E’ una giornata fredda e nebbiosa, cammino sul lungadige, nei pressi di Ponte Vecchio e neppure il rosso-cupo del grande castello riesce a scaldarmi il cuore.
Cammino spedita, come sempre quando mi sento irritata e confusa dopo una violenta discussione con te, avvenuta nel pomeriggio.
Sono uscita di casa in fretta, sbattendo la porta, intabarrata in un vecchio giaccone, i capelli raccolti sotto un berretto di lana che mi arriva agli occhi coperti dagli immancabili occhiali neri antifreddo, pantalonio e stivali artici ( così li chiamo io, visto il pelo che hanno dentro).
Ho bisogno di calmarmi, di capire il perché riesca sempre e solo ad andar contro corrente , per navigare in acque che non conoscono mai bonaccia.
Sono alta e la mia andatura a passo veloce e sincronizzato, nonché la mia aria burrascosa attirano l’attenzione di più di un passante.
Mentre passo dentro Castelvecchio per dirigermi verso il centro , la meta infatti é via Mazzini, capisco che il mio inconscio ha già deciso che cosa fare per rinfrancare lo spirito (e il corpo) : mi gratificherò di un regalo, possibilmente costoso e che possa usare per la gioia dei sensi.
Insomma , un sontuoso capo di biancheria intima: l’intimo di lusso, possibilmente seta e pizzo arreca spesso perdite rilevanti alle mie entrate.
Ma il fatto è che “sopra” posso indossare tranquillamente articoli di bancarella, o addirittura del mercato dell’usato…ma “sotto” amo il contatto diretto di seta e pizzo, a colori spesso insoliti.
E poi non é forse vero che quello che di più prezioso ha una donna va degnamente protetto?
Allora eccomi qui, da Eva &Eva, uno splendido discreto negozio in una stretta traversa di Via Mazzini, un nome antico, che per questa città é sinonimo di eleganza al profumo di peccato…
Mi fermo ad ammirare la vetrina, un’orgia di pizzi, seta , merletti, parure, singoli…
Da una parte , un manichino truccato stile anni 40, gambe lunghissime e seno rigoglioso , indossa uno strano bustino, molto corto, in pratica uno stringi-vita d’altri tempi: le coppe del reggiseno dimezzate contengono a stento i capezzoli, mentre il bordo inferiore copre appena l’inizio dei fianchi, lasciando completamente scoperta la passera; da lì partono quattro lunghe giarrettiere che sostengono un paio di meravigliose calze di pizzo finemente intarsiate color marrone dorato.
Il bustino é di seta pesante , alternata a pizzo, di un brillante color amaranto.
Naturalmente, penso, esisteranno anche degli slip dello stesso colore, e intanto resto lì in contemplazione di quell’assurdo capo di biancheria ( che peraltro non ha neppure il prezzo esposto).
E non penso a te, immersa in tutto quel rosso cupo e marrone dorato, penso a lui, al mio amante virtuale, al mio amore di cui non conosco le fattezze; sono convinta che tutti , prima o poi, girando per il webb, incontrino un uomo o una donna con cui fare l’amore in sogno..
Può essere una poesia , un racconto, un banale scambio di informazioni sull’ultima versione di un programma informatico a far scattare la molla segreta ;magari scambi mails con centinaia di persone e non succede nulla, poi improvvisamente…eccolo l’amante dei tuoi sogni, quello che fa l’amore come vuoi tu, che sa quello che ti piace a letto sempre e in ogni
circostanza…. allora l’erotismo comincia ad insinuarsi nelle parole, anche nei ciao, striscia nelle mails più innocenti, fregandosene altamente di foto con primi piani di passere , tette o piselli; le parole più innocenti possono farti tremare le gambe , perché intuisci che cosa c é dietro a quelle frasi banali, e mentre le tue dita battono sui tasti insieme alle parole escono carezze audaci, intime, rendendo il desiderio reale, palpabile.
E io spesso sogno di lui, dell’uomo che non conosco nella realtà, ma che riesce a farmi battere il cuore con le parole , sogno di farci l’amore, anche se l’ho appena fatto con chi dorme vicino a me, nel mio letto; chissà se questo é tradimento, ma se lo é , é un gran bel tradire…
A lui piacerebbe questo bustino importabile, sì, so che gli piacerebbe, piace anche a me e poi pago di tasca mia…
Entro, decisa: la padrona, una simpatica signora di mezza età , Eleonora,con un accento veneziano spiccato, così piacevole e musicale, mi viene incontro, mi bacia e mi abbraccia per i soliti convenevoli.
Vicino ad un prezioso tavolinetto veneziano del 700 una elegantissima cliente discute a bassa voce con una giovanissima ragazza bionda, una nuova commessa, immagino.
In quel momento dalla porta che da sul retro esce un’altra fanciulla identica alla precedente; guardo con occhio stranito la padrona che mi dice:
-Eh, si, go cambià comesse, ho trovato queste due gemelle che tutti credono svedesi, tanto la son bele, alte e bionde, ma vengono da vicino Verona, che ne dice?-
-Che sono bellissime- e il mio umore tempestoso, di fronte a tanta fresca bellezza, si addolcisce immediatamente.
Poi dico alla signora che voglio vedere il bustino in vetrina; la donna spalanca gli occhi a mò di fanali e :
-Benedeta fiola , non é per lei , la mi scusi, non dico per il fisico, ma insomma, é una cosetta un pò ardita,
francamente non pensavo neppure di venderla….-
Ma io sono irremovibile , voglio provarlo; intanto la cliente elegante se ne é andata e rimaniamo sole nel negozio; le ragazze (hanno due nomi bellissimi, Dea e Tea) sono incaricate di portare dentro il manichino, per spogliarlo con estrema delicatezza.
Si tratta di articoli molto delicati e preziosi , come incomincia a farmi notare la padrona, che ha fiutato l’affare….
Le ragazze sono curiose di vedere come mi starà quell’arnese e soprattutto , penso io, come é fatta una donna che desidera comperare un capo simile , e al contempo se ne va in giro con quell’informe e goffo abbigliamento antifreddo.
Entrano tutte e due con me nello spogliatoio e inizia la svestizione, le due bionde sono allegre, pienotte, bellissime; i capelli sembrano fini come quelli dei neonati e brillanodi oro autentico, sotto le forti lampadine.
Mi spoglio in fretta , fino a restare in slip;
Ci guardiamo, nel grande specchio, io in mezzo, scura e nuda, con ai lati , come due angeli custodi le gemelle, perfette nei loro completini di cachemire azzurri e scarpe nere a tacco medio .
Siamo della stessa altezza, una mi accarezza i capelli folti e crespi , lisciandoli sulla schiena e un brivido mi attraversa, da capo a piedi.
-Che bel corpo che hai- fa Tea-neanche un filo di cellulite e un par de tette che tengon su la statua de Cangrande…- ridiamo tutte e tre di gusto; poi prendo il bustino che le ragazze mi porgono e provo ad allacciarlo da sola: impossibile, ha dei veri ganci, sul dietro, che a meno di non essere contorsionisti, son difficili da trovare.
Lo agganciano loro, mi sta a pennello, solo un pò stretto di seno, i capezzoli non occhieggiano, escono proprio; ma il mio slip bianco é una rovina , sciupa l’effetto dell’insieme ;lo tolgo , in attesa di uno adatto e il nero dei miei riccioletti contrasta in magico effetto con il color amaranto della seta : mi eccita quella figura di donna stretta in un busto d’altri tempi e con gesto inconscio, guardandomi , passo una mano su pube, ad aggiustare il pelo setoso.
Tea vede il gesto e arrossisce, porgendomi uno slip leggero come un velo dello stesso colore
del bustino, dal quale il mio tutto scuro traspare con eccitante intensità.
Le ragazze sono rosse in faccia e man mano che procede la vestizione l’aria si fa satura di sesso, tutto al femminile.
Le ragazze sono affascinate ed attratte da me, o meglio da quello che per la loro fantasia ora rappresento, una donna che non ha paura, che vuole eccitare ed essere eccitata, probabilmente ricca, nonostante le apparenze, con amanti …particolari , chissà che passa in quelle testoline adorabili, e questo aumenta l’intrigo del gioco.
Ora é la volta delle calze: Dea si accuccia su uno sgabello ed io le metto il piede in grembo, perché possa infilarmele, senza danni.
Guardo la ragazza negli occhi, la vedo leccarsi le labbra, nervosa; poi lentamente comincia ad infilarmi la calza e i suoi movimenti sono carezze, la carezza della mano e della seta, sempre più su, oltre il ginocchio, fino all’interno delle cosce, dove le mani gentili sistemano con esasperante lentezza il bordo ricamato per attaccarlo alla lunga giarrettiera del bustino, mentre Tea mi liscia i capelli, mormorando :-Come son belli, così neri, hanno anche dei riflessi blù…-
Potrei restare una vita a farmi accarezzare così , ma la voce della padrona :-Posso vedere?- ci richiama alla realtà, mentre le nebbie magiche della sensualità svaniscono all’istante.
-Aspetti, Signora, le troviamo un paio di scarpe con i tacchi alti, le mie, così la vede meglio…-risponde una gemella.
Detto fatto, mi porge un paio di scarpe nere con il tacco altissimo ; le indosso e mi guardo allo specchio :quello che vedo mi piace da morire e so che piacerebbe anche a te, che stai al di là del tuo schermo a cristalli liquidi, oh, se ti piacerebbe…
La padrona entra e sì, conviene che sto bene:: –Pare il manichino, benedeta, non l’avria mai dito…- e così via.
Poi le ragazze mi aiutano nel processo inverso, quello della vestizione, le ho contagiate , con la mia eccitazione, noto che i capezzoli di Tea, sotto il maglioncino attillato di cachemire, sono eretti come i miei.
Tornerò a trovarle presto, lo prometto a loro, a me e alla signora Eleonora.
Poi esco, ormai é notte da un pezzo e via Mazzini é super affollata; sono allegra, ora, ho voglia di un gelato, quella magica piccola borsa di carta dorata con la scritta Eva&Eva, ha dissipato del tutto la mia incazzatura.
A casa non ti trovo: laconico biglietto in cui dici che vai a dormire da Francesco, sul lago, altra circostanza fortunosa.
Doccia caldissima, poi accappatoio morbidoso, vassoio con pane ai semi di cumino, mortadella, formaggio fresco di capra e cioccolato Lindt al 99% puro cacao : la mia cena preferita;
parcheggio sul divano, di fronte al televisore pronta a gustarmi per la decima volta “Dark Water” l’horror migliore, secondo me, di tutti i tempi.
Intanto il bustino, con slip in tinta, e calze di pizzo marrone dorato , mi aspetta, sistemato in bella vista sulla poltroncina a fianco del mio letto.
E prima di infilarmi sotto le coperte, liscio con la mano la stoffa preziosa, alzo contro luce le calze per scoprirne la trama sottile, me le passo sui seni, sul ventre, sulla passera, poi le odoro a lungo, prima di riporle accanto al bustino, come se tutto l’insieme fosse pronto per essere indossato.
Ho molto sonno, ma mi sforzo di tenere aperti gli occhi su quello splendore di seta e pizzo
color amaranto e marrone dorato, vuotando la mente di ogni altro pensiero che non sia quello di una donna alta stretta in un bustino che sà di peccato, le lunghe gambe coperte da calze di pizzo , il pube nudo e ricciuto, alti stivali di pelle nera, lucida: voglio entrare così nel regno dei sogni.
E mi ritrovo in una grande sala che sembra quella di un costoso ristorante ricavato da una antica villa settecentesca; vedo grandi specchi dalle cornici dorate alle pareti, soffitti con stucchi pregevoli e tanti tavoli disposti in fondo al salone, ai quali sono
seduti intenti a pranzare solo uomini, tutti in smoking neri impeccabili: parlano piano tra loro, creando un brusio che ricorda quello di uno sciame di api in volo.
Non distinguo i loro volti e loro non si curano di me.
I camerieri hanno visi strani, cerei nella loro fissità: si muovono come marionette , con inchini esagerati e legnosi.
Io sono in piedi, in fondo al magnifico scalone di marmo che porta ai piani superiori, indosso il bustino, le calze di pizzo e alti stivali neri a tacco altissimo, i capelli sono acconciati come quelli del manichino di Eva& Eva, in larghe onde anni 40: il pube é nudo, e questo mi conferisce una strana fierezza.
So di essere bellissima, e allora perché nessuno di quegli uomini mi guarda?Eppure lui é là , in mezzo a loro, lui, il mio uomo del sogno, quello che mi sorprendo a desiderare con una intensità tale da stordirmi e farmi bagnare tra le cosce.
Allora sento una mano leggera sfiorarmi proprio lì, tra quelle labbra che già bruciano,
e una gota setosa strofinarmi l’esterno della coscia; contemporaneamente mi trovo in mano una specie di guinzaglio, di pelle bianca: abbasso lo sguardo e ai miei piedi, inginocchiate per terra, ci sono le gemelle, bionde e morbide, il collo delicato cinto da un candido collare, il
viso in parte coperto da una mascherina di pizzo del colore delle mie calze .
So che cosa voglio da loro : il piacere, tutto quello che possono darmi, in attesa del piatto forte, il mio uomo del web, che arriverà, ne sono sicura.
Dò uno strattone al guinzaglio e le guardo negli occhi, mentre le mie labbra, rosse e gonfie, sillabano , con voce chiara, la parola magica che scatenerà le loro mani, i loro corpi e la mia lussuria.
Mentre una lingua si insinua nella mia passera bollente, leccandomi con perizia, un’altra
lecca il buchetto tra le natiche, poi risale nel solco, e poi di nuovo dentro, mentre mille mani fameliche si alzano verso i miei seni esposti generosamente a tormentarmi i capezzoli,
si infilano nei capelli folti avanti e indietro, su e giù, ed io mi inarco, protendendo il ventre alle loro bocche , chiedendomi confusa come possa non cadere, in quella precaria posizione.
Poi dita decise entrano in me , ruotando e scavando la vagina e il buchetto , mentre labbra al sapore di mandorla si attaccano alle mie, lingue golose mi esplorano la bocca , mi succhiano i capezzoli :mi pare di morire dal piacere.
Ma continuo a strattonare il guinzaglio, per chiedere – ancora, ancora…- e quando sto per perdermi nel vuoto dell’orgasmo…
-Andate via, ora lei è per me…-
E’ arrivato il mio uomo in nero, l’uomo del web, il mio signore.
Due braccia forti mi sollevano ed io immergo il naso nell’odore della sua giacca nera: tabacco e dopobarba aspro, e un altro, molto più intenso e prezioso: quello suo personale di uomo, di maschio.
Non alzo il viso, tanto so con sicurezza che non riuscirò a vedere il suo.
Mi porta su un divano rosso ciliegia, grande, morbidissimo; mi fa sedere, poi si inginocchia di fronte a me e delicatamente mi apre le gambe;
Intanto, in fondo alla sala, gli uomini in nero continuano a pranzare, nel brusio persistente, ossessivo, che non cambia di tono.
Lui appoggia la bocca al mio sesso ormai esasperato dalle attenzioni ricevute dalle gemelle, e la sua bocca brucia ancor più delle mie labbra di donna.
-Scopami, ho aspettato tanto…ti prego, scopami…-
Non mi accorgo neppure di mormorare queste parole così esplicite, ma é quello che voglio con una intensità animale; so che con lui potrò lasciarmi andare completamente, per sentirmi solo una femmina che vuole essere riempita, fecondata, una femmina che vuole il seme del suo uomo, che in questo momento non considera più un pericolo , ma il regalo più grande che le possa essere fatto.
E lui entra in me, lentamente, attirandomi contro il suo grembo stringendo con le mani le mie natiche; quando siamo talmente uniti che i nostri peli pubici si confondono, intreccia la sua lingua con la mia e intanto inizia a muoversi dentro di me, piano, forte, piano, fino a che io non intuisco il suo ritmo e allora i nostri fianchi danzano insieme, mentre le sue labbra sono sul mio collo, le mani sui miei seni, le dita ad allargarmi le natiche per penetrarmi dietro…
-Vengo, amore- mormoro io, non posso aspettare il suo piacere, non ce la faccio più.
Quando sto per gridare nell’orgasmo lui mi mette una mano sulla bocca per tacitarmi, mentre con l’altra mi stringe al petto, e i miei fianchi impazzano intorno al suo pene rigido , a fondo dentro di me.
E poi lo sento dilagarmi dentro, sento la vita fluire con il suo seme caldo, e sono terra fertile, mare pescoso, per un attimo divento luna, con il potere delle maree…
Poi si ritira da me, e so che scomparirà, tra quegli uomini laggiù, in fondo alla sala, lui, il mio amante perfetto, il mio uomo del web che non avrà mai un volto.
Mi passa di fronte un cameriere senza guardarmi : ha la faccia bianca da clown, con una lacrima rossa disegnata sulla guancia…