Mi avevi dato appuntamento per le dieci di sera, a casa tua, alla periferia di Viareggio;
mi era parsa un pochino strana la raccomandazione:
-Non suonare il campanello, troverai la porta socchiusa-
Strana perché ancora non ti conoscevo: avevo desiderato far l’amore con te fin dal nostro primo incontro, mi avevi intrigato subito, con la tua fisicità animalesca, da predatore.
Ti avevo osservata a tavola: i seni sporgevano opulenti da un top nero striminzito e su quella pelle scura vellutata e palpitante scendevano briciole di pane casalingo tagliato a spesse fette che tu azzannavi senza pietà: eri l’unica tra le ragazze presenti a dimostrare tanta voracità per quell’alimento normalmente considerato dalle donne il killer della linea.
Conscia del mio sguardo ipnotizzato dal ritmico palpitare dei tuoi seni , guardandomi con intenzione afferrasti un bicchiere di vino rosso , lo trangugiasti d’un fiato, per poi pulirti con la mano la bocca, sempre fissandomi con uno strano sorriso obliquo mentre i tuoi occhi promettevano delizie erotiche senza fine : il risultato fu una immediata e ingombrante erezione.
Cominciammo a parlare, e alla fine della serata mi invitasti l’indomani sera a casa tua.
Me l’aspettavo perché ci eravamo “ visti e presi”, un’attrazione fisica esplosiva, una complicità biochimica che raramente capita.
Mentre mi affrettavo a raggiungerti all’indirizzo che mi avevi dato pensavo al tuo nome
-Miriam – ; mi eccitava anche quello, forse perché sapeva tanto di storia sacra in un contesto che si preannunciava oltremodo pagano?
L’illuminazione era assai scarsa, nel vialetto dove m’inoltrai : oltrepassai due villette, con giardino da biancaneve e sette nani e qualche stanza illuminata per trovarmi di fronte alla tua casa , antica e grande , immersa nel buio assoluto.
Il cuore accelerò i battiti, e il caldo mi parve aumentare improvvisamente, in quell’Agosto afoso anche per la Versilia.
Spinsi appena la porta che si aprì, cercai un interruttore della luce a tentoni , lo trovai ma al suo click non successe niente, buio assoluto.
-Miriam, dove sei? ma che stai combinando?-
Nessuna risposta, solo, avanzando, inciampai in qualche cosa: una grossa torcia, che accesi subito.
La stanza molto grande aveva una scala laterale che portava al piano superiore.
Il caldo umido era opprimente , nonostante l’ora già tarda. Rimasi incerto sul da farsi, ti chiamai di nuovo: nessuna risposta.
Il silenzio e il buio della casa mi avvolgevano, trasmettendomi una inquietudine acuta che accendeva ancor più il desiderio di te.
Eppure eri vicina, cominciai a fiutarti, un misto di essenza costosa e odore animale di
donna : l’eccitazione salì alle stelle perché capii che quello era il tuo gioco, volevi essere trovata, stanata e catturata.
Cercavi un cacciatore, per una volta i ruoli si invertivano , tu saresti stata la preda.
Improvvisamente cadde sotto il cono di luce alla base della scala un indumento: era il tuo top nero della sera prima.
Lo presi in mano, dentro c’erano ancora i tuoi seni, palpitanti e scuri, dai capezzoli grandi che bucavano la stoffa.
Mi tolsi la camicia fradicia e le scarpe abbandonandole sul pavimento.
Poi incominciai a salire , trovai la tua gonna corta, e infine, sul pianerottolo gli slip bianchi di pizzo.
Li raccolsi e me li strofinai sul viso, sul petto, sulle labbra, per gustarne il sapore di femmina
eccitata; mi parvero umidi e immediatamente pensai alla tua micia che si stava bagnando per me.
Allora mi spogliai completamente, perché sentivo che tu era vicina, sempre più vicina.
Mi arrivava largo il profumo aspro della tua eccitazione , insieme al respiro affrettato
dall’attesa.
Il sesso era tanto teso e gonfio da farmi male.
-Miriam- mormorai.
Ti volevo come tu volevi me; continuando a mormorare piano e con dolcezza il tuo nome mi diressi verso l’unica porta spalancata come una bocca pronta a ingoiarmi, simile a quell’altra tua bocca che tra poco avrebbe accolto il mio fallo che ti voleva con urgente voglia ceca.
Diressi la torcia sulla parete e poi sul letto: stavi lì, come una belva braccata, con gli occhi spalancati, nuda, le labbra aperte in un respiro affannoso.
Ti illuminai il volto, continuando a chiamarti per nome, mentre tu fissavi quella luce, dietro alla quale sentivi pulsare incontrollabile il mio desiderio.
Scesi piano con la torcia sul seno , sul ventre palpitante, sulle cosce e sulle gambe lunghe, che si accarezzavano l’una con l’altra.
Gettai la torcia e ti montai sopra; rimasi un attimo immobile sul tuo corpo morbido , stingendoti con forza, mentre il mio viso si perdeva dentro i tuoi capelli folti e ricciuti.
Tu mi afferrasti il sesso con forza e lo guidasti ,decisa, dentro di te.
Avevi la bocca spalancata nella mia, gemevi e sospiravi, dimenandoti.
Cominciai a muovermi dentro di te, con accanimento, forza e desiderio immensi.
La pelle sudata e bagnata sgusciava dai nostri abbracci.
Poi mi stringesti i fianchi a tenaglia incrociando sopra di me le caviglie snelle( mi é rimasto nelle orecchie il rumore fatato dei ciondoli tintinnanti della tua cavigliera) ed io puntai i piedi sul bordo del letto; mi tuffavo sempre più dentro il tuo corpo e tu mi stavi divorando, inghiottendo, senza che nessuno dei due immaginasse , neppure per un momento, che tutto avrebbe avuto una fine.
Ti accarezzai i seni, succhiai con bramosia i tuoi capezzoli, tu mi strusciasti con la lingua sotto le ascelle: una lingua che mi parve ruvida , come quella dei gatti.
Poi i nostri movimenti sinuosi si accavallarono gli uni sugli altri, fino a che non fummo un movimento solo di armonia perfetta che ci fece schizzare lontani insieme, trasportando per qualche attimo il centro segreto che ogni uomo possiede nell’eternità .
Per la prima volta il mio piacere era esploso in perfetta sincronia con quello di una donna;
non so descrivere quello che provai: sentivo gli spasmi della tua micia bagnata avvolgere e abbracciare il mio sesso con molta più forza e passione di quanto riuscissero a fare le mie braccia intorno al tuo corpo.
Tutto poi i lentamente si acquietò e si calmò, decelerando.
Riprendemmo a respirare normalmente, a odorarci, a leccarci, accarezzarci.
Intorno tutto era pace , silenzio, buio e caldo.
E odore di noi.