Ars amatoria

Laura è una liceale carina, affascinante. Il suo problema principale sono sempre stati i ragazzi. Proprio non riesce a capirli, è convinta di non saperci fare, che non piacerà mai a nessuno perché non riesce a comportarsi come lo standard della ragazza che ci sa fare con gli uomini: l’ochetta intraprendente. Invece non è vero, è intelligente e carismatica, non segue mai gli schemi né le mode del momento, ha un carattere ribelle e molto particolare, perciò unico, e questo, a mio avviso, la rende ancora più misteriosa e seducente. Però gli uomini restano comunque la cosa che più di tutte la manda in paranoia: innamorata dei ragazzi sbagliati, anni di liceo bui e tetri, nella perenne ricerca di quella ricetta dell’amore, benché si sappia che non esista; in bilico, spesso, tra varie storie di canne e ribellioni, in piena crisi ideologica e d’identità, indecisa se diventare lesbica o farsi monaca, la nostra donna c’è cascata di nuovo: è innamorata del ribelle della scuola, un ragazzo, visto così, intelligente e anticonformista, ma fuori dalla scuola, tristemente fidanzato con una scemetta scipita più larga che alta, che non si sa come faccia a tenerselo stretto per così tanto tempo.

Laura odia le donne: riescono a darle noia sia troie, sia che siano le più sfigate del mondo. Ma com’è possibile che un ragazzo avveduto e pieno di sogni di gloria e di libertà, si lasci mettere il guinzaglio al collo da quella sciacquetta, e a non accorgersi che lì, non poi così tanto distante da lui, c’è chi gli vuole veramente bene e muore per lui?

Laura è una bella ragazza, e non ha niente da invidiare alle ochette fortunate e superfashion, sempre piene di ragazzi: è piccolina di statura (circa 1.60m) ma con tutte le forme al punto giusto, i capelli biondi, lunghi e lisci, unica nota “classica” nel suo look da ribelle, che incorniciano un volto pulito ed enigmatico, l’ovale perfetto, la carnagione pallida, gli occhi azzurri belli grandi, bistrati di nero, la bocca morbida. Il suo stile è un po’ punk, un po’ dark, un po’ signora. Anche se ha appena diciotto anni, piccola di statura e con la tipica espressione dell’adolescente ribelle, sembra più grande della sua età, per la sua intelligenza vivida, o più semplicemente per il suo vestirsi spesso di nero – il suo colore preferito, che in fondo le dona tantissimo – e il trucco pesante.

Voglio raccontarvi del giorno in cui, per lei, tutto cambiò. Fu quando nella sua classe, arrivò quel ragazzo nuovo. Aveva quasi 20 anni perché era rimasto indietro con gli studi; poi quell’anno, la botta finale: per qualche casino successo nella scuola, Marco, questo il nome del ragazzo, fu sospeso ed espulso dalla sua scuola. E così dovette cambiare istituto.

Non era proprio bello, eppure immediatamente colpì l’immaginario delle ragazze: portarselo a letto e farlo impazzire di piacere divenne ben presto il sogno erotico femminile numero uno della classe. Marco era un gran puttaniere, un irriducibile dongiovanni che scopava con tutte e cambiava ragazza come si cambiava le scarpe.

Anche la piccola Laura non era rimasta certo indifferente al suo indiscutibile fascino, tuttavia non s’era fatta nessuna idea strana in testa: quello non era altro che un puttaniere da strapazzo, c’era poco da dire; e questa gente, ovviamente, si ritrova solo con i proprio simili.

Infatti, Laura aveva notato da subito la foga troieggiante con cui le ragazze più puttanelle della classe gli si erano subito appiccicate addosso, disinvolte e maliziose, con quel nonsochè di coinvolgente che possedevano in sé: in particolare Elisa l’ochetta, e quella troietta della Manuela, conosciuta da tutti come quella che si faceva chiavare da tutti tagliagole del quartiere, teppisti, spacciatori, bulletti di periferia (se non avevano la fedina penale sporca, non esercitavano su di lei nessun fascino, per capirci).

Laura inizialmente non diede alcun peso a tutto ciò: certe situazioni, e persone in particolare, non si possono certo cambiare. Però continuava a morire dietro al suo dolce ragazzo ribelle: quand’è che si sarebbe tolto finalmente le fette di prosciutto dagli occhi, e si sarebbe finalmente accorto che lei gli voleva bene? Di questo, naturalmente, finiva poi per colpevolizzarne sé stessa. Si rendeva conto che il problema era sempre il solito, che non ci sapeva fare con gli uomini, e avrebbe tanto voluto capire qual era il comportamento giusto, la parola giusta al momento giusto, anche un piccolo gesto, uno sguardo, una carezza. E pensava in cuor suo di aver bisogno di un corso accelerato di “ars amatoria” (compresa l’ars scopazzandi), per capire quello che veramente i ragazzi volevano. Le sarebbe stato comodo, prima di provarci col suo amore non (per ora) corrisposto, fare un po’ di esperienza con un ragazzo molto esperto che le insegnasse tutto quello che non sapeva in materia di sesso e corteggiamento. Una persona che non la coinvolgesse emotivamente, ma che la attirasse fisicamente almeno un po’, quel tanto necessario a non vomitare al pensiero di farci del sesso per delle lascive “lezioni” di troiaggine….

Marco era perplesso: aveva da subito notato quant’era carina la sfuggente Laura, e, senza che lei se ne accorgesse, l’aveva puntata e la osservava da un bel pezzo, immaginandola troia, anche se molto diversa da tutte le altre. E ben presto tutte le altre puttanelle, pronte ad offrirgliela su un piatto d’argento, passarono in secondo piano e, col passare del tempo, l’ascendente che esercitavano su di lui fu sempre più debole. Questo perché, in fin dei conti, per un seduttore di tale levatura, le prede troppo facili alla fin fine stancavano. Per farla breve, ne aveva talmente le palle piene di queste cagnette in calore che non facevano altro che ronzargli intorno, che qualche volta gli sarebbe venuta la voglia di mandarle a fanculo per davvero. Lui desiderava una sfida autentica, una persona vera che gli desse la possibilità di mettersi veramente in gioco. Facile dire di essere un grande seduttore, quando non hai a che fare che con le solite mignottine che ti sbavano dietro come cagne allupate!

Marco era sì un puttaniere di prima categoria, ma di certo voleva riuscire a conquistare una persona distante da lui e diversa dalle sue solite avventure, non per sfida, per puntiglio, per presunzione, o per poter dimostrare e gridare al mondo di essere il casanova del secolo. E non si poteva neanche dire che, una volta per tutte, avesse finalmente intenzione di mettere la testa a posto e a cominciare una storia seria. Marco era semplicemente innamorato del sesso, non era né un vanaglorioso né un pervertito: semplicemente amava l’amore e la libertà. Ma ora sentiva il bisogno di una nuova sfida, di misurarsi con una persona vera, che sapesse tenergli testa: basta con le cagne in calore interessate solo al rigonfiamento anteriore dei suoi jeans!

Il fatto che nessuno avesse intenzione di cominciare una storia seria, trovava d’accordo anche Laura: in fondo era anche lei una libertina, allergica ai legami appiccicosi e soffocanti, e bendisposta verso tutto ciò che riguardava il sesso. Al contrario del suo amore ribelle, che, per qualche oscuro motivo, data la sua chiara indole anticonformista e innamorata della libertà, si ostinava a trattare quell’ochetta capricciosa e possessiva della sua ragazza neanche fosse stata la madre dei suoi dieci figli!

Laura era arrivata a pensare che gli uomini si dividessero in due categorie principali: da una parte i puttanieri incalliti, dall’altra gli zerbini. E che forse lei non combaciasse con nessuno di questi: i primi perché, a quanto pareva, andavano solo con le proprie simili; i secondi, perché troppo appiccicati e sottomessi alla loro palla al piede personale, per riuscire a guardarsi un po’ intorno.

Marco era ormai deciso a vincere la sua sfida: sedurre la bella ed enigmatica Laura. Sentiva la brama di fare quest’esperienza. Laura gli piaceva troppo. Ormai le puttanelle che era solito portarsi a letto non gli davano più niente, e se possibile, gli lasciavano dentro un vuoto ancora maggiore.

Una sera, quasi sul punto di trombarsi a più non posso l’Elisa, si ritrovò a scaricarla all’ultimo momento, già nuda e infoiata come una scrofa, improvvisando su due piedi che non si sentiva bene. Aveva avuto come una crisi di rifiuto dettatagli da non so cosa: il corpo secco e allampanato stile modella anoressica della ragazza, la sua vocina squillante da oca e il suo profumo così penetrante, già lo nauseavano. Ed Elisa, avvilita, non aveva potuto far altro che calmare i suoi bollenti spiriti, ripigliarsi i suoi vezzosi abiti colorati e fashion, e tornarsene a casa, non poco offesa da quell’improvviso rifiuto.

E quando si era portato a letto Manuela, tutto di nascosto, col rischio di essere pestato di santa ragione da quel semidelinquente del fidanzato, mentre già ansimava col cazzo infilato dentro la passera larghissima e vissuta della troiona, per poco non era impazzito quando, affondando il naso nei capelli della ragazza, ossigenati di un biondo volgare e appariscente, aveva pensato per un attimo alla folta chioma dorata della sua Laura… e invece doveva accontentarsi di quella troietta da strapazzo, una di quelle che l’avevano ormai stancato.

Ma ora era deciso a provarci con Laura: era la sfida giusta. Uno come lui, avrebbe di sicuro trovato il modo di aggirare l’ostacolo principale: la personalità ambigua e indecifrabile della ragazza.

Marco era un attore nato, ed era capace di improvvisare una situazione adatta per mettere in atto i suoi propositi. Così, tutto cominciò veramente un giorno verso la fine di ottobre, alla penultima ora del mercoledì, educazione fisica. Gli studenti, presi da quella svogliatezza mista a malinconia, tipica del grigio periodo autunnale, arrancavano poco motivati dietro ad un pallone nel campo di calcio. Altri chiacchieravano vicino al campetto, e tra questi vi era Laura, avvolta in pantaloni da ginnastica neri e larghi a vita bassa con tanga fucsia a vista.

Marco non era per niente bravo a giocare a calcio, eppure era il più esibizionista di tutti. Che coraggio, con quel vento fresco, a starsene con indosso solo una maglietta smanicata! In questo suo primo periodo nella nuova scuola, oltre a fottersi le troie, tra i compagni di classe aveva stretto particolare amicizia con un certo Ivan, che era puttaniere e disinibito almeno quanto lui. Ivan non sapeva che cosa aveva in mente quel giorno il suo amico, ma dopotutto aveva promesso che gli avrebbe retto il gioco.

“Ivan, devi tenermi il gioco, ora!…” disse Marco, mentre il pallone veniva calciato nella loro direzione. Si lanciò per recuperare il possesso della palla, e nello stesso momento, anche il suo amico si buttò nella sua stessa direzione. Il piano era far finta di essersi fatto male mentre giocava a pallone: in questo modo tutte le attenzioni sarebbero state rivolte a lui (al ragazzo piaceva non poco essere protagonista!). Ivan finì addosso a Marco, il quale rovinò a terra. Nella foga di rendere il tutto credibile, forse avevano preso male le misure; infatti Marco si massaggiava per davvero la spalla dolorante.

“Ecco… adesso mi sono fatto male veramente! Avevo detto per finta, porca troia!… Si può sapere che cazzo fai? Cazzo, appena posso ti rompo il culo! Ma ti ha dato di volta il cervello?” quasi gridava dal dolore.

“Scusami, Marco, non volevo… Ti fa molto male?”

“Zitto e continua a reggere il gioco! Ormai ci siamo dentro!” concluse il ragazzo, il bel viso contorto dal dolore.

Restò a terra dolorante. In breve i compagni di classe lo circondarono. Quanto gli piaceva essere al centro dell’attenzione! Vide la sua Laura che gli si era avvicinata… sì, ecco il momento… la guardò dritto negli occhi… la ragazza gli tese la mano, aiutandolo ad alzarsi. Marco si tirò su in piedi come un peso morto…

“Spero non ti sia fatto male…” gli disse Laura, sfiorandogli il viso… Il ragazzo si appoggiò a lei, languido, come se stesse avendo un principio di svenimento o simili.

“Non preoccuparti… non è niente…” rispose con voce bassa, sensuale, sfiorando i capelli di lei con le labbra…

A rovinargli la festa arrivò quella troia della professoressa di educazione fisica, che lo accompagnò dentro a farsi medicare.

Ormai il dolore era già passato, perciò poteva subentrare la fase due del suo piano improvvisato: comportarsi da puttaniere da strapazzo.

“Sposta la maglietta, Marco, devo medicarti” disse la professoressa. Il ragazzo sorrise… sposta la maglietta, aveva detto, la troia? Ecco l’occasione per comportarsi da bastardo. Lentamente si sfilò l’indumento, restando a petto nudo. Mezzo spogliato di fronte ad una donna… Certo che lui era un provocatore nato!

Il suo fisico non era proprio da culturista; era magro, ma piuttosto benfatto: era alto (circa 1.75m), slanciato, e aveva una figura molto aggraziata; le spalle larghe e scolpite, i pettorali pronunciati, il ventre piatto e incavato, il bacino piccolo ma comunque armonioso nella dolce curva disegnata dalla piega delle anche. Aveva un corpo ben proporzionato e un viso decisamente intrigante, dai lineamenti delicati eppure marcati, le labbra carnose, gli zigomi leggermente pronunciati che disegnavano il taglio affilato del volto, gli occhi scuri con uno sguardo affascinante e accattivante, il taglio delle sopracciglia all’insù. Vestiva in maniera piuttosto estrosa e portava i capelli corti con un taglio strano, un po’ buttati in avanti, con alcune ciocche più lunghe e ondulate dietro la nuca, e più corti all’altezza delle tempie.

Era sì un dongiovanni da strapazzo, ma era anche vero che Madre Natura gli aveva regalato tutto l’occorrente per esserlo.

Marco si sfilò la maglia lentamente, con un gesto spontaneo ma lascivo, scoprendo agli occhi della donna lì presente quella bella schiena solida e compatta, dalla carnagione chiara e dolcemente ambrata. Aveva la spalla arrossata e coperta di graffi ed escoriazioni, in certi punti sanguinava.

La giovane professoressa cominciò a disinfettare la spalla ferita del ragazzo (a scuola non c’era l’infermeria).

“Ahi… brucia, faccia piano!” si lamentò, ma dopo un po’ chiuse gli occhi e cominciò a godere della situazione… un’attraente signora che si prendeva cura di lui… La professoressa era una bella donna mora con grosse labbra che ispiravano determinati pensieri, e un bel corpo curvaceo. Portava una maglietta attillata e scollata sul seno prorompente. A quanto si diceva, era anche piuttosto sensibile al fascino maschile, quindi cominciò subito ad osare, massaggiando delicatamente la schiena del ragazzo… Marco sentì dei brividi lungo il corpo, dovuti a quel contatto. Si passò la lingua sulle labbra, poi disse, con voce lievemente eccitata:

“Professoressa… lei sì che sa fare bene i massaggi… Mmmm… nonostante questo, non so perché ma non riesco proprio a rilassarmi…”.

“Forse sarà perché ti stai eccitando, non è vero, porcellino?” rispose la donna, sfrontata, accennando al gonfiore sui punti bassi del ragazzo, che i pantaloni morbidi non riuscivano certo a mascherare…

La professoressa se lo spupazzò per un bel po’, godendo al contatto di quel bel corpicino così giovane e disponibile, spingendosi ben più in là, fino a farsi palpare i seni giunonici e ad allungare lei stessa le mani sulla patta del ragazzo, poi se ne andò ben appagata.

Anche Marco era felice del trattamento ricevuto, ma ora mirava ad altro… non aspettava altro che arrivasse la sua Laura…

Laura non sapeva più cosa pensare. Che fosse qui la risposta al suo irragionevole desiderio di un ragazzo esperto e vissuto che le insegnasse l’“ars amatoria”? Non le era mai capitato che un ragazzo di quel tipo le dimostrasse di provare interesse nei suoi confronti. O forse era lei che non aveva mai voluto capirlo. Fino ad allora, si era sentita la sfigata che non veniva cagata neanche dal ragazzo più puttaniere e morto di fame. Ma ovviamente non era così. Stava succedendo tutto così in fretta… forse l’occasione era arrivata. Era assurdo, troppo bello per essere vero, non ci credeva neanche lei che adesso potesse essere possibile. Certo, non sarebbe stato come ricevere un gesto eloquente da parte del suo bel rivoluzionario… ma era già qualcosa. Lei aveva bisogno di capire qualcosa in più dell’universo maschile, questo sconosciuto. L’unico era approfittarne. Rientrò dentro.

Marco sgranò gli occhi quando la vide venire verso di lui… non si era sbagliato. Non si era nemmeno preso la briga di rivestirsi: l’avrebbe “ricevuta” così, a torso nudo, sensuale e disinibito come sempre. In ogni caso, faceva uno strano effetto trovarsi lì a scuola senza maglietta, come in fase di cucco su una spiaggia.

Le sorrise. A Laura sembrò così naturale avvicinarsi a lui, senza alcuna timidezza, e trattarlo con una dolcezza disinvolta, come se si conoscessero da una vita.

Lo accarezzò su una spalla, senza staccare gli occhi da quel corpo che pareva offertole su un piatto d’argento.

“Ti fa ancora male?”

“Eh, un po’…” rispose il ragazzo, guardandola dritta negli occhi con un’espressione da cucciolo maltrattato, cercando di suscitarle tenerezza; poi le sorrise di nuovo “Scusa se me ne sto mezzo spogliato, è che mi farebbe male sulla spalla…”

“Non ti preoccupare” rispose la ragazza, maliziosa “non è un brutto spettacolo… anzi…”.

E si avvicinò ancora di più a lui fino a sfiorargli il collo… a quel contatto Marco fremette… c’era qualcosa di diverso e di incredibilmente affascinante in quella ragazza. Non era certo rimasta indifferente alla sua provocazione, ma quello che trovava di diverso in lei era che non riusciva mai a prevedere le sue mosse. Era diversa da tutte le troiette che aveva facilmente sedotto finora.

Marco guardò Laura dritto negli occhi.

“Laura, ascolta… so che tipo di voci girano già su di me in questa scuola, capisco quello che potresti pensare di me, forse avrai capito che tipo sono, e non mi crederai mai… Ma tu mi piaci molto…”.

Ecco, gliel’aveva detto. Gli occhi blu della ragazza si illuminarono, trionfanti.

“Anche tu mi piaci molto, Marco, … sei sexy da morire! Non potrei giudicarti male, perché in molte cose credo di essere proprio come te… per esempio, non mi va di avere legami. Una storia seria non fa certo per me, soprattutto in questo momento”.

“Neanche per me…” rispose il ragazzo, ancora una volta preso alla sprovvista dall’originalità delle idee di quella ragazza… non era troia, né appiccicosa… semplicemente era una persona che amava il sesso, l’amore… e la libertà. Come lui.

Si baciarono appassionatamente. Laura sedette sulle ginocchia di lui, e cominciò a limonarlo pesantemente, accarezzandogli il viso, i capelli, la schiena, abbracciandolo e stringendosi a lui fino a premere i piccoli seni alti e sodi sul petto nudo del ragazzo. Si vedeva che Marco aveva molta esperienza; baciava bene il ragazzo: lento e profondo, e in più aveva delle splendide labbra, morbide e carnose. Baciarlo era una sensazione bellissima. Sapeva come muovere la lingua, sembrava nato per baciare ed essere baciato (e non solo…). Laura, seduta in grembo al ragazzo, lo sentiva inequivocabilmente eccitato… Avvertì anche il profumo del dopobarba che usava Marco: era qualcosa di speziato e incredibilmente erotico. Si sentiva che ne aveva messo appena una goccia, ma forse era la fusione col profumo ancora più sensuale della sua pelle che lo rendeva così fortemente afrodisiaco. Laura notò che portava anche un minuscolo orecchino; non resistette e gli diede una leccatina sul lobo dell’orecchio, scendendo poi abilmente a sbaciucchiarlo sul collo… I due erano strettamente avvinghiati come serpenti.

Dopo essersi ricomposti, Marco invitò la ragazza ad uscire quella sera. Ormai era fatta… però doveva riuscire a capire ciò che voleva veramente quella donna. E Laura voleva capire, con l’aiuto di quel dongiovanni navigato, quello che volevano veramente gli uomini….

Laura era contenta di uscire con un ragazzo di quel genere… perché sapeva come avrebbe potuto finire la serata. Sarebbe stato bello portarsi a letto il dissoluto Marco, in barba a quel pesce lesso strafidanzato e stracornuto del suo “caro” ribelle della scuola! In più Marco la intrigava non poco… Si capiva che era uno scopatore incallito solo a guardarlo… i suoi occhi dicevano sesso… aveva uno sguardo magnetico. Fumava in modo sexy, ed era affascinante da morire. Eppure non era per nulla un vanesio, era solo un ragazzo che amava il sesso. Voleva andare a letto con Laura… e Laura voleva andare a letto con lui.

Ad un certo punto, le disse:

“Laura, parliamoci chiaro: cosa ti aspetti da me?”

La ragazza, guardandolo di sottecchi con uno sguardo tentatore, mentre sorseggiava con sensualità il suo cuba libre, finalmente glielo disse:

“È da un po’ che te lo volevo chiedere… tu che sei così esperto, ti andrebbe di darmi lezioni di sesso e amore?”

Le sue parole colpirono il ragazzo come una mazzata…

“Cosa vuoi dire?… Non mi sembra che tu abbia bisogno di «lezioni»… Ma dai!…”

“Guarda che dico sul serio!… Suvvia, pensa solo alle voci che girano su di te… Si dice che tu sia «colui che travia le ragazzine sulla strada del sesso»…!”

“Tu avresti bisogno di lezioni da me? Non ci credo neanche se me lo giuri!”

“Non penso di saperci fare granché con gli uomini… per questo, un ragazzo più esperto e vissuto di me che mi desse delle lezioni di «ars amatoria» sarebbe molto vantaggioso… Dai, non farti pregare…” aggiunse la ragazza, languidamente, mordicchiandogli lussuriosamente il collo delicato…

“Mmmm… stai mentendo… tu, che non ci sapresti fare?…”

“Io ci terrei molto a prendere lezioni da te, Marco… prendere o lasciare! Suvvia, lo so che hai dato «ripetizioni» a molte ragazzine” … e passò una mano sul petto del ragazzo, lasciato strategicamente scoperto dalla camicia sbottonata fino all’altezza dello stomaco.

“Così mi stai solo dimostrando che non hai bisogno che nessuno ti insegni niente!” replicò lui, con voce profonda che non tradiva di certo la lieve eccitazione causatagli da quelle studiate carezze.

“Sono vere le voci che dai ripetizioni di sesso gratuite?” disse Laura con decisione, e le sue carezze si fecero più energiche.

“Uhhh… sì, è vero… è tutto… vero…” rispose Marco, cominciando a sospirare dal piacere “…non mi accarezzare così, non adesso, rischio qualche figuraccia!” aggiunse, cercando di controllare la sua eccitazione, dal momento che si trovavano in un locale pubblico.

“E quanto ti costano?” riprese a chiedere Laura, una volta fuori dal pub.

“Una decina di orgasmi, direi” rispose sfacciatamente il ragazzo.

“Un bello strapazzo, direi!”

“Dopo sono uno straccio, ma ne vale la pena!”

“Al limite, quando non ce la fai più, potremmo anche smettere!”

“Spiacente, tesoro, ma ormai siamo in ballo!” e così dicendo, la attirò a sé e la baciò, abbracciandola e facendole sentire la sua eccitazione.

“Peccato solo che prima c’è la teoria…” aggiunse dopo essersi staccato da quel lungo bacio, ansimante e rosso in faccia.

Quella sera non successe niente, e Marco fu costretto a reprimere la propria eccitazione.

“Guarda cosa mi riduco a fare per una piccola puttana!” pensò Marco quella notte, solo e nudo sotto le lenzuola, mentre cercava di dare un po’ di sollievo a quell’erezione superflua, massaggiandosi l’uccello semiturgido e dolente per la tensione “solo una piccola puttana, …una puttana, anche se diversa da tutte le altre. Una puttana che mi tiene in pugno. Una puttana di cui mi sto innamorando…”.

Giunse infine il giorno della “lezione” di “ars scopazzandi”. Marco aveva aspettato a lungo quel gran giorno, e anche Laura non vedeva l’ora di sbattersi come un tappeto quell’intrigante puttaniere.

Il ragazzo si era preparato a lungo per quel giorno memorabile in cui finalmente avrebbe scopato con Laura, il suo sogno erotico proibito da settimane, si sarebbe fatto fare di tutto, pur sapendo già che la goduriosa e snervante serata l’avrebbe gettato al tappeto, spossato e ridotto a uno straccio, dopo aver ostentato tutte le pratiche sessuali che conosceva, e goduto a ripetizione. Non era granché professionale in queste cose, il nostro maestro di “ars amatoria”: godeva come un animale.

E ora era lì, tutto bono, profumato e voglioso, arrapante come non mai. Portava pantaloni attillati neri che disegnavano maliziosamente la marmorea “consistenza” in mezzo alle cosce e il suo bel culetto, e una maglia rossa che evidenziava le sue spalle larghe e la vita sottile.

Appena vide Laura, gli si allargò il cuore: che bisogno aveva avuto, la bastarda, di vestirsi da troia dark? Se possibile, lo faceva arrapare ancora di più, con tutti quei gingilli eccentrici, minigonna nera, calze a rete, anfibi e mezziguanti. L’avrebbe distrutto: non avevano ancora iniziato, e già cominciava a dolergli l’uccello, strettamente compresso in boxer e pantaloni aderenti.

Laura stava scoppiando dalla gioia: tempo addietro, non ci avrebbe mai scommesso una lira, che sarebbe riuscita a far capitolare ai suoi piedi un accanito veneratore di puttanelle smorfiosette da giardinetti pubblici. E ora era lì per godere col suo casanova, certo, ma anche per capire una volta per tutte come trattare con un uomo, e cosa desiderasse veramente un ragazzo in quei momenti….

Si avvicinò al ragazzo e, senza dire neanche una parola, premette le labbra sulle sue, strusciandosi sul suo corpo.

“Madame Bovary in persona che chiede lezioni di sesso a me! Assurdo…” pensò Marco tra sè.

Le accarezzò i capelli biondi, lussurioso.

“Io direi di cominciare…” fece la ragazza. Lo condusse dentro casa.

“Eccoci qua!” ammiccò, soddisfatta “I miei tornano tardi, per fortuna. La casa è a nostra disposizione!…”.

Poi aggiunse, accarezzandogli i fianchi:

“Che ne diresti di cominciare a spogliarti?… Non mi dirai che questo ti mette in imbarazzo?”

In imbarazzo, uno come lui? Ma figuriamoci! Era abituato a questo e altro…!

“Ho capito, mi vuoi provocare!” e così dicendo, Marco, per nulla indeciso, si sfilò la maglia, mettendo in mostra quel fisichino di tutto rispetto che si ritrovava… Non era uno di quei ragazzi vanitosi, vere e proprie fashion victim attaccate allo specchio, su queste cose era abbastanza sobrio: era consapevole di essere un bel ragazzo, ma soprattutto affascinante agli occhi delle donne.

“Cominciamo” disse. Voleva cercare di restare tranquillo e di mantenere la situazione sotto controllo… quel controllo che lui aveva già perso. È difficile dire chi tra i due avrebbe diretto veramente il gioco…. Si avvicinò a lei e le baciò di nuovo le labbra morbide, contornate di rossetto scuro. Diresse le braccia di lei attorno al suo corpo, come più gli dava quell’avvolgente sensazione di calore. Guidò le sue mani ad accarezzargli le spalle, il petto, il ventre, la schiena… La ragazza percorreva il suo corpo sfiorandone la cute sensibile con una delicatezza tale da dargli i primi brividi di piacere… Marco chiuse gli occhi, mentre il suo respiro cominciava a farsi ansante… Laura si accorse dell’eccitazione del ragazzo che premeva su di lei… Con una mossa felina, gli strofinò i genitali facendole fremere per tutto il corpo….

“Mi hai fatto eccitare… brava…” disse lui, con la voce rotta dai sospiri di piacere, sottraendosi al suo contatto.

La invitò a chinarsi di fronte a lui… Laura sembrava l’allieva sottoposta, anche se in realtà si capiva benissimo che era lei a condurre il gioco, manovrando le sensazioni di Marco a suo piacimento…

“Ora ti insegnerò a far godere un uomo con la bocca… anche se mi dai l’impressione che tu sia già maestra in queste performance, non è vero, mentitrice?”

Lei lo guardò dal basso verso l’altro con uno sguardo da gattina in calore, poi, abilmente, sganciò bottoni e cerniera e gli calò i pantaloni fino all’altezza delle ginocchia. Subito si accorse che doveva avercelo già abbastanza duro e teso sotto il tessuto blu scuro dei suoi boxer elasticizzati, e che gli indumenti lo costringevano non poco, aumentando così la sua eccitazione strozzata. Aveva le gambe piuttosto benfatte e slanciate, per essere quelle di un ragazzo.

“Fammi godere, leccami!” le disse Marco… La ragazza cominciò a sferrargli delle libidinose leccatine all’altezza dell’ombelico; poi prese, successivamente, a lambirlo a piena lingua, come una gatta. Il ragazzo cominciò a godere e a perdere gradualmente il controllo… la sua “professionalità” veniva meno in maniera inversamente proporzionale alla sua eccitazione che dilagava sempre più. Sospirò dal piacere. Non le resisteva.

Laura prolungò ancora un po’ quella dolce tortura, senza neanche sfiorare il suo cazzo agonizzante. Quando lui, preso da sete di sesso irrefrenabile, la implorò, in una selva di sospiri, di praticargli del sesso orale, solo allora lei cominciò a lambirgli i genitali attraverso la stoffa sottile delle mutande…

L’eccitazione del ragazzo era al culmine. Dopo avergli fatto desiderare a lungo quel contatto, leccandolo attraverso i boxer, Laura infilò una mano dentro l’indumento, liberandogli finalmente l’uccello martoriato dal piacere. Le sue dimensioni erano abbastanza nella media, tuttavia Laura si trovò di fronte ad un rispettabile tocco di cazzo. Era bello, consistente e flessuoso, con i testicoli pieni e sodi, l’asta dritta e lucida e la cappella arrossata e gonfia per l’eccitazione. A Marco non pareva vero di trovarsi con l’attrezzo di fuori, e la donna dei suoi sogni a prendersi cura di lui…. Cercò di guidarla alle mosse giuste per strappargli il massimo del piacere, ma, totalmente sopraffatto dalla goduria, alla fine lasciò prendere l’iniziativa a lei, abbandonandosi alle sue cure. Laura applicò le labbra alla turgida cappella, cominciando a succhiarlo delicatamente; lo leccò per tutta l’asta e se lo infilò in bocca solo per metà, la punta che le sfiorava il palato, mentre con la lingua lo leccava al di sotto. Marco gemeva come una bestiola ferita, inarcò la schiena; teneva gli occhi chiusi e ogni tanto si leccava lascivamente le labbra. Era completamente dominato dal piacere che la fellatrice decideva di regalargli. E Laura si sentiva completamente padrona della situazione. Cominciò a spompinarlo con maggior energia, andando avanti e indietro con la testa. Gli poggiò le mani sugli stretti fianchi, spingendogli con sempre più forza il bacino verso di sé. Poi, sempre succhiandogli lussuriosamente l’uccello, portò le mani sui suoi piccoli glutei sodi, palpandoli e massaggiandoli di gusto. Marco impazziva dal piacere; inarcò la schiena ansimando come un disperato. Tutto il suo corpo era teso come la corda di un violino, e lui era ormai sul punto di venire. Laura si accorse che il suo uccello turgido cominciò a pulsare tra le sue labbra, per gli spasmi di piacere. Se lo sfilò di bocca, gli massaggiò delicatamente i coglioni, mentre continuava ad accarezzargli il sedere attraverso i boxer. Lo fece venire sui suoi seni sodi.

Dopo l’orgasmo, Marco si lasciò andare con la schiena contro il muro. Riprese fiato, poi, con voce ancora ansimante, disse:

“Non temere, siamo solo all’inizio… Questo non è che il primo di una lunga serie, ci puoi contare…” sollevò la testa, offrendole la gola “baciami il collo… Anche se non mi sembra di avere granché da insegnarti… Sei proprio una sgualdrina, sono convinto che mi abbia mentito fin dal primo momento, con questa faccenda delle lezioni di sesso! Lezioni un accidenti! Mi hai fatto morire di piacere, sono sicuro che qualunque ragazzo non sarebbe mai capace di resisterti… a te, al tuo corpo, al tuo fascino, alla tua passione”.

“Se lo faccio significa che ho i miei buoni motivi, bel puttaniere consumato!” E cominciò a eseguirgli un succhiotto sul collo da manuale.

“Aspetta… vai più piano, così mi massacri!” gemette lui, e il piacere cominciava a riaffiorare in lui. Nuovi brividi di piacere tornarono a sconvolgere il suo corpo…. Voleva prender lezioni? E lezioni di sesso avrebbe avuto, anche se tutto ciò, onestamente, gli sembrava un po’ ridicolo. Temeva che lei, forse, dopo avrebbe riso di lui. Era da poco arrivato nella nuova scuola, e si era già sputtanato.

Le spiegò tutto quello che sapeva riguardo al bacio sul collo. Era quello un preliminare che lo eccitava molto… In più, quel bacio aveva un ardore vampiresco, specialmente se eseguitogli da Laura, con quel suo sensuale look mezzo dark… era il non plus ultra del piacere. Laura seguì le sue “istruzioni”, dettatele con voce stravolta e offuscata da quel ragazzo a cui lei stessa stava donando quell’intenso piacere. Cominciò a mordicchiare lentamente la pelle delicata, baciandolo con dolcezza. Poi, sempre sotto la guida del ragazzo, affondò con decisione le labbra in quella pallida, tenera gola, risucchiando, quasi mordendolo, come una vampira, e mulinando la lingua sinuosa con un movimento regolare e quasi ipnotico. Marco era in uno stato di nirvana. Ma non poteva lasciarsi andare proprio adesso, che gli sembrava di condurre il gioco. Gli sembrava, appunto. Lei scese sul suo petto, coprendolo di baci, e cominciò a stuzzicargli i piccoli capezzoli. Marco le spiegò come farlo godere in quel modo. Ormai il suo corpo, eccitato, era tutto ipersensibile, e tutte le zone erogene erano “accese”. Le spiegò che quello era il momento migliore per stimolare le zone erogene cosiddette “secondarie”.

Laura pensava che quel ragazzo, in fatto di sesso, fosse meglio del kamasutra in versione tascabile: sapeva di tutto e di più. E le stava insegnando tutto quello che sapeva. Le stava dando seriamente lezioni di sesso gratuite… forse… per amore? E lei lo stava “sfruttando” per fare pratica, per poi lanciarsi alla grande alla conquista del ragazzo di cui era innamorata. Sarebbe stato giusto? Marco lo sapeva ed era stato consenziente fin dal primo momento. In mezzo alla grande eccitazione generale, regnava anche una gran confusione riguardo i sentimenti.

Marco stava ora completamente nudo, semisdraiato sul letto, con un’espressione enigmatica e veramente invitante. La luce tenue dell’abat-jour proiettava luci e ombre decisamente intriganti su quella languida figura di seduttore; lo faceva apparire ancora più bello e voluttuoso, più scolpito e desiderabile, dando riflessi dorati alla sua pelle. Fumava con aria assorta, mentre si rilassava e si ritemprava per buttarsi a capofitto nella parte migliore del suo piano: un rapporto completo con la sua Laura.

La ragazza entrò nella stanza. Era quanto di più incantevole il nostro uomo avesse mai visto, e la penombra aumentava quel senso di mistero che la rendeva ancora più affascinante. Indossava soltanto un paio di micromutandine nere, ed era sexy da morire. Aveva un corpo dalle linee perfette, la pelle liscia, soda e luminosa come avorio levigato, un seno pieno e fermo, i glutei alti e sodi come il marmo. Sembrava una di quelle statue classiche che avevano come soggetto bellissime ed antiche dee, fredde e distanti, di una serenità olimpica, a differenza di lei, che era infiammata di passione, erotica, pericolosamente sensuale.

Anche lei stava fumando una sigaretta. Si accoccolò al suo fianco riscaldandolo ancora una volta con il fuoco dei suoi baci.

“L’hai mai fatto?” le chiese Marco, prima di incominciare.

“No…” rispose lei, avvampando leggermente “ma non c’è problema… capirai che a diciotto anni, per una come me, essere vergine non è altro che un fardello di cui liberarmi al più presto… e tu sei la persona giusta”.

“Se tu sei sicura, ora ti insegnerò come far godere un uomo, mia piccola ragazza ribelle!” disse lui, spegnendo la sigaretta. Si sdraiò supino sul materasso. Laura gli accarezzò il torace; la luce artificiale faceva brillare sul petto del ragazzo una sottilissima striscia di peli biondi, che sparivano all’altezza dello stomaco, per poi ricomparire in una striscia quasi impercettibile sotto l’ombelico, percorrendo una linea fino al pube.

Marco spiegò alla ragazza come masturbarlo per “ripristinare” la sua eccitazione, anche se più andava avanti, più si rendeva conto che, a suo parere, le sue istruzioni erano totalmente superflue. Comunque, se era quello che lei voleva… si limitava semplicemente a dirle come agire per dargli il maggior piacere possibile, ascoltando il proprio corpo. Le carezze che Laura effettuava su quel membro già nuovamente turgido, erano quanto di più eccitante Marco non avesse mai provato. Dopodiché, disse alla ragazza di salirgli sopra. La afferrò per i fianchi, godendo del contatto con quella pelle soda e vellutata, e penetrò dentro di lei. Aveva la passerina completamente rasata e rovente di passione. Il membro di Marco l’aveva deflorata. I due cominciarono a muoversi l’uno verso l’altro, ansimando, alla ricerca del piacere supremo, e la ragazza, chinata su di lui, cominciò a cavalcarlo come un’amazzone.

“Ecco… brava così…” mugolò lui, nell’estasi del godimento “adesso… vai… più veloce… Devi domarmi, donna… sottomettimi al nostro piacere…”.

Lui godeva come mai in vita sua, mentre ormai era Laura a condurre il gioco. Non seppe mai descrivere il piacere intenso che provava in quei momenti… Era schiavo del piacere, si fece chiavare fino allo sfinimento, ansimando e gemendo dalla goduria sovrumana. E Laura stava coronando il suo sogno.

Marco era tutto rosso e sudato per l’intenso amplesso che stava consumando, e il suo corpo, così teso nel delirio della passione, imperlato da tante minuscole goccioline, col viso stravolto dal piacere, era ancora più bello. Non poteva essere altrimenti, trombato fino allo sfinimento da quella dea bionda. Era bellissima, una splendida dominatrice. Stava ben mettendo in pratica le lezioni… Lui inarcò la schiena, piegando la testa all’indietro e agitandosi convulsamente, nel momento in cui stava raggiungendo l’acme del piacere; attirò a sé la ragazza, e premendole i seni turgidi contro di sé, vibrò una serie di violenti affondi, con un vigoroso movimento pelvico. Lei gli infilò la lingua in bocca, nell’attimo in cui raggiunsero l’orgasmo, sospirando e urlando dal piacere.

Avevano goduto. Lui continuava a godere e ansimare, mentre l’eccitazione abbandonava a poco a poco e gradevolmente il suo corpo. Laura non dava nessun segno di fatica. Era bella e fresca come una rosa, per niente stanca. Si vedeva che amava il sesso più di sé stessa, era nata per scopare.

Marco restò per alcuni istanti disteso sul letto, lo sguardo fisso al soffitto, ascoltando le piacevoli sensazioni che avvertiva dopo l’orgasmo. Il suo respiro tornò gradualmente regolare. Accarezzava distrattamente il seno turgido e il ventre piatto della ragazza. Quello sì che era sano sesso, puro, sincero, buono, reale! Chi aveva detto che per amarsi bisogna essere per forza i fidanzatini mielosi e appiccicosi?

“Pensi che sia già finita?” disse Marco, con un’espressione tentatrice.

“Se devo essere sincera… no. Non penso che sia già stanco…”

“A dire il vero, mi hai sfiancato. È che con te godo troppo… non è mai stato così bello…”

Ricominciarono a scopare. Lo fecero in tutta una serie di posizioni che lui le insegnò; e quasi tutte queste prevedevano la completa o parziale dominanza della donna sull’uomo. Lui stava impazzendo dal piacere… Ma quale uomo avrebbe resistito a quella sensuale creatura?

Le diede una serie di dritte su come far godere un ragazzo, quando, dove e come toccarlo.

Ora lo stavano facendo in piedi, con lei aggrappata alle sue spalle, le gambe attorno ai suoi fianchi, e lui che la teneva sotto la schiena. In effetti la performance era un po’ faticosa, e richiedeva dei reni d’acciaio, ma per la goduria che si ricavava, ne valeva certamente la pena!

Questa volta, infatti, Marco ebbe un orgasmo davvero violento; vacillò, stremato, ancora in preda a spasmi di piacere, e crollarono entrambi tra le lenzuola.

Rimasero così un bel po’, riposandosi e accarezzandosi a vicenda, cullati dal loro stesso respiro irregolare e ansante per il piacere intenso appena provato.

Poi Marco si alzò e si diresse verso il bagno per ricomporsi.

Quando tornò in camera da letto, con solo i boxer indosso, trovò Laura con un’espressione allettante e in mano una specie di unguento:

“Marco, tesoro, dato che sei così bravo, perché non mi insegni a fare dei bei massaggi?”

Mmmm… un massaggio erotico da Laura, con quelle mani così sensuali, laccate di nero! Beh, tutto sommato avrebbe goduto senza estenuarsi… si sdraiò sul letto a pancia in giù.

“Ma sì… io non ho più niente da insegnarti. Fammi quello che vuoi!”

La sua schiena era bella e soda, a forma di trapezio (spalle larghe, vita e fianchi stretti), deliziosamente inarcata. Laura versò una riga d’olio (quello per i massaggi!) in corrispondenza della colonna vertebrale, strappandogli un fremito di piacere. Cominciò a frizionarlo delicatamente coi polpastrelli, con ampi movimenti circolari sulle spalle, quasi lo stesse accarezzando. Il ragazzo rabbrividì. In seguito, Laura scese abilmente più giù lungo quella schiena statuaria, massaggiandolo lungo la colonna vertebrale, e soffermandovisi. Sapeva quanto quel punto della schiena fosse sensibile… Marco ansimò dal piacere… deboli guizzi di piacere, sempre più intensi, cominciavano ad irradiarsi attraverso il suo corpo.

Laura si soffermò ancora per un bel po’ su quella splendida schiena. Poi si versò nelle mani un altro po’ di quell’unguento profumato, e prese a massaggiargli quelle belle cosce tornite. Marco non poté non eccitarsi, stimolato in quel modo in parti del corpo così “calde” perché vicine ad un’altra ben determinata… Laura stava semisdraiata al suo fianco, come una gatta che fa le fusa, e di tanto in tanto strusciava le gambe su quelle del suo amante.

Gli massaggiò l’interno coscia con cura, con un tocco delicato e lussurioso, rasentando appena il bordo dei boxer attillati. Boxer blu notte aderenti, che fasciavano quel culetto piccolo ma incantevole, con due chiappettine morbide e sode. La ragazza fissava quel bel fondoschiena, desiderando di palparselo a dovere, mentre continuava a massaggiargli libidinosamente le gambe, fino ai piedi. Lo fece eccitare accarezzandolo ancora nell’interno coscia, e spingendosi sempre più su, fino al bordo delle mutande, sfiorandogli i testicoli contratti, appena celati dalla stoffa aderente.

“Mi hai fatto eccitare di nuovo…” ammise Marco, rigirandosi a pancia in su, e rivelando l’erezione che disegnava una morbida curva sotto il cotone fasciante dei boxer. Quel meraviglioso massaggio l’aveva di certo rilassato ed eccitato. Senza perdere tempo, Laura gli sfilò le mutande, quindi cominciò a massaggiargli anche il cazzo e i coglioni con le dita cosparse dell’unguento.

I due si gettarono sul letto avvinghiandosi selvaggiamente. Si diedero a vari contorcimenti, ansimando assetati di sesso, tra quelle lenzuola umide, alla ricerca del piacere, finché non si ritrovarono entrambi sdraiati su un fianco, uniti in un appassionato sessantanove. Si praticarono del bollente sesso orale; Laura leccava e succhiava l’uccello del ragazzo con passione, mentre con le mani gli massaggiava i glutei sodi. Ad un certo punto, quando erano entrambi sul punto di venire, la ragazza, presa a spompinarlo e a palpargli il fondoschiena, andò un po’ oltre e spingendosi con un dito nel solco tra i glutei, allungò le sue carezze fino al buco del culo. A quel gesto inaspettato, Marco lanciò un mugolio di piacere.

“Scusa… non dovevo…” disse la ragazza, ritraendo la mano e smettendo di leccargli il membro.

“No, continua pure. È una falsa leggenda che agli uomini dà fastidio essere toccati lì. Alcuni dicono che quello piaccia solo ai froci… non è vero assolutamente, sono solo i soliti puritani ignoranti”.

La donna riprese a spompinarlo e, con un dito, a lavorargli il buco del culo. Glielo massaggiava forzandone l’apertura, con le dita ancora unte d’olio. Perciò non gli causava alcun fastidio. Il ragazzo cominciò a godere di quel duplice trattamento. Si sentiva veramente un depravato, in quel momento.

Laura gli succhiò lussuriosamente la cappella gonfia e congestionata per l’eccitazione, accarezzandola con la lingua; gli infilò poi il dito nel culo cominciando a masturbarglielo. Marco gemette dal piacere…

“Sì… continua… non m’importa… rovinami, ma fammi godere…!”

Laura non se lo fece dire dure volte, e cominciò a mulinare il dito con vigore, forzandone l’apertura, ravanandolo e cercando di solleticarlo internamente. Il ragazzo, preso da violenti spasmi di piacere, protese il culetto e aprì ancora di più le gambe, permettendole di spompinarlo e di sditargli il culo più facilmente.

“Sei proprio una vacca, un maiale disposto a qualunque porcata…. Sei così libero e aperto nei confronti del sesso… nessun legame può fermarti… è proprio per questo che mi piaci…” disse la ragazza, con la voce impastata dalla goduria, dal momento che anche Marco si stava dando da fare a leccare quella splendida passera rasata e rovente. Laura aggiunse un secondo dito nel buco sudato e congestionato del ragazzo, e a questo punto cominciò a fotterlo con le dita, andando avanti e indietro, dilatandolo tutto e facendolo urlare dal piacere. Nel frattempo, accelerò anche il lavoro di bocca sul suo arnese, succhiandolo con foga. Marco non resistette e, col cazzo tra quelle morbide labbra carnose e con due dita nel culo, venne per l’ennesima volta.

“Bastarda… mi hai massacrato il culo…” disse il ragazzo con voce ansante, scossa dal piacere, non appena ebbe eiaculato. Aveva l’uccello ormai provato da tutte le prestazioni effettuate e l’ano arrossato.

“Non sapevo che ti piacesse farti fare certe cose…” gli disse Laura “Sembravi… provarci gusto…”.

A quanto pare Marco era in vena di confessioni piccanti.

“L’ho fatto con decine di ragazze, ne ho provato proprio di tutti i colori… Una volta l’ho fatto con due ragazze contemporaneamente. Quell’estate avevo fatto un sacco di cazzate!… Pensa che una sera che mi ero ubriacato, sono andato perfino con un uomo…”

“E com’era stato?” gli chiese lei, incuriosita.

“Non mi ha fatto molto male. Eravamo entrambi ubriachi fradici. Ho goduto. Peccato che dopo sia stato da schifo… Mi sentivo in colpa…”

La ragazza continuava a guardarlo, provocante, voluttuosa. Che inenarrabile porco doveva essere!

Ma pensa!, Rifletteva intanto Marco: lui era mezzo stremato, e quella aveva ancora voglia.

Aspettò a riprendersi un po’, poi via col gran finale. Si gettò nuovamente addosso a lei, baciandola, accarezzandole i seni sodi. Glieli baciò. Poi ripresero a chiavare come ricci. Di fianco, con lei sopra. Marco scopava Laura con grande passione, era un sogno realizzato, quello, doveva goderselo fino in fondo, dare il meglio di sé. Ora lui stava in ginocchio, e la fotteva alla missionaria, con le gambe della donna che avviluppavano il suo corpo, e lei che si spingeva in avanti col bacino, splendida e instancabile. Aveva la testa in basso rispetto al corpo.

Marco godeva di quella stupenda performance, era quasi allo stremo, ma il piacere era troppo forte per rinunciarvi, per smettere proprio adesso.

“Non ce la faccio più…” sospirò, all’ennesima goduta.

“Se vuoi smettiamo…” propose Laura, anche se ormai ci stava prendendo gusto.

“Cavolo… certo che voi donne siete molto più resistenti… Non siete mai paghe… Bellissimo… oh come amo le donne… e poi si lamentano che sono un donnaiolo… come farei a resistere?”

“Ce la fai?” gli chiese ancora lei, preoccupandosi che non fosse proprio spossato.

“Ce la faccio… dai, un’ultima volta…”.

“Sicuro che ce la fai?”

“È stata dura, ma è troppo bello per me… Rischio di perdere i sensi per la fatica, ma ho ancora troppa voglia. Mi succede sempre, quando do lezioni a voi, che siete delle maghe del sesso, ma volete solo spomparmi. Se ti accorgi che sto per svenire, cerca di farmi sdraiare da qualche parte, non vorrei finire a terra e coprirmi di lividi come l’ultima volta”.

Marco sollevò Laura di peso e nuovamente lo fecero in piedi, come prima. A quanto pare, era la loro posizione preferita. Scoparono con foga, lei aggrappata alle belle spalle di lui… si strusciavano lussuriosamente, si palpavano a piene mani, ovunque, creature tanto sensuali e cristalline da unirsi in quell’abbraccio totale di passione.

I loro ansiti, sospiri e urla di piacere riempivano la camera, satura di tutto il piacere da loro provato in quella sera. Durò tanto quell’ennesimo rapporto, erano instancabili, volti a prolungare il più possibile quell’intensa goduria. Dopo un buon lasso di tempo, finalmente, vennero simultaneamente. Fu un orgasmo intensissimo, da parte di entrambi. Urlarono, scaricandosi. I loro volti devastati dal piacere. Laura era felicemente appagata, leggermente rossa in faccia, felice. Smontò dall’erotica posizione.

Marco era ormai distrutto dal piacere.

“Grazie, Laura, grazie di tutto…” ansimò. Tremava e fremeva per tutto il corpo, percorso da fitte di piacere. Gli occhi gli brillavano. Era tutto rosso per l’intenso orgasmo. Sentiva il sangue rombargli nelle tempie, e il respiro affannoso. Si sentiva debole, stremato. Poi la vista gli si annebbiò, e crollò sul letto, esausto.

Laura si chinò su di lui, su quella figurina priva di sensi, tirò su le lenzuola coprendo dolcemente il suo corpo nudo, caldo e bagnato di sudore, col membro ancora congestionato e semiturgido, la cui erezione si stava progressivamente spegnendo; gli posò un lieve bacio sulle labbra, mormorando:

“Grazie a te, Marco”.

Poi Laura si defilò in bagno, a riassettarsi dopo la lunga serata di sesso e passione.

Quando tornò in camera, Marco dormiva profondamente, sfiancato dalle fatiche di quella notte d’amore. Lo guardò con tenerezza. Aveva le palpebre appena poggiate, morbide, e un leggero rossore sulle guance. Si capiva che si sentiva felice e rilassato. Laura si sdraiò a fianco a lui, cercando di non svegliarlo. Ma il ragazzo dormiva un sonno troppo profondo. Lo baciò ancora, delicatamente, sul viso, sulle labbra, sul petto. Poi prese sonno anche lei, sul suo torace, e dormirono insieme quella notte, morbidamente avvinghiati.

Come finì questa storia?

Laura conquistò il suo bel ragazzo ribelle. Un giorno, all’uscita da scuola, Marco, col quale erano restati amici, dopo l’esperienza condivisa, le parlò con una scusa, poi le disse:

“Suppongo che adesso che hai mister Rivoluzionario tutto per te, non mi guarderai più in faccia…”.

Ma restò incredibilmente sorpreso dalla risposta della ragazza:

“Ma cosa dici, pirla?… Ti ricordi tutti quei bei discorsi sull’amore libero? Pensi davvero che fossero tutta una scusa per portarti a letto? Guarda che io credo veramente in quello che dico!” aggiunse ridendo, poi gli stampò sulle labbra un bacio da infarto. Limonarono focosamente.

Laura stava col ragazzo da tanto tempo sognato, amato e desiderato alla follia, ma credeva sempre nell’amore libero. Non si trattava di corna, tresche o ripicche: era il suo modo vero, sincero e personale di vedere l’amore. Per essere vero, l’amore doveva essere libero.

“Ci vediamo alle prossime lezioni…” gli disse maliziosa.

Continuò a fare l’amore col suo adorato maestro d’“ars amatoria”…

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