Sono scomoda! Tirami un po’ su la gonna. – disse dopo aver staccato le labbra dalle sue e fissato negli occhi.
Lui non se lo fece ripetere, benché ancora un minimo esitante a causa dei pensieri di prima, allungò dolcemente le mani verso il bordo della gonna di Elena. Le fece scivolare sui suoi fianchi con una lentezza esasperante, quasi bramasse coglierne la forma, oltre che con la vista, pure col tatto; per memorizzarla meglio, per farla entrare in se attraverso ogni possibile via. Quando raggiunse il bordo della sottana infilò due dita al di sotto ed iniziò a tirarla verso l’alto.
Con il cuore che pareva impazzito, tanto batteva veloce, alzò lo sguardo per incrociare gli occhi della ragazza, sperava di cogliervi un ulteriore cenno di assenso; e ve lo trovò. Iniziò, forse solo in quel momento, a rendersi conto della piena disponibilità della ragazza dimostrata anche dal desiderio che si poteva cogliere nel suo respiro ed in quei occhi sempre più luminosi.
Tirò ancora il tessuto della gonna con l’intenzione di sollevargliela sin oltre la vita, ma trovò un contatto inaspettato che lo sconvolse per un attimo prima d’eccitarlo ulteriormente: la pelle lasciata scoperta dalla calze autoreggenti aveva incontrato le sue mani. Il ragazzo aveva sempre associato quel tipo d’indumento ad una donna estremamente sensuale, forse più matura di quella che stava sopra di lui, il fatto di scoprirle indosso ad Elena gli provocò una dolorosa fitta ai genitali. Il membro pareva intenzionato ad esplodere tanto sangue stava ricevendo e spingeva contro i calzoni troppo stretti; la fantasia del ragazzo generava senza sosta immagini di multiformi amplessi con la ragazza, vedeva chiaramente i dettagli delle sue gambe aperte per lui e fasciate in quelle calze così eccitanti.
Elena colse i pensieri del ragazzo e sorrise. Attese di sentire la gonna oltre i fianchi quindi scese sino ad appoggiare il pube sui genitali del ragazzo. Lui non si rese subito conto che mancava qualcosa nell’abbigliamento della ragazza, oramai le sue mani avevano raggiunto le prime costole e non avevano incontrato l’elastico degli slip. Elena raddrizzò il busto lasciando che il suo peso si spostasse tutto sul pube, quindi si mise a sbottonare la camicia del ragazzo. Reputò che i suoi occhi non erano diretti dove voleva lei, erano sempre puntati estasiati sul viso, allora spinse in avanti il bacino per imprimere un movimento alternato al pube, in modo da massaggiare, e valutare in anteprima, il pezzo di carne durissima che percepiva sotto di sé. Questa mossa raggiunse gli obiettivi prefissati: lei riuscì a misurare la validità del membro del ragazzo e lui abbassò gli occhi verso il loro punto di contatto, scoprendo l’assenza di biancheria intima. In tutto questo tempo Elena aveva già aperto completamente la camicia del giovane e stava accarezzandone il petto quando colse un sommesso gemito di stupore provenire dal ragazzo. Era il segnale che attendeva.
Elena arretrò per sollevarsi in piedi dinanzi al giovane, quindi con le gambe aperte in modo da non consentire alla gonna di scivolare giù iniziò a sbottonare la propria camicetta.
– Spogliati! – disse rivolta a lui – Ti prego! – aggiunse a suo beneficio.
Il giovane rimase con gli occhi fissi sul pube ben curato di Elena, pareva ipnotizzato dalla forma che la delicata peluria disegnava sulla sua pelle, poi il richiamo erotico di quell’immagine lo spinse ad agire. Si alzò dal divano pure lui per porsi innanzi alla ragazza e si sfilò i calzoni mentre lei terminava di levarsi la camicetta. Il ragazzo non si stupì, questa volta, di trovarla senza reggiseno, oramai aveva inteso, o pensava di aver capito, le intenzioni di Elena. Si avvicinò a lei per sfilarle la gonna verso il basso, in modo d’averla completamente nuda, ma lei si mosse prima di lui. La ragazza aprì, in qualche modo misterioso, la sottana e la lasciò cadere ai suoi piedi; quindi s’inginocchiò ed allungò entrambe le mani verso di lui a mo’ di richiamo.
Il ragazzo intuì immediatamente le sue intenzioni ma stentava a crederci, si avvicinò a lei lentamente, con la certezza di vivere un sogno, temeva che al primo contatto delle labbra di Elena con il suo glande tutto si sarebbe dissolto in una nuvola di vapore per poi materializzarsi nelle sembianze della sua camera, dove mille volte aveva sognato un incontro erotico come questo che stava vivendo ora.
La possente fitta di piacere che sentì nascere dal basso dei suoi genitali lo convinse che si trattava proprio di una stupenda realtà: Elena era vera, era nuda ai suoi piedi e desiderava solamente procurargli un piacere immenso. Si abbandonò completamente a quegli stimoli chiudendo gli occhi per non perdere nemmeno la più piccola sfumatura di piacere. Elena era abilissima, pareva intenzionata ad aspirargli il seme direttamente dai testicoli senza attendere il suo orgasmo. La lingua, poi, sembrava impazzita; già durante il bacio, il ragazzo, aveva notato come la muovesse in modo estremamente eccitante, ma ora, nel sentirla in azione sul proprio membro, provava un piacere troppo intenso da contenere. In prossimità di un imbarazzante orgasmo prese con forza la testa di Elena per allontanarla da sé. La ragazza sorrise soddisfatta, aveva aggiunto un’altra impronta al marchio che s’accingeva a lasciare su di lui.
Rimasero immobili per un tempo indefinito in quella posizione, in attesa che il respiro di lui si regolarizzasse indicando un riconquistato controllo; poi Elena si alzò in piedi strusciandosi contro il corpo del ragazzo, avendo cura di far scivolare il membro nel solco tra i seni. Non trascurò neppure di baciargli prima la pancia e poi il petto, la gola ed infine ancora le labbra, una serie di baci dolci, quasi innocenti, che lasciarono una traccia infuocata sulla pelle del ragazzo. Soddisfatta di sé e dell’eccitazione che era riuscita ad infondere nel ragazzo, Elena, lo prese per mano e se lo posizionò innanzi mentre si accomodava sul divano. Si sedette appoggiando le natiche sul bordo in modo da lasciare il pube oltre il cuscino, quindi afferrò entrambe le mani del giovane e lo trasse a se mentre si lasciava cadere all’indietro. Da un luogo imprecisato, molto probabilmente da sotto il grande cuscino laterale, spuntò un profilattico; da questo momento non fu più necessaria alcuna specifica richiesta verbale. Elena aprì al limite le gambe e sollevò, invitante, il pube dopo avergli lasciato il tempo d’indossare il preservativo. Si lasciò, quindi, penetrare passivamente, limitandosi a non opporre resistenza, a posizionare il pube secondo l’angolazione migliore ma senza andargli incontro e neppure lo incitò con mugolii d’approvazione. Rimase muta e concentrata, con il viso rivolto verso di lui e gli occhi chiusi; solamente un respiro interrotto a metà ed il breve suono di una “a” sussurrata segnalò al ragazzo d’essere arrivato in fondo. Lui le accarezzò il ventre per spingere, poi, le mani sino al seno; quindi le fermò sui fianchi, afferrandola con forza prima d’iniziare a muoversi in lei sforzandosi di mantenere un ritmo regolare ed incessante.
Elena assaporò ogni movimento, ogni singolo centimetro di penetrazione, concedendo al piacere nascente d’espandersi in ogni angolo del suo corpo. Cercava il languore, quella calda sensazione di benessere, prima di dedicarsi al proprio piacere ed a quello di lui. Il sigillo che intendeva apporre sopra il marchio sul ragazzo era proprio quello del piacere, intendeva donargli un godimento tale da rimanergli impressa nella mente per il resto dei suoi giorni terreni, e possibilmente anche in quelli seguenti.
Un’acuta fitta di piacere percorse il corpo di Elena quando lui, incautamente, sfiorò il clitoride con il pollice della mano destra tenuta aperta sul bacino. Questa fu la molla che spinse la ragazza a prendere attivamente parte all’amplesso, da quel momento iniziò a muoversi seguendo la corsa del pene in lei, amplificandone gli stimoli contraendo con forza il pube quando lo sentiva completamente dentro. L’eccitazione e lo sforzo fisico imperlarono di un leggero strato di sudore la sua pelle; sentiva il membro del ragazzo scivolare con estrema facilità in lei ma quasi non percepiva la sua consistente presenza all’interno, questo era la misura di quanto era eccitata, ed il comprenderlo la stimolava ancora di più. Sapeva di muoversi in un modo irresistibile e ne coglieva i sintomi sul viso del ragazzo. Lo portò sin quasi sull’orlo dell’orgasmo, quindi lo costrinse a rallentare sino a fermarsi per trattenerlo dentro di se mentre gli accarezzava il petto con dolci movimenti circolari.
Elena spinse in avanti il pube per sollevare la schiena e, prestando molta attenzione a non lasciarsi sfuggire il membro del ragazzo, lo spinse all’indietro invitandolo a stendersi sul tappeto. Il progetto era di ritrovarsi sopra di lui in modo da invertire le parti. La manovra riuscì non senza qualche difficoltà ed il rischio di perdere la chiave che li univa, Elena amava in modo particolare queste prove ginniche, le piaceva compiere evoluzioni scollegate dalla pura ricerca del piacere tenendo dentro il ventre il membro dell’uomo di turno. Appena conquistò una posizione comoda prese il controllo dell’amplesso, dettando il ritmo che più le si confaceva. Esordì con un movimento alternato dal basso verso l’alto e viceversa mentre, chinata in avanti, offriva il seno ai baci del ragazzo; poi sollevò il busto in posizione eretta e lasciò alle anche il compito di guidare il bacino in un movimento circolare unito ad uno longitudinale, tale da tracciare un ideale “otto” incentrato sul membro del ragazzo. Ora era lui a godersi passivamente gli stimoli donati da lei rimanendo praticamente immobile ed, apparentemente, intenzionato nel lasciarsi condurre verso l’apice del piacere.
La posizione, che le consentiva di percepire al meglio la presenza fisica dentro di sé, ed il senso di libertà unito a quello di potere sul ragazzo, spinsero Elena verso una percezione estesa del piacere. L’eccitazione ed il desiderio leniti da questo nascente piacere puramente fisico lasciarono spazio ad un istinto sino a quel momento celato dal primordiale bisogno di accoppiarsi. Gli occhi della ragazza si chiusero per occultare un repentino restringimento delle pupille; ad ogni profondo affondo, ogni volta che il membro del ragazzo le si incuneava nel ventre, Elena gemeva di piacere e cedeva sempre più il controllo alla parte puramente animale di sé.
Il ragazzo era rapito dallo spettacolo donatogli dal corpo di Elena, riusciva solo a percepire qualche particolare del bacino, dei fianchi o del seno, che si muovevano sopra di lui; se alzava lo sguardo al viso vi leggeva un profondo piacere ed un coinvolgimento vicino all’estasi. Era esaltato da quanto lei dimostrasse di godere della situazione poiché si credeva l’origine di tanto piacere; questa convinzione lo eccitò ulteriormente spingendolo pericolosamente vicino all’orgasmo. Tentò, allora, invano di contenersi, non voleva lasciarsi andare prima di notare in lei i sintomi dell’estremo piacere, temeva di deluderla e di giocarsi la possibilità di rivederla. Concentrò la sua attenzione sul viso della ragazza, sulle palpebre serrate, sulle labbra, cercò di leggere nella tensione dei lineamenti il punto in cui si trovasse, sperando di cogliere i primi sintomi dell’orgasmo al più presto.
Elena era del tutto inconscia di quanto avveniva sotto di sé, le era sufficiente la percezione di un corpo maschile tra le gambe, un pezzo di carne dura dentro il ventre e della pelle sotto le mani. Oramai non era più in grado di governare le proprie azioni, quando l’istinto primigenio prendeva il controllo spingeva il corpo e la mente verso un solo obiettivo. Istintivamente iniziò ad accarezzare il petto del ragazzo sostenendosi al contempo, leggermente chinata verso di lui modificò sostanzialmente l’orbita disegnata dal pube trasformandola, nuovamente, in un micidiale movimento alternato mirato a sfruttare tutta l’estensione del membro. Era in attesa di un segnale, di un sintomo che la mente razionale non potrebbe comprendere, si muoveva dimostrando una tensione che il ragazzo intese come indice d’imminente orgasmo. Lui, allora, si lasciò andare, rilassò i muscoli delle gambe e strinse forte le mani sui glutei di Elena.
Tutto avvenne in un istante di tempo assoluto in cui la percezione relativa si dilatò. Il ragazzo pulsò per la prima volta dentro di lei inarcando il bacino, Elena colse questo e si spinse giù aprendosi al contempo in modo da inglobare completamente in se il membro del giovane, quindi accelerò il massaggio delle mani sul suo petto avendo cura di appoggiare con forza sulla pelle l’unghia del pollice sinistro. Insistette sin quando un sussulto ed un gemito del ragazzo le indicarono d’essere riuscita nel proprio intento, allora si chinò velocemente verso il torace ed appoggiò le labbra sulla ferita che iniziava a stillare sangue. Come il sapore dolciastro la invase iniziò a godere.
Elena gemeva e godeva del suo orgasmo senza mai staccare le labbra dalla ferita sul corpo del ragazzo, aspirava con forza incurante dello sconvolgimento mentale che aveva generato in lui. Rimase in quella posizione anche dopo il termine naturale dell’esplosione di piacere, nonostante sentisse il membro oramai floscio dentro di sé e si rilassò adagiandosi sul giovane. Solo quando riprese un minimo di forze si sollevò a fatica, osservò quindi, fintamente turbata, la piccola cicatrice sul petto del giovane e mormorò quelle che potevano apparire come delle scuse, poi si diresse verso il bagno.
Il ragazzo, rivestendosi, ripensò alla dinamica dell’amplesso e giunse alla conclusione che Elena, in pieno trasporto erotico, non si era resa conto della forza esercitata dalle sue mani. La ferita era quindi stata generata involontariamente e la successiva aspirazione del sangue era da intendersi come un tentativo di lenire il dolore accidentalmente provocato. L’unica cosa che lo lasciava perplesso era la strana coincidenza del suo orgasmo con questa “bevuta” di sangue. Ricacciò indietro questi pensieri, gli era capitato di sentire amici vantarsi delle proprie cicatrici sulla schiena, sintomatiche di un amplesso con una ragazza molto ispirata; ebbene lui, ora, poteva vantarsi della cicatrice sul petto.
Quando Elena si ripresentò appariva del tutto normale, nulla nel suo modo di muoversi o atteggiarsi lasciava intuire quale passione riuscisse a scatenare durante l’amplesso; questo era l’aspetto che più colpiva di lei. Si era fatto tardi ed Elena non trattenne ancora a lungo il ragazzo; mentre lo accompagnava alla porta notò che tentava in ogni modo di strapparle un appuntamento. Si aspettava questa inevitabile mossa e si era preparata già durante la cena annunciando una sua imminente visita al paese natio che l’avrebbe allontanata per almeno due settimane. Elena prendeva sempre queste precauzioni quando incontrava un ragazzo che poteva risultare più interessante della media, non poteva permettersi un secondo incontro se voleva evitare d’innamorarsi. Non sapeva ancora come conciliare l’istinto predatore con l’amore.