sfruttare al massimo la poca libertà che mi hai concesso: irrigidisco i muscoli in uno spasmo di piacere.
– GIULIA! – la tua voce scatta come una frustata – ti ricordo che non puoi godere senza il mio permesso! –
Spegni il vibratore. Mi sento persa. Respiro a fondo per riprendermi dallo shock.
Lo riaccendi senza preavviso, ad una velocità perfino maggiore che mi fa contorcere sotto le ondate di piacere ricorrenti che mi salgono dal profondo.
A mala pena riesco a balbettare che non riesco a controllarlo più, stordita da un piacere mai domo.
-non è affatto il caso ! siamo solo agli inizi – dici estraendo seccamente il vibro dal mio
sesso, che grida per avere soddisfazione
-non puoi – mugolo rabbiosamente agitandomi per liberarmi da quelle costrizioni che mi legano al letto.
Mi baci con furioso possesso, mi fa quasi male questa tua frenesia mentre sto impazzendo per la frustrazione.
-adesso comunque ti meriti un premio … -mormori anche tu senza fiato. Sento il vibratore scivolarmi dentro mentre una mano mi stuzzica un capezzolo.
Rinasco, la rabbia scema sotto l’avanzata di un piacere caldo e denso come fluido bollente.
Ogni movimento del vibratore accresce poco a poco quest’ondata.
Sento le prime avvisaglie, ingoio la paura e l’ansia per le tue prossime mosse, te lo dico
– padrone…posso godere…?- mentre le lacrime pungono i miei occhi per lo sforzo di trattenermi ancora.
-non avere fretta, al momento giusto potrai.!- mi rispondi, spegnendo e accendendo il vibro e facendomi provare un ritmo da montagne russe che annienta ogni mia capacità di pensiero,
se non quella di trovare lo sfogo a tanta eccitazione.
Mi agito come una forsennata in cerca di soddisfazione, se non fossi bloccata dalle robuste legature, di certo sarei caduta dall’ampio letto.
Sento il cuore battermi nelle orecchie, il respiro senza controllo. Sono davvero al limite. Fermi il vibro e lo sfili via, mi sento persa: sto per gridare tutta la mia frustrazione, quando sono riempita dal tuo corpo caldo e palpitante.
Un grido di sollievo mi esce strozzato dalla gola, tesa come tutto di me, per godere di questo momento.
-adesso godi!- mi grugnisci addosso mentre il tuo ritmo incalzante mi fa esplodere.
Mi sento come se l’energia mi si liberasse da ogni parte del corpo, dai polpastrelli, dai capezzoli fino alla punta dei capelli, un flusso lungo e costante che mi avvolge.
Mi sento ardere mentre m’inondi del tuo seme e ti abbandoni soddisfatto su di me, in un abbraccio bollente.
Le note del Bolero vibrano per l’ultima volta nella stanza, poi è di nuovo silenzio.
Ci abbracciamo e ci baciamo pieni di quella gratitudine che solo il piacere reciproco suscita.