Era verso la fine dell’estate quando Elisa mi disse che aveva deciso di cambiare casa. Finora aveva vissuto in una villetta in affitto, molto signorile, l’aveva scelta per ritrovarsi con i suoi amici, organizzare feste. La sua casa era il punto di riferimento di un gruppo di amici che contavano nella società, poi il suo uomo l’aveva lasciata per tornare dalla moglie e lei improvvisamente si è trovata sola. Le visite degli amici si erano fatte sempre meno frequenti e non avrebbe avuto più alcun senso continuare ad abitare una casa troppo grande, troppo vuota per lei. Così aveva cercato un piccolo appartamento in città. Ormai l’aveva già acquistato e da un paio di mesi muratori e falegnami stavano lavorando per modificarlo secondo i suggerimenti di un suo amico architetto, uno dei pochi che le erano rimasti.
Poi dopo alcuni mesi, il 1° gennaio, mentre parlavamo al telefono per farci gli auguri mi disse che il giorno prima, il 31 dicembre si era trasferita nel nuovo appartamento. Che Elisa fosse un poco originale l’avevo sempre saputo ma non credevo che avrebbe organizzato il trasloco il giorno di San Silvestro, così dopo qualche giorno l’ho chiamata nuovamente per sapere come si trovava nella nuova casa.
“Ciao Elisa sono Ivan, come stai?”
“Ciao Ivan, ti ho cercato un paio di sere fa, ma avevi il telefono occupato e il cellulare spento.”
“Si è vero, mi dispiace ma avevo un brutto raffreddore, sono andato a letto subito dopo cena e ho staccato telefono e telefonino” –
“Avevo due biglietti per il teatro e pensavo ti sarebbe piaciuto passare una serata insieme”
“Mi dispiace moltissimo, ma se siamo ancora in tempo potremmo utilizzarli sabato prossimo” –
“Va bene, credo che diano lo stesso spettacolo fino a domenica. Però adesso avrei bisogno di un amico che venisse una di queste sere a casa mia per aiutarmi ad appendere i quadri alle pareti. Per il momento sono ammucchiati sul pavimento del soggiorno, non so se riusciremo ad appenderli tutti, questo appartamento mi sembra così piccolo anche se poi ci sono quattro stanze” – “ Se per te va bene ci possiamo vedere anche domani sera” – “ Direi che va benissimo, facciamo … dopo le 9, così trovi anche posto per il parcheggio. Per il momento ti ringrazio, ciao Ivan” – “Ciao Elisa a domani sera”.
Il giorno seguente verso l’ora stabilita mi trovavo con una valigetta di attrezzi in mano davanti al portone di casa di Elisa. Cerco il suo nome sulle targhette dei campanelli e suono. “Chi è?” – “Ciao Elisa sono Ivan” – “Sali, prendi l’ascensore e vieni al 3 piano”
Poco dopo, con la porta di casa socchiusa vedo Elisa venirmi incontro. Ci salutiamo poi lei mi invita ad entrare. Mi mostra le stanze poi ci sediamo sul divano per qualche minuto a parlare. Quindi dopo aver deciso dove appendere i quadri iniziamo a piantare i chiodi. Per ogni quadro che veniva appeso Elisa mi raccontava la sua storia, da chi l’aveva ricevuto in quale occasione glie lo avevano regalato, il valore affettivo e l’urgenza di vederlo appeso dal momento che non avremmo sicuramente in una sola serata.
Poi all’improvviso vedo Elisa che viene verso di me con qualcosa che non è un quadro, si tratta di uno specchio veneziano, con un sorriso mi chiede di prendere un gancio robusto per sistemarlo in camera da letto sulla parete, sopra un antico comò. Visto il valore del mobile e degli oggetti che si trovano sopra chiedo di poggiarli momentaneamente sul letto. L’ultimo oggetto è un libro dalla rilegatura rossa e le scritte d’oro, molto voluminoso ed elegante. Dopo averlo afferrato, istintivamente leggo il titolo restando molto sorpreso: ‘Dizionario Erotico’. Inutile dire che da quel momento ho cominciato a farmi mille domande: “Come mai teneva quel libro con disinvoltura e bene in vista nella sua camera da letto? Lo teneva sempre li oppure ce l’aveva messo quella sera? Voleva mandarmi un messaggio oppure l’aveva dimenticato sopra il comò e pensava che non lo vedessi?”
In ogni caso l’ho preso con la mano porgendoglielo come qualunque altro oggetto. Mentre lei l’afferrava con entrambi le mani, come si fa con le cose preziose, notavo un leggero rossore sulle sue guance. Dopo aver sistemato lo specchio chiedo di poter usare il bagno per lavarmi le mani, il quesito del ‘Dizionario Erotico’ non mi abbandonava un istante, chissà cosa stava passando per la mente di Elisa. Poi sento la sua voce: ”Ivan, quando hai finito di lavarti le mani vieni in soggiorno, direi che per questa sera ci siamo già stancati abbastanza”
Entro nella stanza ed Elisa seduta sulla poltrona vicino l’angolo mi chiede di sedermi indicandomi il divano di fianco al tavolo. Poi all’improvviso mi fa una domanda inaspettata: “Che idea ti sei fatto due anni fa, la prima volta che mi hai incontrata?” – “Ho pensato di avere di fronte una ragazza di trent’anni, indipendente, sicura, con cui era piacevole conversare su qualunque argomento” – “Tutto qui? E del mio trucco tutt’altro che leggero, il rossetto molto acceso quasi volgare sulle labbra?” – “Ho sempre pensato che per una donna truccarsi sia soltanto un modo per farsi notare, per essere più desiderabile. Per il resto è solo una questione di gusti. Non ho mai giudicato una donna soltanto dalle apparenze”
Mentre Elisa continuava a farmi domande notavo che i suoi capezzoli si erano induriti, tanto da sollevare come la punta di due matite il suo maglione di lana.
Poi mi ha detto di avere dei segreti della sua vita privata, tali da non poterli rivelare neanche alla sua migliore amica. Dell’attrazione che provava verso gli uomini, soprattutto quelli maturi. Tanto da ritenere me anche troppo giovane nonostante avessi cinque anni più di lei.
Più Elisa parlava più i suoi capezzoli sollevano il profilo del suo seno, mi stavo ormai eccitando ad ascoltarla. L’espressione del suo viso era alterata quasi innaturale ho fissato per un istante la sua bocca, le labbra che si muovevano, i due piccolissimi nei sulla destra tra il labbro superiore e il naso. E’ incredibile come a volte certe piccole imperfezioni rendano più seducente la bocca di una donna. Ormai mi stavo eccitando al punto che sentivo dolore dai testicoli, non riuscivo più a starmene seduto. Mi sono alzato e ho continuato ad ascoltarla restando in piedi. La bocca di Elisa era più eccitante di qualsiasi stimolo visivo, la sua voce era di una sensualità irresistibile. In quel momento la mia fantasia ha cominciato ad andare oltre ogni possibile realtà. C’era in me il desiderio di mostrargli fino a che punto aveva stimolato il mio desiderio. Ma il buon senso e la ragione tenevano a freno ogni mia mossa. Poi, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, ho abbassato la lampo dei pantaloni estraendo come un frutto maturo il mio sesso, turgido, imperioso pulsante di desiderio. La reazione di Elisa è stata quasi sorprendente, ha infilato una mano nei miei pantaloni, alla base del pene e carezzandomi i testicoli ha ingoiato quasi completamente quel bastone di carne nella sua bocca.
Era un cazzo l’oggetto del suo desiderio, era quello che gli mancava, probabilmente in quel momento lo avrebbe succhiato a chiunque. Ha cominciato a farmi un pompino quasi con foga, il mio cazzo era ormai nella sua bocca da un paio di minuti. Poi lo ha fatto uscire continuando a bagnarlo con la lingua per tutta la sua lunghezza, sembrava che volesse misurarlo. Poi nuovamente affondava la bocca fino quasi a sfiorarmi i testicoli, non pensavo che una bocca potesse accogliere completamente quell’asta così lunga. Sentivo sul glande, ormai ingrossato come la cappella di un fungo porcino, il calore incredibile delle sua lingua mentre lo faceva scivolare fino all’inizio della gola. La nostra eccitazione era diventata incontrollabile, mentre mi pompava ha cominciato a spogliarmi, slacciandomi completamente i pantaloni e facendoli cadere fino a metà delle caviglie. In quel momento, sentendomi improvvisamente nudo, quasi fosse un segnale, come avessi sentito il desiderio di concludere il suo gioco erotico ho sentito l’irrefrenabile voglia di sborrare nella sua bocca. Elisa al primo getto caldo di sperma ha per qualche istante fermato il movimento della sua testa, in attesa del secondo violento getto del mio seme, poi l’ha ingoiato con incredibile disinvoltura leccando la punta del pene fino a succhiarne l’ultima goccia.
Ho scostato la sua bocca dal mio sesso per baciarla, poi le nostre lingue hanno iniziato una schermaglia di colpi con le punte, si intrecciavano, si cercavano. Ci frugavamo nelle nostre bocche.
Ho cominciato a baciarla sul collo ma lei intanto stava cercando di sfilarsi la gonna sollevando le natiche e frugando febrilmente sul suo fianco sinistro dove si trovava la lampo di chiusura. E’ restata per un attimo a cercare il gancio della gonna poi spazientita l’ha arrotolata fino ai piedi chiedendomi di strappargliela di dosso. L’ho subito accontentata lasciandogli solo gli slip di pizzo nero.
“Sul letto Ivan, portami in camera da letto”
L’ho sollevata dalla poltrona e dopo pochi passi l’ho lasciata cadere sul letto facendola sobbalzare sulla coperta.
Nella camera da letto di Elisa tutto era ispirato all’erotismo.
Letto d’ottone, armadio veneziano, abat-jour orientali, mobili intarsiati. Quella stanza sembrava ispirata al Vittoriale, tutto pareva insolito, anche l’arredamento, però quando Elisa fu completamente nuda su quel letto, illuminata dalla debole luce blu di un abat-jour, credetti di non aver mai visto prima una scena così erotica.
Le sue cosce pallide sembravano di un colore irreale così come i suoi seni e i capezzoli che svettavano imperiosi in mezzo a due corolle rosa scuro. Non immaginavo avesse quelle mammelle. Il corpo di Elisa era il massimo che un uomo potesse desiderare, nonostante lei non fosse molto alta aveva un fisico da sogno.
Non ho mai visto un’altra donna starsene nuda, su un letto con la stessa disinvoltura mostrata da Elisa. Ogni sua movenza sembrava studiata come se si trovasse su un set cinematografico. Il letto era per lei il suo luogo preferito, lì si sentiva come una gatta al nella sua tana. Si era distesa sul letto e girata leggermente su un fianco, aveva allargato le cosce piegando le gambe e mettendo il piede sinistro accanto all’altra coscia. Sembrava quasi una posizione già studiata in precedenza, poteva offrire il suo sesso ai miei baci mentre lei affondava il suo viso tra mie gambe. Era una sorta di 69 dove ciascuno poteva vedere il proprio sesso mentre veniva eccitato dalle carezze dell’altro.
I peli ricci e castani che circondavano le grandi labbra erano corti, quasi che Elisa avesse per quel boschetto la stessa cura che aveva per i suoi capelli o le sopracciglia. Ho iniziato a giocare con le dita con i suoi peli arricciati mentre con la lingua cercavo il clitoride, inizialmente seminascosto. Poi con il pollice e l’indice ho schiuso quel fiore di carne insinuando la mia lingua nella sua fessura. Intanto con l’altra mano, dopo averla inumidita nei suoi umori ho iniziato con movimenti circolari dei polpastrelli ad eccitare il suo buchino. Intanto Elisa si stava dedicando al mio pene. Dopo aver fatto scendere verso il basso, stringendola con la mano, la pelle che copriva il glande aveva iniziato a leccare la cappella indugiando con la punta della lingua nel piccolo forellino.
Avevo come l’impressione di nutrirmi di lei dei suoi umori, tanta era l’abbondanza del suo liquido. Poi Elisa si è tolta da quella posizione appoggiandosi con la schiena sui cuscini del letto e allargando al massimo entrambe le gambe aiutandosi con le mani. Sembrava quasi volesse avvicinarsi con la bocca quanto possibile alla vagina. Se avesse potuto l’avrebbe leccata anche lei. Intanto io alternavo i colpi della mia lingua tra la sua fica e il buchetto del suo culo dove avevo già infilato le mie dita. Elisa osservava, poi ha sostituito la sua mano alla mia e ha cominciato a sfregarsi le grandi labbra, poi il clitoride con un movimento lento. Ormai aspettava solo di ricevermi dentro di lei. Ho sollevato le sue gambe, poggiandole sulle mie spalle poi ho puntato il pene ormai turgido e teso contro il buco del suo culo, lei con un gesto improvviso, l’ha afferrato con la mano indirizzando all’interno della sua vagina. Ha cominciato a muovere il bacino scegliendo il ritmo della penetrazione. I suoi occhi guardavano fisso nei miei, aveva uno sguardo appassionato, i suoi occhi scuri erano di una sensualità incredibile. Poi ho sentito nuovamente la sua mano che afferrava la mia verga e dopo averla sfilata dalla sua fica la faceva entrare completamente nel suo culo. Era lei a condurre il gioco, sembrava rispettasse una sequenza nelle penetrazioni. All’improvviso ha cominciato a dire frasi sconnesse: “Fottimi … spaccami il culo … non credevi fossi così troia? Dai…”
A questo punto ho afferrato le sue natiche con entrambi le mani, l’ho sollevata dal letto accelerando il movimento dentro le sue viscere. Poi al culmine, rendendomi conto di quanto troia fosse Elisa, ho sfilato il cazzo dal suo culo, schizzandogli due getti di sperma sul viso. Elisa aveva ormai perso ogni controllo e incurante che il mio uccello fosse appena uscito dal suo culo, lo ha ingoiato con la sua bocca fino alle palle succhiandolo e leccandolo con avidità incontrollabile. Avrebbe voluto ricominciare ma ormai si erano già fatte le due di notte e alle cinque doveva iniziare il turno di servizio in ospedale.